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Indice degli autori
Aforismi Eder - parte 12
Frasi trovate
:
7.898
Il cr
eder
e di rigenerare un popolo in un istante è un atto di demenza.
Napoleone Bonaparte
Frasi di Napoleone Bonaparte
Con le baionette puoi farci pressoché di tutto, tranne che s
eder
tici sopra.
Napoleone Bonaparte
Frasi di Napoleone Bonaparte
Non ci fu dato un cuore per v
eder
e impassibilmente piangere altrui.
Napoleone Bonaparte
Frasi di Napoleone Bonaparte
Drago Bludvist
:
[sghignazzando]
E questo sarebbe il grande signore dei draghi? Il figlio di Stoick l'Immenso? Quanta vergogna deve provare.
Hiccup
: Tutte queste morti e per che cosa? Per diventare inarrestabile? Per governare il mondo? I draghi loro, loro sono gentili, splendide creature che possono far riavvicinare le persone.
Drago Bludvist
: Oppure farle a pezzi. Lo vedi, io so molto bene che significa vivere nella paura. V
eder
e il mio villaggio bruciato, la mia famiglia sterminata. Anche se ero un ragazzo rimasto senza niente giurai a me stesso che avrei trionfato sulla paura dei draghi e avrei ridato la libertà agli abitanti di questo mondo.
Hiccup
: E allora perché fare un esercito di draghi?
Drago Bludvist
: Bè, servono i draghi per sconfiggere altri draghi.
Hiccup
: O magari a te servono i draghi per poter dominare le persone. Per tenere sotto controllo chi ti accetta di seguirti e per sbarazzarti di chi non vuole farlo.
Drago Bludvist
:
[sghignazzando]
Ragazzo sveglio.
Hiccup
: Il mondo vuole la pace. E noi abbiamo trovato la soluzione giù a Berk. Lascia solo che te la mostri.
Drago Bludvist
: No! Lascia che mostri io qualcosa a te!
[gridando]
Stoick
: Ma che diavolo...
[Drago continua a gridare]
Hiccup! Andiamo, Skaracchio!
Skaracchio
: Ok, cambio di programma!
Drago Bludvist
: Nessun drago può resistere al potere dell'Alpha. Quindi colui che è in grado di controllare l'Alpha controlla tutti i draghi.
[L'Alpha prende il controllo di Sdentato]
Hiccup
: Sdentato?
[L'alpha continua a prendere il controllo di Sdentato]
Sdentato stai bene, bello? Che succede?
Drago Bludvist
: Guarda che cos'è la vera forza. La vera forza del potere che si può avere sugli altri. Di fronte a questo, tu non sei niente.
Dal film:
Dragon Trainer 2
Scheda film e trama
Frasi del film
[Dopo che Sdentato e gli altri draghi sono stati portati via da Grimmel]
Hiccup
: Non avrei dovuto trascinarvi qui. Lui non mi avrebbe riportato qua. E lei non l'avrebbe seguito.
Astrid
: Già.
Hiccup
: Ah! Mi sento di nuovo lo stesso fallito che ero prima di incontrare Sdentato.
Astrid
: Questo lo vedo.
Hiccup
: Hai intenzione di restare li e darmi ragione su tutto?
Astrid
: Hai ragione. Sei tornato da dove avevi iniziato. Io sono stata la prima a cr
eder
e in te. E ti ho visto sempre dubitare del tuo valore fin da quel momento. Ma sai una cosa? Se oggi io sono quello che sono, lo devo soltanto a te. Non l'avevo mai detto finora, ma è così. Tu sei il più coraggioso, il più caparbio, il più determinato tontolone che io conosca. Sdentato non ti ha dato queste qualità. Ti ha solo reso le cose...
Hiccup
: ...Più facili.
Astrid
: E ora sarà tutto più difficile. E allora? Come uscirai da questo ginepraio?
Hiccup
: Facendo qualcosa di stupido.
Astrid
: Questo è l'Hiccup che conosco.
