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Don Camillo

Frasi del film

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Frasi di Don Camillo

Riassunto e trama del film Don Camillo

[da Wikipedia]

Un piccolo paese (Brescello) della Bassa emiliana, giugno 1946. Don Camillo (Fernandel), parroco del paese, è un bravo presbitero che non incarna certo lo stereotipo del mite pretino di provincia: egli è infatti impulsivo ed esuberante, nonché dotato di una grande forza.

Don Camillo rimane molto irritato e deluso, come la signora Cristina, la vecchia maestra del paese, e l'avvocato Stiletti, l'unico consigliere dell'opposizione eletto, per la vittoria alle elezioni amministrative locali di Giuseppe Bottazzi, detto Peppone (Gino Cervi), capo della sezione locale del PCI, nonché vecchio amico di don Camillo, sebbene i litigi tra i due siano all'ordine del giorno.

Il nuovo sindaco è infatti un suo rivale politico, perché don Camillo, convinto delle sue buone intenzioni, non rinuncia a immischiarsi in faccende politiche. Don Camillo appoggia i proprietari terrieri del paese per evitare espropri; Peppone invece difende la causa di contadini e operai, anche se, armandosi di buon senso, i due si ritrovano quasi sempre d'accordo.

Mentre Peppone dirige un comizio, accompagnato dai suoi collaboratori, il Brusco (Saro Urzì) e lo Smilzo, per proclamare la sua linea politica, dopo essere stato eletto, don Camillo suona le campane della chiesa per impedire la manifestazione. I comunisti allora sembra che assaltino la Chiesa, nello sconcerto della signora Cristina: don Camillo si arma di fucile per intimidirli, ma in realtà essi vanno ad acclamare Peppone che dal balcone della sua casa mostra il suo ultimo figlio appena nato. Ma perfino il neonato è fonte di un ennesimo bisticcio e compromesso tra i due: Peppone lo vuole battezzare Libero Antonio Lenin; don Camillo non ne vuole sapere; alla fine i due si accordano, sbrigando la faccenda a modo loro, per Libero Antonio Camillo Lenin.

La rivalità tra i due prosegue: don Camillo incendia una casa di campagna diroccata, dove aveva scoperto che Peppone nascondeva un'ingente quantità di armi da guerra da usare per la rivoluzione proletaria, e si impossessa di una mitragliatrice. Peppone proclama nei suoi comizi il progetto della costruzione di una casa del popolo; don Camillo, non comprendendo dove il Sindaco possa trovare i fondi, lo accusa di essersi appropriato di dieci milioni di lire, che egli aveva dichiarato sequestrate dai fascisti durante la Guerra. Il Sindaco allora presenta al Parroco un attestato, in cui dichiara di adoperare il denaro ancora in suo possesso per la costruzione della casa del popolo, ma don Camillo lo costringe, minacciandolo col mitra, a far costruire anche una città giardino per i bambini del paese e Peppone cede.

Montano intanto le proteste dei disoccupati. Peppone e la giunta comunale, a corto di fondi, stabiliscono di tassare i terreni dei possidenti a 1.000 lire alla biolca: Filotti (Luciano Manara), il maggior possidente della zona, si oppone e i comunisti reagiscono con uno sciopero. Lo sciopero delle maestranze agricole, che si rifiutano di coltivare i campi e di mungere le vacche dei possidenti a rischio di provocarne la morte (saranno salvate in segreto da don Camillo e Peppone) si incrocia con la vicenda di Gina Filotti (Vera Talqui) e Mariolino Della Bruciata, due giovani innamorati, che non possono sposarsi, perché non riescono a ottenere il consenso delle famiglie, tra cui scorre rivalità politica: il padre di Mariolino è un collaboratore di Peppone, mentre il nonno di Gina è un fidato amico di don Camillo.

