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Direttore: Ti trovo dimagrito, Molina. Che cos'hai?

Molina: Oh, roba da niente. Sono stato un po' male, ma ora sto meglio.

Direttore: E allora smettila di tremare, non hai nulla da temere. Valentin Arregui non sospetta niente, vero?

Molina: No, signore.

Direttore: Che ti ha detto?

Molina: Beh, lui... ancora niente, lui... sento che devo procedere con molta cautela.

Pedro: Molina, tu menti. Cosa ci nascondi?

Molina: Niente! Come potete accusarmi quando è mancato poco che morissi per causa vostra? Lui insisteva perché io mangiassi il piatto col veleno...

Direttore: Perché? Hai sbagliato tu, allora.

Molina: In un piatto c'era una razione doppia dell'altro, e lui ha voluto che la mangiassi io. Signor direttore, lei mi aveva detto che il cibo avvelenato sarebbe stato... in un piatto nuovo, ma l'avevano riempito tanto che non avevo altra scelta, e... così ho dovuto mangiarlo io, o si sarebbe insospettito.

Direttore: Povero Molina, mi dispiace per quest'equivoco. Ti vogliamo aiutare. Siediti. Qui. Ti prego. Tua madre si sente molto meglio, ha saputo che puoi avere la libertà condizionata.

Molina: Davvero?

Direttore: Certo. Perciò smetti di piangere. Dovresti essere felice.

Molina: Sono felice, signore.

Pedro: Che cos'ha detto Valentin della sua cellula?

Molina: Di cosa?

Pedro: Del suo gruppo: chi sono, dove si riuniscono.

Molina: Niente, signore. Lui... lui è molto malato. Se gli date altro veleno non so che cosa gli succederà.

Pedro: E della sua ragazza? Che cosa ha detto di lei?

Molina: Dice che le cose personali devono venire dopo la rivoluzione. Pensa che tutto il resto non conti, e... e così, mi pare, mi pare che stia per cominciare a parlare. È per me? Grazie.

Pedro: Che cosa ha detto del nuovo prigioniero? Quello dall'altra parte del corridoio.

Molina: Quello che era così malridotto? Ha detto che nessun delitto giustifica quel genere di punizione. Questo caffè è proprio buono.

Pedro: E il suo nome te l'ha detto?

Molina: Certo, signore. Valentin Arregui.

Pedro: No, idiota! Il nome del nuovo prigioniero.

Molina: Certo che no. Ha sempre un cappuccio in testa.

Pedro: Ma... chi gli ha messo il cappuccio?

Direttore: È prescritto. Lui è un politico.

Pedro: Come vi aspettate che parli se non vede neppure la faccia di quel bastardo?

Direttore: Provvederemo.

Pedro: Molina, noi dobbiamo sapere tutto quello che stanno progettando. Appena Valentin vedrà la faccia di quel nuovo prigioniero, non saprà tacere. Cerca di ricordare tutte le parole che dice.

Molina: Sì.

Pedro: Prima parlerà, e prima uscirai. Ora ritorna al tuo lavoro.

Molina: Ah, signor direttore... un'altra cosa, ancora. Lui ha sentito dalle guardie che sarebbe venuta mia madre e gli ho detto che mi porta tutte le volte una borsa piena di roba da mangiare e... non vorrei che si insospettisse.

Direttore: Va bene. Di' pure che cosa ti porta.

Molina: A lei, signore?

Direttore: Sì, a me. E sbrigati, ho da fare.

Molina: Ehm... Due polli arrosto al burro, ehm... uova sode, pesche sciroppate, eh... ah, latte condensato, due... due sacchetti di tè, uno normale e uno al gelsomino. Un vasetto di aringa marinata, quattro pezzi di sapone da toilette, che altro? Maria benedetta, la mia testa è vuota, che altro? Mi faccia pensare... Pane di segala, zucchero...

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