Dal film:
Dragon Trainer - Il mondo nascosto
Scheda film e trama
Frasi del film
Una delle mie più grandi soddisfazioni, che sto avendo in questi ultimi tempi, è il fatto che molti colleghi uomini, dopo quattro anni di lavoro, mi dicono "sai mi sono ricreduto su di te, quando sei arrivata pensavo che fossi la classica bella ragazza che entra nel mondo del calcio perché vuol conoscere calciatori. In realtà sei una che lavora sodo e quando dici qualcosa lo fai mostrando intelligenza e non tanto per metterti in luce". Per me far ricr
eder
e queste persone è una vittoria enorme.
Monica Bertini
Frasi di Monica Bertini
Guardo tantissima televisione. Non ho un genere preferito, mi piace studiarla, v
eder
e gli errori, le cose che funzionano e cerco di trarne insegnamento.
Monica Bertini
Frasi di Monica Bertini
Monica Yi
: Andremo in rovina vivendo qui. Non hai pensato ai nostri bambini?
Jacob Yi
: Devono v
eder
mi riuscire in qualcosa almeno una volta!
Dal film:
Minari
Scheda film e trama
Frasi del film
Cara Ellis, non riesco ancora a cr
eder
e che leggerai questa lettera miglia e miglia oltre l'oceano. Sembra tutto così bello e nuovo in confronto a qui.
Rose Lacey
Dal film:
Brooklyn
Scheda film e trama
Frasi del film
Madge Kehoe
: Finalmente hai ricevuto una lettera da casa Ellis.
Ellis Lacey
: Non ho guardato!
[Alzandosi da tavola per andare a v
eder
e la lettera]
Madge
: Ci sarà ancora dopo cena.
Dal film:
Brooklyn
Scheda film e trama
Frasi del film
Non ho saputo resistere alla tentazione di fare una visita a questi ruderi in disfacimento. E di v
eder
e anche come stava andando l'Hotel.
Jean Ainslie
Dal film:
Ritorno al Marigold Hotel
Scheda film e trama
Frasi del film
Sono sempre stato il ragazzo a cui i ragazzini venivano a chi
eder
e aiuto.
[I was always the guy kids came to for help.]
Edwin Moses
Frasi di Edwin Moses
Molte persone lasciano perdere e non ottengono mai ciò che vogliono. Io volevo solo v
eder
e cosa potevo fare.
[Lots of people let it go by and never accomplish what they want. I just wanted to see what I could do.]
Edwin Moses
Frasi di Edwin Moses
Non importa chi sei. Può succ
eder
e a chiunque. Abbiamo medaglie d'oro olimpiche keniote, dominicane e persino scandinave. Tutto ciò di cui hai bisogno è forza di volontà.
[It doesn't matter who you are. It can happen to anybody. We have Kenyan, Dominican Republic and even Scandinavian Olympic gold medalists. All you need is will power.]
Edwin Moses
Frasi di Edwin Moses
Io Galileo, fig.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell'età mia d'anni 70, constituto personalmente in giudizio, et inginocchiato avanti di voi Emin.mi et Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Christiana contro l'heretica pravità generali Inquisitori; havendo davanti gl'occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio cr
eder
ò per l'avvenire, tutto quello che tiene, predica et insegna la S.a Cattolica et Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.o, per haver io, dopo d'essermi stato con precetto dall'istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere nè insegnare in qualsivoglia modo, nè in voce nè in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l'istessa dottrina già dannata et apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna solutione, sono stato giudicato vehementemente sospetto d'heresia, cioè d'haver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo et imobile e che la terra non sia centro e che si muova;
Pertanto, volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d'ogni fedel
[p. 147 modifica]
Christiano questa vehemente sospitione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori et heresie, e generalmente ogni et qualunque altro errore, heresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più nè asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simile sospitione; ma se conoscerò alcun heretico o che sia sospetto d'heresia, lo denontiarò a questo S. Offitio, o vero all'Inquisitore o Ordinario del luogo dove mi trovarò.
