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Commenta la poesia di Pier Paolo Pasolini

Vanno verso le Terme di Caracalla | giovani amici, a cavalcioni | di Rumi o Ducati, con maschile | pudore e maschile impudicizia, | nelle pieghe calde dei calzoni | nascondendo indifferenti, o scoprendo, | il segreto delle loro erezioni... | Con la testa ondulata, il giovanile | colore dei maglioni, essi fendono | la notte, in un carosello | sconclusionato, invadono la notte, | splendidi padroni della notte... | | Va verso le Terme di Caracalla, | eretto il busto, come sulle natie | chine appenniniche, fra tratturi | che sanno di bestia secolare e pie | ceneri di berberi paesi - già impuro | sotto il gaglioffo basco impolverato, | e le mani in saccoccia - il pastore | migrato | undicenne, e ora qui, malandrino e | giulivo | nel romano riso, caldo ancora | di salvia rossa, di fico e d'ulivo... | | Va verso le Terme di Caracalla, | il vecchio padre di famiglia, disoccupato, | che il feroce Frascati ha ridotto | a una bestia cretina, a un beato, | con nello chassì i ferrivecchi | del suo corpo scassato, a pezzi, | | rantolanti: i panni, un sacco, | che contiene una schiena un po' gobba, | due cosce certo piene di croste, | i calzonacci che gli svolazzano sotto | le saccocce della giacca pese | di lordi cartocci. La faccia | ride: sotto le ganasce, gli ossi | masticano parole, scrocchiando: | parla da solo, poi si ferma, | e arrotola il vecchio mozzicone, | carcassa dove tutta la giovinezza, | resta, in fiore, come un focaraccio | dentro una còfana o un catino: | non muore chi non è mai nato.

Pier Paolo Pasolini

Titolo della poesia: Verso le Terme di Caracalla

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