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Frase di Alberto Asor Rosa

I grandi classici, sono sempre degli scrittori "radicali", nel senso più proprio del termine, in quanto, appunto, "vanno alla radice delle cose", esplorano, sommuovono le profondità dell'essere, come un aratro che rovescia le zolle e ne mostra il lato a lungo nascosto. Rappresentare l'essere significa necessariamente tornare verso le origini, rimontare all'indietro o scendere in profondità al di là della civilizzazione. In ogni grande classico l'elemento barbarico, primitivo, è almeno altrettanto forte di quello che esprime la civiltà e la cultura. Dioniso sta dietro ad Apollo, ed è da lui che viene la forza primigenia del grande autore: prima di prender forma, prima di assumere l'involucro armonico che più facilmente scorgiamo, c'è uno sconvolgimento tellurico che cambia la forma del territorio e inonda di lava gli ordinati assetti dei letterati comuni, dei prosecutori, dei continuatori e degli esegeti. Chi vede solo Apollo, vede solo una metà del classico, e non sempre quella più significativa. In conclusione, niente è meno imitabile del processo attraverso il quale il grande classico arriva a costruire la sua opera. Secondo la nostra ottica, infatti, grande classico è l'artista che, per costruire un ordine, deve necessariamente spazzarne via molti altri. Di conseguenza, ciò che lui fa è talmente specifico e peculiare da non poter essere mai veramente ripetuto.

[Dal saggio introduttivo presente in Letteratura italiana. Le opere, a cura di Alberto Asor Rosa, Einaudi, Torino, 1992, vol. I - Dalle origini al Cinquecento; citato in Alberto Asor Rosa, È un "classico", come mi inquieta, la Repubblica, 20 novembre 1992]

Breve biografia di Alberto Asor Rosa

Alberto Asor Rosa nasce il 23 settembre del 1933 a Roma. In seguito alla rivoluzione ungherese, nel 1956 è tra i firmatari del celebre "Manifesto dei 101" mediante il quale diversi intellettuali si esprimono negativamente a proposito dell'intervento sovietico. Il suo lavoro d'esordio è un profilo di Vasco Pratolini, pubblicato a soli venticinque anni. Di formazione marxista, scrive nel 1965 il saggio "Scrittori e popolo" (Samonà e Savelli), in cui definisce e critica il filone populista della letteratura italiana di quegli anni,... continua su Biografieonline.it

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