Giuro anco e prometto d'adempire et osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da' sacri canoni et altre constitutioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Così Dio m'aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani.
Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; et in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiuratione et recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.
Io Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.
Galileo Galilei
Frasi di Galileo Galilei
Mi sento profondamente livornese, toscano, italiano, europeo.
Carlo Azeglio Ciampi
Frasi di Carlo Azeglio Ciampi
Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. La sua parola è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente, con i gesti, con le pose ... Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui.
Auguste Rodin
Frasi di Auguste Rodin
C'è da aver paura di molto più di quello che puoi v
eder
e.
[There is more to fear than you can see.]
Dal film:
Il cubo 2 - Hypercube
Scheda film e trama
Frasi del film
I santi del cielo... che altro avrebbero potuto essere, se non nobili e puri? Non ne avevano nessun merito. Ma i santi che s'incontravano nel fango... quella sí era un'incredibile meraviglia, quelli rendevano la vita degna di venir vissuta. V
eder
e la grandezza morale sprigionarsi da sentine di vizi, elevarsi e dapprima scorgere la bellezza fioca e lontana, attraverso occhi imbrattati di fango, osservare come dalla debolezza e dalla fragilità, dal vizio e dagli abissi delle brutalità nascessero la forza e la verità, e le più nobili doti morali...
Jack London
Cit. da
Martin Eden
Frasi di Jack London
La ragione non ha nulla a che v
eder
e con l'amore. Non ha nessuna importanza che la donna amata ragioni giusto o sbagliato. L'amore è al di sopra della ragione.
Jack London
Cit. da
Martin Eden
Frasi di Jack London
Nick Palmer
: Posso chi
eder
ti una cosa?
Kate Armstrong
: Posso dire di no?
Dal film:
Sapori e dissapori
Scheda film e trama
Frasi del film
Abbiamo sempre saputo che l'incognita era il quando e non il se. Quindi ora ho bisogno che tu sia egoista e voglio che tu esca. E voglio che scatti quelle bellissime foto, e che finalmente inizi a girare di nuovo il mondo! Tutti devono v
eder
e le tue foto, papà.
Katie Price
Dal film:
Il sole a mezzanotte - Midnight Sun
Scheda film e trama
Frasi del film
E' tutta la vita che aspetto di v
eder
e l'alba.
Katie Price
Dal film:
Il sole a mezzanotte - Midnight Sun
Scheda film e trama
Frasi del film
Fa parte delle cose della guerra. Non avevamo terapeuti che ci giravano intorno ogni volta che qualcuno sparava con una pistola per chi
eder
e: "Stai bene? Sei sicuro di non aver un problema terribile?". Semplicemente te ne fai una ragione e vai avanti!
[Da un documentario per il 50° anniversario della Vittoria sul Giappone, nel 1995]
Filippo di Edimburgo
Frasi di Filippo di Edimburgo
Emma Russell
: Voglio salvare il mondo.
Mark Russell
: Ma liberando quei cosi non ha molto senso.
Emma Russell
: Per quanto appaia impossibile, ce l'ha. Ascoltami, Mark. Dopo che abbiamo perso Andrew, ho giurato che la sua morte non sarebbe stata inutile, che avrei trovato una risposta, una soluzione a perché i titani si risvegliavano. Ma andando più a fondo, mi sono resa conto che loro erano qui per una ragione e che, malgrado tutti questi anni passati a tentare di fermarli, non abbiamo osato affrontare la verità.
Mark Russell
: Quale verità?
Emma Russell
: Gli umani sono stati la specie dominante per migliaia di anni, e guarda come siamo messi. Sovrappopolazione, inquinamento, guerre. L'estinzione di massa che tutti temevamo è già cominciata, e noi ne siamo la causa. Noi siamo l'infezione. Ma come tutti gli organismi viventi, la terra ha scatenato una febbre per combattere questa infezione, i suoi originari e legittimi dominatori: i titani. Fanno parte del naturale sistema di difesa della terra, un modo per proteggere il pianeta, per mantenerne l'equilibrio. Ma se i governi sono autorizzati a contenerli, a distruggerli o a usarli per la guerra, l'infezione umana continuerà solamente a diffondersi, ed entro il ciclo della nostra vita il nostro pianeta morirà, e anche noi. A meno che non ristabiliamo l'equilibrio.
