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Frase di Gino Strada

Negli anni ottanta, durante il lungo conflitto Iran-Iraq, la zona di confine vicino a Haji Omran, montagne che superano i tremila metri, è stata, come si usa dire, uno dei più orrendi teatri di guerra.

Molte migliaia di soldati sono morti in quel teatro, attori o più spesso burattini di una guerra spietata.

I loro elmetti e i loro fucili sono ancora lì, sui pendii del monte Chiya-i-Girdmand, assieme a bombe e razzi inesplosi. A ogni ritirata irachena gli iraniani hanno cosparso di mine il territorio conquistato, e lo stesso hanno fatto gli iracheni a ogni ripiegamento del nemico.

È la guerra, o almeno quel che della guerra Iran-Iraq è dato sapere. Ma quando si arriva su quelle montagne, quando si risale la valle costellata di villaggi distrutti, macerie e scheletri di case, quando si attraversano Shivaraz e Rayat, Binkraw e Choman, ci si accorge che questa è la terra dei curdi, non solo un terreno di battaglia.

Non sta negli atlanti di geografia, il Kurdistan, e occupa poche righe nei libri di storia.
Nessun curdo siede nel grande palazzo dell'Onu, e nessuno parla a nome loro. Come se non ci fossero, rimossi dalla cronaca e dalla politica.

Ma loro esistono, sono qui. Hanno da sempre abitato queste montagne, dall'una e dall'altra parte del confine si parla la loro lingua, si indossano i loro costumi colorati, si danzano le loro musiche, tenendosi per mano e girando in cerchio, con il primo della fila che sventola e fa ruotare un fazzoletto bianco.

Dovevano essere "spettatori" di quel dramma. Invece sono stati sballottati qua e là dai vincitori di turno, hanno dovuto scappare più volte come selvaggina braccata, per sfuggire alle bombe e alle armi chimiche.

Non tutti ce l'hanno fatta. Non ce l'hanno fatta molti degli abitanti dei quattromila villaggi curdi distrutti dall'artiglieria e dall'aviazione. Non ce l'hanno fatta gli ottomila uomini rastrellati nei villaggi delle valli qui intorno, e massacrati chissà dove, le cui donne velate di nero ancora aspettano un ritorno impossibile, vedove senza diritti che da anni si consumano nell'attesa.

Deportati o costretti a scappare, ogni volta, a rifugiarsi tra le montagne.

Ogni volta che hanno potuto impugnare i fucili per difendere le proprie case, lo hanno fatto.
Come nel 1991, quando le truppe di Saddam cercarono la soluzione finale del "problema curdo" e si trovarono di fronte a una fiera resistenza armata.

Gli iracheni furono costretti ad andarsene. E Saddam ebbe a dire: "Ci siamo spostati, ma il nostro esercito è ancora lì".

Alludeva ai milioni di mine antiuomo seminate nella regione, sulle colline e nei campi, vicino alle sorgenti d'acqua e ai cimiteri, nelle case ridotte a macerie.
Perché la vita non potesse riprendere.

Breve biografia di Gino Strada

Luigi Strada - noto come Gino - nasce a Sesto San Giovanni (Milano) il giorno 21 aprile 1948. Conseguita nel 1978 la laurea in Medicina presso l'Università Statale di Milano, successivamente si specializza in chirurgia d'urgenza. Durante gli anni della contestazione è uno degli attivisti del "Movimento Studentesco", anche come responsabile nel gruppo di servizio d'ordine della facoltà di Medicina. Gino Strada Gino Strada fondatore di Emergency Come professionista pratica nel campo del trapianto di cuore fino al 1988, poi... continua su Biografieonline.it

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