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Frase di Tito Livio
Breve biografia di Tito Livio
Tito Livio (sconosciuto il suo cognomen, indicato in latino come Titus Livius Patavinus e in inglese come Livy) nasce, secondo San Girolamo, il 59 avanti Cristo a Padova (allora Patavium). La famiglia è di condizioni agiate, come dimostra la sua formazione culturale eccellente: per completare gli studi, infatti, si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con Augusto, che tra l'altro lo chiama "pompeiano" a causa della sua tendenza a preferire i repubblicani (lo riporta Tacito, che riprende a sua volta un discorso di Cremuzio... continua su Biografieonline.it
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Caro Nessuno,
morire non è poi la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo.
Guarda me: sono morto da tre giorni, e finalmente ho trovato la pace.
Dicevi sempre che la mia vita era appesa ad un filo, beh...
Adesso anche la tua è appesa ad un filo, e sono in molti a volerlo tagliare quel filo; ma a te piace rischiare, è il tuo modo di sentirti vivo.
Ecco vedi, forse la differenza tra me e te è tutta qui: io, quando capivo che c'era un guaio in vista se potevo lo evitavo; tu no, se il guaio non c'è te lo inventi, e poi risolvi tutto lasciando il merito a un altro, così puoi continuare ad essere nessuno; non è mal pensata sai? Ma stavolta hai giocato grosso, e sono già in troppi a sapere che sei qualcuno, così finirai anche tu per farti un nome, e allora vedrai che non avrai più tempo per giocare, e sarà sempre più dura, finché magari troverai anche tu uno che ti vuol mettere nella storia e per tornare ad essere nessuno, si può solo morire.
Beh, d'ora in poi dovrai camminare nelle mie scarpe e forse ti passerà un po' di tutta quella voglia di ridere che c'hai.
Ma una cosa la puoi ancora fare: conservare un po' di quella illusione che faceva muovere noi altri, quelli della vecchia generazione, e anche se lo farai col tuo solito tono da burla te ne saremo grati lo stesso.
Perché in fondo, ai miei tempi eravamo romantici, credevamo ancora di poter risolvere tutto faccia a faccia con un buon colpo di pistola, allora il west era immenso, sconfinato, deserto, un posto dove non si incontrava mai due volte la stessa persona.
Poi? Poi sei arrivato tu, ed è diventato piccolo, affollato, ci si incontra continuamente! Eppure, se tu puoi andare ancora in giro acchiappando mosche, lo puoi fare anche perché prima ci sono stati quelli come me.
Sì, quelli che devono finire sui libri di scuola perché la gente deve pur credere in qualcosa, come dici tu.
Ma non potrai certo farlo per molto tempo ancora.
Il paese è cresciuto, è cambiato, io non lo riconosco più e già mi ci sento straniero.
Ma quello che è peggio, è che anche la violenza è cambiata; si è organizzata! E un buon colpo di pistola non basta più.
Ma tu lo sai già, perché questo è il tuo tempo, non più il mio.
A proposito, ho trovato anche la morale della storiella che raccontava tuo nonno, sì quella dell'uccellino che la vacca aveva coperto di merda per farlo star caldo e che poi fu tirato fuori e mangiato dal cojote.
È la morale dei tempi nuovi: non tutti quelli che ti buttano della merda addosso lo fanno per farti del male, non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda lo fanno per farti del bene.
Ma soprattutto, quando sei nella merda fino al collo, sta zitto.
Perciò, uno come me deve andarsene, e devo dire la verità: la tua è stata una buona idea, all'altezza dei tempi nuovi.
Con il tuo finto duello, hai trovato il modo più pulito di farmi uscire dal West.
Del resto io sono stanco, e gli anni non fanno dei sapienti, fanno solo dei vecchi, è vero che si può essere come te, giovani di anni e vecchi di ore.
Sto sputando sentenze, eh? Ma è colpa tua: come vuoi che parli un monumento nazionale? Ti auguro di incontrare uno di quelli che non si incontrano mai, o quasi mai, così potrete farvi compagnia.
Per me è difficile che il miracolo si ripeta, ma come si dice...
La distanza fa più cara l'amicizia e l'assenza la fa più dolce.
Ma adesso che non ti vedo da tre giorni, comincio già a sentire la tua mancanza.
Beh, ora ti devo proprio lasciare, e anche se sei un gran ficcanaso rompiscatole e impiccione, grazie di tutto.
Ah, dimenticavo, quando vai dal barbiere, assicurati che dietro al grembiule ci sia sempre la faccia giusta.
[Lettera a Nessuno nella scena finale del film]