Rick Stanton
: Che cosa resterà, facendo tutto questo? Un mondo morto e carbonizzato dominato da mostri?
Emma Russell
: No, dott. Stanton, l'esatto opposto. Proprio come l'incendio in una foresta alimenta il terreno, o come un vulcano crea nuova terra, abbiamo le prove che queste creature faranno lo stesso. San Francisco, Las Vegas, dovunque vadano i titani, ritorna la vita, innescata dalle loro radiazioni. Sono l'unico elemento che può invertire la distruzione iniziata da noi. Sono la sola garanzia che la vita continuerà. Ma perché questo avvenga, dobbiamo lasciarli liberi.
Ilene Chen
: Così massacra il mondo?
Emma Russell
: No. Perché per quanto potrà essere difficile da cr
eder
e, io vi prometto che l'umanità non andrà estinta. Con l'uso dell'ORCA, il mondo tornerà a un ordine naturale, un ordine dimenticato nel quale coesistevamo in equilibrio con i titani, i primi dèi.
Dal film:
Godzilla II - King of the Monsters
Scheda film e trama
Frasi del film
Sam Coleman
: Ciò a cui assistiamo qui, Senatori, è il ritorno di una antica e dimenticata super specie: Godzilla, i MUTO, Kong. Riteniamo che questi "titani" e altri simili a loro forniscano un equilibrio essenziale al nostro mondo. E se alcuni sono una minaccia, la Monarch è estremamente preparata per determinare quale dei titani sia qui con quell'intenzione, e quale dei titani sia qui per proteggerci.
Williams
: Grazie per la lezione di storia da elementari sig. Coleman, ma non abbiamo ancora sentito una buona ragione per cui la Monarch non debba sottostare alla giurisdizione militare, né perché le creature non vadano sterminate. La Monarch aveva il compito di trovare e distruggere tutti i mostri radioattivi, invece voi non potete o non volete dirci quanti ce ne sono, o perché si facciano v
eder
e. Quindi, forse è bene che i militari li abbattano.
Ishiro Serizawa
: Ucciderli sarebbe un errore. Sono tornati per causa nostra. Sono stati i nostri test atomici a risvegliare Gojira. Altre creature come i MUTO vengono dalle estrazioni e dai sondaggi sismici. Ma questi non sono mostri, sono animali che vengono a reclamare un mondo che un tempo era loro.
Williams
: Si direbbe quasi che lei voglia proteggerli, dott. Serizawa. Li ammira, sembra.
Ishiro Serizawa
: Io ammiro ogni forma di vita. Senatori, per sperare di sopravvivere, dobbiamo trovare il modo di coesistere con i titani, con Gojira.
Vivienne Graham
: Una sorta di rapporto simbiotico, se vogliamo, come il leone e il topo.
Williams
: O lo scorpione e la rana. Vorrebbe Godzilla come nostro animale domestico?
Ishiro Serizawa
: No. Noi saremo il suo.
Dal film:
Godzilla II - King of the Monsters
Scheda film e trama
Frasi del film
La mia scrittura plana sul palco dei sentimenti e come un aeroplano porta con sé mille emozioni.
|
Ho pronti già i bagagli per vivere con te, che mai metti bavagli a sguardo, cuore e me.
|
Dal finestrino ho scritto al cielo quanto importante sei. E lui, dal suo blu intenso, ha detto che sul palcoscenico dell'amore siamo belli da v
eder
e.
|
A casa farò tutto io, tranne che stirare, perché m'impiccio spesso con il mistero delle pieghe.
|
Potrai però insegnarmi a farlo tu, misteriosa come sei di sorrisi a trabocchetto.
|
E se ti amerò per sempre, non farci caso. Casomai ti andasse, amami anche tu.
|
Per sempre.
