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Dottore: Ecco fatto, Forrest, ora puoi aprire gli occhi. Facciamoci un giretto. Come te le senti? Ha le gambe robuste, signora Gump, robuste come quelle dei bambini forti. Ma la sua schiena è più contorta di un politico. Però noi ora gliela raddrizziamo, non è vero, Forrest?

Signora Gump: Forrest!

Forrest: Quando ero piccolino, mamma mi mise il nome di un eroe della guerra di secessione, il generale Nathan Bedford Forrest. Diceva che in qualche modo eravamo parenti. Lui aveva fatto una cosa: aveva messo su un circolo chiamato Ku Klux Klan. Si mettevano addosso mantelli, e lenzuola, e andavano in giro come tanti fantasmi o spiriti o cose così. Mettevano le lenzuola anche sui cavalli, per andare in giro. Comunque, è così che ho avuto il mio nome, Forrest Gump. Mamma diceva che quel Forrest era per ricordarmi che tutti facciamo cose che, beh, che non hanno molto senso.

Signora Gump: Aspetta. Ci penso io. Asp... Aspetta, ecco. Ci penso io, ci penso io. Aspetta! Tienila così! Ecco! Reggiti... oh! Bene. Che cosa avete da guardare? Mai visto un bambino con un apparecchio alle gambe in vita vostra? Non permettere mai a nessuno di dirti che è migliore di te, Forrest. Se Dio avesse deciso che fossimo tutti uguali, avrebbe dato a tutti un apparecchio alle gambe.

Forrest: Quando mamma mi spiegava le cose, io le capivo sempre. Vivevamo a quasi un quarto di miglio fuori dalla Statale 17, a quasi mezzo miglio dalla città di Greenbow, in Alabama. Sta nella contea di Greenbow. La nostra casa era della famiglia di mamma da quando il nonno del nonno di suo nonno aveva attraversato l'oceano, quasi mille anni fa, o cose così. Siccome eravamo solo io e mamma e c'erano tutte quelle stanze vuote, mamma aveva deciso di affittarle, soprattutto a gente di passaggio, tipo da Mobile, Montgomery, posti come questi. Mamma e io facevamo i soldi così. Mamma era una donna molto in gamba.

Signora Gump: Ricordati quello che ti ho detto, Forrest. Tu non sei diverso da chiunque altro. Hai sentito quello che ti ho detto, Forrest? Tu sei uguale a tutti gli altri ragazzi. Tu non sei diverso.

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