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[Accusato di tradimento, More si presenta alla Corte davanti ai Giudici, alla giuria e al pubblico. Egli siede al centro dell'aula, mentre Cromwell inizia il processo leggendo i capi di imputazione]

Cromwell: "Che voi avete volontariamente e con malizia negato al nostro Sovrano e Signore, re Enrico, il suo indubitabile e sicuro titolo di Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra".

More: Ma io non gli ho mai negato questo titolo!

Cromwell: A Westminster Hall, a Lambeth, ed ancora a Richmond, voi vi siete sempre rifiutato di giurare. Non è questo un diniego?

More: No, questo è silenzio, e per il mio silenzio sono stato punito con la prigione. Perché mi chiamate ancora?

Giudice: Siete accusato di tradimento, ser Thomas.

Cromwell: Per il quale la punizione non è la prigione.

More: La morte. Arriva per noi tutti, miei signori, anche per i re arriva.

Giudice: La morte del re non è in discussione, ser Thomas.

More: Né la mia, visto che ancora non sono colpevole.

Norfolk: La tua vita è nelle tue mani, così come è sempre stata!

More: È nelle mie mani? E allora la terrò stretta!

[Il pubblico ride]

Cromwell: E così, ser Thomas, voi insistete col vostro silenzio.

More: Sicuro.

Cromwell: Dunque, signori della giuria: ci sono molti generi di silenzio. Pensiamo prima di tutto al silenzio di un morto. Immaginiamo di entrare nella stanza dove egli giace: che cosa sentiamo? Silenzio. E che significato ha per noi questo silenzio? Nessuno: questo è silenzio puro e semplice. Ma pensiamo ad un altro caso: immaginiamo che io estragga un pugnale dalle mie vesti e che faccia per uccidere il prigioniero, e che voi signori, invece di urlarmi di non farlo, manteniate il vostro silenzio. Questo avrebbe un significato: significherebbe l'approvazione di quello che sto per fare, e quindi voi sareste colpevoli quanto me. E perciò il silenzio può, a seconda delle circostanze, parlare. Consideriamo adesso bene le circostanze del silenzio del prigioniero. Il giuramento è stato proposto a tutti i sudditi da un capo all'altro del Paese e tutti hanno ritenuto il titolo di Sua Maestà giusto, ma quando è toccato al prigioniero, lo ha rifiutato. E questo lo chiama "silenzio". E adesso, c'è un uomo in questa Corte, anzi, c'è un uomo in tutta l'Inghilterra, che non sappia quello che pensa ser Thomas More di questo titolo? [brusio del pubblico] E come può essere! Perché il suo silenzio significava, anzi, il suo silenzioera non un silenzio, ma il più eloquente dei dinieghi!

[Il mormorio del pubblico sembra approvare quanto affermato da Cromwell, ma More si difende]

More: Non è vero. Non è vero, messer segretario. La massima è: "Chi tace, acconsente". La supposizione legale è: "Il silenzio dà il consenso". E pertanto se voleste dedurre quello che il mio silenzio significava, dovreste dedurre che io acconsentivo, non che negavo.

[Il pubblico ride]

Cromwell: È questo forse quello che il mondo ne deduce, e sostenete che voi desiderate che ne deduca questo?

More: Il mondo può dedurre secondo il suo cervello, questa Corte ha l'obbligo di dedurre secondo la legge.

[Il pubblico ride; lo stesso Norfolk è compiaciuto per la risposta pronta dell'amico]

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