Riccardo Sanna
Riccardo Sanna
Titolo della poesia:
Per sempre
Vorrei s
eder
mi
in riva ai tuoi occhi
e guardare le vita
come solo sai fare tu.
Riccardo Sanna
Riccardo Sanna
Voleva salutarmi
di un addio
che sapeva d'arriv
eder
ci.
Così tornò lì,
a dirmi che certi addii
sono il punto e a capo
della stessa storia...
Riccardo Sanna
Riccardo Sanna
Quindi vada come vada sicuro è per la vita | 'sta partita da giocare fino a che è finita.
Neffa
Cit. da
Tutto può succ
eder
e
Frasi di Neffa
Troppi parolai cr
eder
si Mogol, troppe voci senza soul.
Neffa
Cit. da
Carcere a vita
Frasi di Neffa
Clavio
: Non so neanche cosa chi
eder
e.
Yeshua
: Parla con il cuore.
Clavio
: Io non riesco a conciliare tutto questo con il mondo che conosco.
Yeshua
: Lo hai visto con i tuoi occhi e ancora hai dei dubbi? Immagina i dubbi di coloro che non hanno visto, che dovrebbero fare? Di cosa hai paura?
Clavio
: Di avere torto. Di scommettere la mia eternità.
Yeshua
: Allora segui il Padre mio.
Clavio
: Quando sei morto, io ero presente. Ho aiutato.
Yeshua
: Lo so.
[mette una mano sulla spalla di Clavio]
Che cosa stai cercando, Clavio? Certezze? Pace? Un giorno senza morte?
[Clavio riflette, annuisce e si commuove]
Dal film:
Risorto
Scheda film e trama
Frasi del film
Le quote rosa sono necessarie per aiutare le donne ad avere l'opportunità di competere nell'arena, di farsi v
eder
e per quello che valgono perché poi è ovvio che entrano in gioco i meccanismi meritocratici, però se non c'è parità di opportunità in partenza il meccanismo è falsato.
Irene Tinagli
Cit. da
tg24.sky.it, 27 marzo 2021
Frasi di Irene Tinagli
Mio padre diceva sempre: "Per v
eder
e di che cosa sono fatte le persone, comincia una guerra."
Madeleine Labarie
Dal film:
Suite francese
Scheda film e trama
Frasi del film
La scorsa notte ho sognato che tornavo a Manderley. Ho sognato la signora Danvers e Rebecca. Ma stamattina mi sono svegliata e mi sono lasciata i defunti alle spalle. E mentre sono seduta davanti allo specchio di una piccola stanza al Cairo, un'altra fermata nella nostra ricerca di una casa vera, riesco a v
eder
e la donna che sono ora. E so di aver preso la decisione giusta, salvare l'unica cosa per cui valga la pena attraversare le fiamme: l'amore.
Sig.ra de Winter
Dal film:
Rebecca
Scheda film e trama
Frasi del film
Sig.ra Danvers
: Non ha mai voluto una cameriera personale. "Io voglio soltanto te, Danny." Avete visto quanto era alta?
[Le fa v
eder
e una camicia di notte]
Le stava tutto bene con il corpo che aveva. Venivo qui a spazzolarle i capelli, ogni sera. "Avanti, Danny, è l'ora dei capelli", diceva. Mi mettevo dietro di lei e le spazzolavo i capelli almeno per venti minuti. Quella massa enorme di capelli neri.
[Prende la spazzola e inizia a pettinarla]
Veniva anche lui. Gli piaceva molto farlo. Si vestivano per la cena, mentre gli ospiti gli attendevano. "Più forte, Max, più forte!"
[Spazzola i capelli della Signora de Winter con forza]
E lui scoppiava in una grande risata. Rideva sempre a quei tempi. A voi spazzola i capelli?
Sig.ra de Winter
: No.