Lo sciopero finisce, ma giungono in Paese, ormai in ritardo, alcuni comunisti dalla città, che Peppone aveva chiamato come rinforzi. Si fermano comunque in Paese, ma commettono la leggerezza di prendere in giro don Camillo. Il Prete, indispettito, gli scaraventa addosso un tavolo: ne segue una scazzottata a dir poco epica e don Camillo ne manda 15 all'ospedale, guadagnandosi l'ammonizione del Vescovo, avvertito da Peppone della bravata del Parroco.

I Filotti e i Della Bruciata dovrebbero venire riconciliati dalla signora Cristina, cui i due giovani chiedono di tentare una mediazione. Quando però la signora muore in seguito a una caduta dopo poco, l'opportunità sfuma. L'anziana maestra, fervente monarchica, aveva fatto promettere a Peppone di usare la bandiera reale durante il suo funerale e, malgrado l'opposizione dei suoi collaboratori, Peppone rispetta le ultime volontà della defunta. I Filotti e i Della Bruciata vietano dunque il matrimonio a Mariolino e Gina, che vengono fermati da Peppone e don Camillo mentre tentano di suicidarsi, buttandosi nel Po. Il Parroco promette ai due che verranno sposati dal vescovo, in visita al paese per l'inaugurazione della casa del popolo e della città giardino.

Peppone simpatizza subito con il Vescovo, accompagnandolo in paese: il Quale assiste all'inagurazione della casa del popolo prima di celebrare il matrimonio tra i due, deludendo don Camillo. La sera delle nozze tra Mariolino e Gina, don Camillo partecipa a una rissa tra i proprietari terrieri e gli uomini di Peppone: il Vescovo, che lo aveva già ammonito per la precedente rissa con i comunisti di città, lo invia a Montenara, un paesino di montagna.

Anno

1952 (72 anni fa)

Genere

Commedia

Durata

107 minuti (1 ora e 47 minuti)

Regia

Julien Duvivier

Film di Julien Duvivier

Data di uscita

martedì 18 marzo 1952

Poster e locandina

Attori del film Don Camillo

Fernandel nel ruolo di Don Camillo
Gino Cervi nel ruolo di Peppone
Sylvie nel ruolo di signora Cristina
Franco Interlenghi nel ruolo di Mariolino della Bruciata
Charles Vissiere nel ruolo del Vescovo
Saro Urzì nel ruolo di Brusco
Giovanni Onorato nel ruolo di Scartazzini, un uomo di Peppone
Marco Tulli nel ruolo di lo Smilzo
Gualtiero Tumiati nel ruolo di Ciro della Bruciata
Luciano Manara nel ruolo di Filotti
Mario Siletti nel ruolo di avv. Stiletti
Manoel Gary nel ruolo di Cerratini, delegato del PCI
Clara Auteri nel ruolo di donna che incita a gridare "Viva Peppone!"
Vera Talqui nel ruolo di Gina Filotti
Leda Gloria nel ruolo di signora Bottazzi
Giorgio Albertazzi nel ruolo di don Pietro
Olga Solbelli nel ruolo di madre di Gina
Armando Migliari nel ruolo di Rosco della Bruciata
Peppino De Martino nel ruolo di un consigliere di maggioranza
Carlo Duse nel ruolo del Bigio
Franco Pesce nel ruolo del sacrestano
Alda Brighenti nel ruolo del figlio neonato di Peppone
Italo Clerici nel ruolo di Barchini, il tipografo
Jean Debucourt nel ruolo di voce crocifisso
Marcella Melnati nel ruolo di prima vecchietta timorosa
Dina Romano nel ruolo di seconda vecchietta timorosa
Maria Zanoli nel ruolo di terza vecchietta timorosa
Didier d'Yd nel ruolo di un simpatizzante comunista
Barbara Florian nel ruolo di una comunista fanatica

Biografie correlate al film Don Camillo

Sceneggiatura

Julien Duvivier, René Barjavel

Soggetto

Giovannino Guareschi

Musiche

Alessandro Cicognini

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