DOWNLOAD PDF : Registrati e scarica le frasi degli autori in formato PDF. Il servizio è gratuito.
Aforismi Viso - parte 7
Frasi trovate: 1.165
-
-
-
-
Elena Ferrante
Cit. da L'amica geniale
-
-
-
-
-
Michael Ende
Cit. da La storia infinita (romanzo) ‐ Incipit
-
Michael Ende
Cit. da La storia infinita (romanzo)
-
-
-
-
-
-
-
-
Da: L'eco della Vita
-
-
- C'era una volta una volpe che se ne andava tranquilla per i prati. Era una mattina e i prati erano rifioriti dopo la brutta stagione invernale. I profumi della natura solleticavano le sue nari accarezzandole la fantasia, permettendole di sognare paesi lontani, belli e sconosciuti.
All'improvviso l'attenzione della volpe venne richiamata da un violento ruggito. Era un verso che non aveva mai sentito e, terrorizzata, fuggì a nascondersi dietro ad un cespuglio. Da lì, riparata tra le foglie, la volpe poté vedere il terribile animale che aveva emesso quel suono: si trattava di un leone, una bestia a lei sconosciuta. Spaventata, la povera volpe, scappò via il più velocemente possibile.
Dopo quel brutto incontro passarono due giorni tranquilli: tutto sembrava quasi essere stato dimenticato, quando, d'un tratto, la piccola volpe si imbatté ancora nel leone. Questa volta il leone le apparve proprio davanti agli occhi, a pochi passi, ostacolandole il cammino. La volpe, impaurita, iniziò a tremare come una foglia senza la forza di reagire e fuggire: la volpe rimase ferma fino a quando il leone, a un certo punto, si allontanò.
Il giorno seguente la volpe si imbatté per la terza volta nel leone: scoprì che il proprio timore nei confronti di quel grosso e possente animale dal risonante ruggito, andava pian piano assopendosi. Così, durante il successivo incontro, la volpe si dimostrò molto più calma e riuscì persino a guardarlo negli occhi, salutandolo con cordialità.
Quando ebbe ancora modo di vederlo, la volpe provò a rivolgergli la parola: riuscì finalmente a scoprire in lui doti come il coraggio e l'intelligenza. Da quel giorno la volpe non si stancò mai di ascoltare il leone, sicura che dall'esperienza di un animale così astuto e bravo cacciatore, avrebbe tratto solo vantaggi.
[Fiaba di Esopo]
Morale: imparare a conoscere ciò che ci spaventa è il modo di superare le nostre paure e trarne addirittura vantaggio. -
-
-
-
-
-
-
-
- Un pastorello si svegliò all'improvviso. In cielo vide una luce nuova, una luce mai vista a quell'ora della notte. Il giovane pastorello si spaventò, lasciò il suo ovile e attraversò il bosco. Ad un tratto si trovò nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunse il canto soave di due angeli.
- "Tanta pace non può venire che da lassù!" - pensò il pastorello, che tranquillizzato sorrise.
Le pecorelle, che lo avevano seguito a sua insaputa, lo guardarono stupite.
In quel momento sopraggiunse molta gente. Tutti, a passi affrettati, si incamminarono verso una grotta.
- "Dove andate? - chiese il pastorello.
- "Non lo sai? - rispose una giovane donna. - "È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso!".
Il pastorello si unì alla comitiva: anch'egli volle andare a vedere il Figlio di Dio. Ad un tratto però si sentì turbato: tutti avevano un dono; lui era l'unico senza avere con sé nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto tornò alle sue pecore.
- "Non ho nulla... Nemmeno un fiore. Che cosa si può donare quando si è poveri come me?" - disse tra sé il giovane.
Egli non sapeva che il dono più gradito a Gesù era il suo piccolo cuore buono.
- "Ahi!" - Ad un certo punto tante spine punsero i suoi piedi nudi. Il pastorello si fermò e guardò in terra.
- "Oh, un arbusto ancora verde!" - esclamò meravigliato.
Era una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
Il coro degli Angeli intanto sembrava avvicinarsi alla terra; c'era tanta festa attorno.
Il pastorello desiderava tanto correre alla grotta dal Santo Bambino, così decise di portare in dono un ramo del verde agrifoglio appena raccolto.
Giunto alla grotta, felice, si avvicinò al bambino sorridente che sembrava attenderlo.
In quel momento il pastorello si accorse di avere gocce di sangue che scendevano lungo le sue mani: erano le ferite procurate dalle spine dell'agrifoglio. In un istante esse si trasformano in palline rosse lucide, che si posarono sui verdi rami dell'arbusto che per Gesù colse.
Al suo ritorno un'altra sorpresa attendeva il giovane pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, vide tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da allora, da quella notte di mistero, viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.
L'agrifoglio di Natale
-
-
-
-
-
-
Fabrizio Caramagna
-