Sig.ra de Winter
: Sig.ra Danvers, è stato lui a chi
eder
vi di lasciare la stanza così?
Sig.ra Danvers
: Non era necessario. Lei è ancora qui. Non la sentite? Mi domando cosa pensi di voi. Le avete preso il marito e usate il suo nome.
Sig.ra de Winter
: Sono certa che voglia v
eder
lo felice.
Sig.ra de Winter
: Felice? No, non lo sarà mai. Lei era l'amore della sua vita.
Dal film:
Rebecca
Scheda film e trama
Frasi del film
Maxim de Winter
: Vieni con me.
Sig.ra de Winter
: Cosa?
Maxim de Winter
: A Manderley.
Sig.ra de Winter
: Cosa? Come tua segretaria?
Maxim de Winter
: No. No. Come mia moglie. Ti sto chiedendo di sposarmi, sciocchina.
Sig.ra de Winter
: Non posso venire a Manderley.
Maxim de Winter
: Sì, che puoi. Hai detto che volevi v
eder
e il mondo. Manderley è il posto più bello di tutti.
Dal film:
Rebecca
Scheda film e trama
Frasi del film
Riesco a v
eder
e la ragazza che ero, molto chiaramente, anche se lei non la riconosco più. E mi domando come sarebbe stata la mia vita senza la signora Van Hopper. Senza quel lavoro. È strano pensare che il corso della mia esistenza fosse appeso al filo della sua curiosità. Se non fosse stato per lei, non sarei andata a Manderley e non avrei mai conosciuto te.
Sig.ra de Winter
Dal film:
Rebecca
Scheda film e trama
Frasi del film
E Gesù visse nel deserto, conobbe l'arsura del giorno, il freddo e la solitudine della notte, ma in quel raccoglimento egli comunicava con Dio e attingeva energie per i giorni che lo aspettavano. Per quaranta giorni digiunò ed ebbe fame, ma svincolato dai lacci del corpo egli poté v
eder
e e conoscere la luce della sua anima. E dopo quaranta giorni, il demonio lo tentò.
voce narrante
Dal film:
Il re dei re
Scheda film e trama
Frasi del film
Abigail Masham
: Mia cara amica, che gioia v
eder
vi tornare da...
[viene interrotta]
Sarah Churchill
: Dall'inferno. Un giorno avrete la fortuna di visitarlo anche voi.
[Abigail fa una piccola risata]
Dal film:
La favorita
Scheda film e trama
Frasi del film
«Babbo adorato, il tuo unico figlio si allontana da te. Non perderti d'animo e accetta quest'ultimo volere di Dio. Ti raccomando la mamma: anche per lei devi essere forte. Muoio con la grazia di Dio e con tutti i conforti della nostra religione. Nel momento supremo Tu sarai nel mio cuore e sul mio labbro. Arriv
eder
ci, Babbo, ti stringo a me nel virile abbraccio degli uomini forti e chiedo la tua benedizione. Babbo adorato, se la mia vita fu serena e facile io lo devo a Te, che mi hai guidato col tuo amore, col tuo lavoro, col tuo esempio. Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra terra a essere onorata e stimata nel mondo intero. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta. Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepitio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice. Franco Balbis Torino, 5 aprile 1944.»
Aldo Cazzullo
Cit. da
Possa il mio sangue servire ‐ Incipit
Frasi di Aldo Cazzullo
L'Italia, dove è nuova, appare sempre una periferia, anche quando si è in centro.
Aldo Cazzullo
Cit. da
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eder
le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
L'eternità della Divina Commedia, come della grande poesia, sta proprio negli echi che è in grado di suscitare attraverso i secoli, «finché il sole risplenderà su le sciagure umane».
