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Giuseppe: ... e domani, appena apre, tu gli porti la tua offerta in busta chiusa. No, fìdati, fìdati. Oh, io non t'ho detto niente, eh? Va bene! Fammi sapere, ciao! È di Loris, tieni. Dice che a Ibiza c'è un topame. Ah ah! Certo che parlate buffo voi. "Topame", eh? E basta con 'sta depressione, Riccardo! Fai venire l'ansia! Io non sono mai stato in vacanza da ragazzo.

Riccardo: Ma chi t'ha detto niente?

Giuseppe: No, un po' di rispetto, eh? Che qui se c'è qualcuno che ha diritto di essere depresso, quello sono io.

Riccardo: Perché mai dovresti essere depresso tu?

Giuseppe: Lo sai. Perché a te di prendere in mano il lavoro per cui mi sono spaccato la schiena tutta la vita non te ne frega niente.

Riccardo: Sì. Dai, papà, ricomincia con 'sta storia che sono un incapace! Sì, sono un incapace. Che t'aspettavi? Ma tu pensi di essere migliore? Tu, che venderesti tua madre per un Euro, che tocchi il culo alla segretaria. Ecco, a me essere così mi fa schifo. Scusa se cerco di essere diverso.

Fabiola: Giuseppe, caro, ma tocchi il culo alla segretaria davanti al ragazzo?

Giuseppe: Ehm... Fai anche finta di studiare adesso? Tanto non ci crede nessuno, lo sai? Tieni. Vattene in vacanza,basta che non ti vedo. Dopo tutto quello che hai avuto, bel ringraziamento. Poi anche quella cosa della se... davanti alla mamma, andiamo. Stai fuori, eh, Riccardo!

Riccardo: Tristezza. Tu pensi di risolvere sempre tutto con questi? Ma per chi mi hai preso? Per un tuo dipendente? Non li voglio. E non voglio andare in vacanza. Possibile che non mi capisci mai? Magari ho un altro problema, no? Una cosa diversa. Non può essere? Ovvio, no. Ci sei soltanto tu e il tuo lavoro. Non te ne frega un cazzo degli altri, nemmeno di me, perciò vattene e fammi studiare.

Giuseppe: Non è così, Riccardo. Mi interessa di te!

Riccardo: Ah, sì, ti interessa? E da quando? Allora, visto che ti interessa, dimmi, per esempio: come sono le mie foto, eh? Quale ti piace di più? Non lo sai perché non le hai mai guardate. Eppure te le ho messe davanti tante di quelle volte, papà. E lo facevo perché le guardassi, perché mi guardassi!

Giuseppe: Le tue foto, io... Non lo sapevo che ci tenessi tanto.

Riccardo: Ecco, appunto, infatti. Tu non sai un cazzo di me. Non ti sei mai accorto che ho sempre cercato di fare qualcosa per piacerti. Ti accorgi soltanto quando sbaglio, quando ti mento sugli esami. E che fai? Mi dai addosso. E mi fai sentire sempre più coglione! Sì, sono un coglione! Ma ti sei mai chiesto perché l'ho fatto? Ti sei mai chiesto che vuol dire crescere e non sentirsi mai abbastanza, non sentirsi mai all'altezza?

Giuseppe: Non è così, Riccardo.

Riccardo: Ah, no?

Giuseppe: No, non è così. Se io ho lavorato tanto, l'ho fatto anche per te, perché tu partissi dall'altezza, perché tu ti sentissi all'altezza, hai capito?

Riccardo: E allora hai sbagliato anche tu. I soldi non bastano. Questi qui non fanno da padre.

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