Aldo Cazzullo
Cit. da
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eder
le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
Interpretare un poema antico di oltre sette secoli alla luce del presente sarebbe sbagliato. Ma lo sarebbe anche ignorare l'eterna giovinezza della Divina Commedia. La poesia di Dante si rivolge a ogni generazione di lettori, e quindi parla anche di noi, del tempo che ci è dato in sorte. E a ognuno di noi consente di pensare che il peggio sia alle spalle. Che il meglio debba ancora venire, per le nostre vite e per la nostra comunità nazionale, di cui Dante – poeta dell'umanità – può considerarsi il fondatore; perché ci ha dato non soltanto una lingua, ma soprattutto un'idea di noi stessi. Esserne consapevoli, e dimostrarsene all'altezza, sarebbe già una gran cosa. È l'augurio che faccio a me stesso e a voi, al termine di questo vorticoso viaggio che abbiamo compiuto inseguendo il genio inquieto di Dante Alighieri, che ci ha lasciati – ma non del tutto – settecento anni fa.
Aldo Cazzullo
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le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
Per Dante, e per noi, è il momento del sollievo. Di riv
eder
le stelle, appunto. Con la stessa parola termineranno anche le altre due cantiche, il Purgatorio e il Paradiso: le stelle sono il segno del vero destino dell'uomo, del suo slancio verso l'alto, della sua aspirazione all'ascesa.
Aldo Cazzullo
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le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
La Divina Commedia è una vicenda di riscatto e di speranza. È un viaggio morale, all'interno di noi stessi; ed è anche un viaggio fisico. Per questo Dante è così generoso di dettagli, racconta la fatica, descrive le asperità del terreno, ci informa sull'ora del giorno e sulle costellazioni che vede; e quando il racconto si fa incredibile, il poeta si rivolge direttamente ai lettori, ci coinvolge nella storia, condivide con noi le emozioni, cerca la nostra simpatia.
Aldo Cazzullo
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le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
Tutti i demoni dell'Inferno dantesco sono macchine o simboli. Cerbero, Minosse, Flegiàs, il Minotauro, Pluto, Gerione, i giganti non sono davvero spaventosi. L'Inferno è negli uomini. L'abisso più profondo è quello dell'animo umano.
Aldo Cazzullo
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le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
Lucifero non è davvero vivo. È una macchina disumana. È la parodia di Dio: confitto al centro del mondo, mentre il Signore regna nei Cieli; imprigionato nel ghiaccio, l'opposto della fiamma dell'Empireo; e il vento gelido che spira dalle sue ali è il contrario del soffio infuocato dello Spirito Santo.
Aldo Cazzullo
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Frasi di Aldo Cazzullo
Tradire un commensale con cui si divide la tavola è particolarmente grave; perché la mensa è il simbolo dell'amore tra gli uomini, fin dai tempi dell'Ultima Cena.
Aldo Cazzullo
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Il massimo della crudeltà e il massimo della nobiltà d'animo possono coesistere nello stesso momento e nello stesso luogo: il comandante del lager che condanna dieci prigionieri alla morte per fame; e padre Massimiliano Kolbe che chiede e ottiene di sacrificarsi al posto di un padre di famiglia. Dopo due settimane di agonia, senza acqua né cibo, sei condannati erano morti di stenti; ma quattro erano ancora vivi, e continuavano a pregare e cantare inni alla Madonna. Padre Kolbe era tra loro. Persino le SS rimasero turbate dalla forza morale del sacerdote. Si decise di uccidere lui e i suoi compagni con un'iniezione di acido fenico. Era il 14 agosto 1941, vigilia della festa dell'Assunta. I loro corpi furono cremati, le ceneri disperse. Al kapò che gli praticava l'iniezione, padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita. L'odio non serve a niente. Solo l'amore crea». Una frase – «solo l'amore crea» – ripetuta dal Papa bresciano, Paolo VI, che beatificò Massimiliano Kolbe.
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Pare difficile da cr
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e che fosse tanto intricata la vita politica nelle città italiane; ma proprio per questo Dante avverte così forte lo sdegno per le guerre civili. Qui denuncia in particolare l'egoismo che porta a tradire la patria, i parenti, gli amici, la legge morale, pur di perseguire l'interesse privato, pur di conquistare ricchezza e potere per sé. Come oggi fanno le famiglie mafiose; e non soltanto loro.
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Frasi di Aldo Cazzullo
Tutta la Divina Commedia è un lungo fatto personale. Il poeta sta parlando di sé, di noi; della storia italiana, delle tragedie dell'umanità. Sempre, a ogni incontro, mette in gioco se stesso, è coinvolto in prima persona, piange, s'indigna, sviene; e ci coinvolge.
Aldo Cazzullo
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Dice Virgilio che una vergogna minore lava una colpa maggiore di quella di Dante; ma se capiterà ancora di ascoltare altra gente litigare così, Virgilio gli starà accanto; perché «voler ciò udire è bassa voglia». È triste la gioia di sentire gli altri scontrarsi. Allo stesso modo, c'è una tristezza nel pettegolezzo. Quante volte abbiamo letto un articolo, o seguito avidamente una polemica in Rete, per poi sentirci alla fine peggiori, e scontenti di noi stessi?
Aldo Cazzullo
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La forma più completa della vendetta è guardare con i propri occhi la rovina altrui.
Aldo Cazzullo
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Mirra era la principessa di Cipro. Si innamorò del re suo padre, Cinira, e per soddisfare l'insana passione si finse un'altra donna; scoperta dal genitore, fuggì nel deserto d'Arabia dove fu trasformata in una pianta aromatica, che dà appunto la mirra; da quell'amore nacque il bellissimo Adone.
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Questi dannati, che usano le dita come tenaglie, sono i falsari. Si distinguono in quattro specie: falsari di metalli, di monete, di parole – che ingannarono il prossimo con la menzogna – e di persone, che assunsero le sembianze di un altro, rubandogli l'identità (e c'è da sperare che ora siano raggiunti da coloro che aprono un profilo social appropriandosi di un nome altrui, nel disinteresse dei ricchissimi padroni della Rete). La malattia corrompe l'aspetto dei falsari, così come loro hanno alterato la natura.
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In altre poesie Pessoa aggiunge: Sento che niente sono, se non l'ombra di un volto imperscrutabile nell'ombra: e per assenza esisto, come il vuoto. ... La morte è la curva della strada. Morire è solo non essere visto.
Aldo Cazzullo
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Forse, dopo Dante, soltanto Fernando Pessoa ha restituito lo stesso senso di appartenenza all'umanità, lo stesso sentimento per cui nulla di umano, neppure le cose più abiette, ci sono estranee; noi siamo tutti gli altri, e tutte le città del mondo ci rumoreggiano dentro. Pessoa è stato il più grande poeta portoghese: i turisti a Lisbona si fanno fotografare accanto alla sua statua, seduta a un tavolino del suo caffè preferito, la Brasileira. Pessoa adorava Dante, che considerava il primo uomo del Rinascimento. La sua ansia di sentire tutto, di sentire come gli altri, l'aveva indotto a moltiplicarsi: firmava le proprie opere con nomi diversi – Alberto Caeiro, Ricardo Reis, António Mora... –; anzi, quando scriveva, diventava Alberto Caeiro, Ricardo Reis, António Mora. Non uno pseudonimo; un eteronimo, un'altra versione di sé. A ognuno aveva attribuito una biografia immaginaria, e uno stile letterario diverso. La sua poesia forse più bella, «Passaggio delle ore», la firmò con il nome di Álvaro de Campos; ed è una dichiarazione di appartenenza all'umanità, che possiamo considerare quasi dantesca. Ho visto tutte le cose, e mi sono meravigliato di tutto Stringo al mio petto ansante, in un abbraccio commosso (nello stesso abbraccio commosso) l'uomo che dà la camicia al povero che non conosce il soldato che muore per la patria senza sapere cosa è patria, e il matricida, il fratricida, l'incestuoso il borsaiolo, l'ombra che aspetta nei vicoli – tutti sono la mia amante prediletta almeno un momento nella vita. Bacio sulla bocca tutte le prostitute, bacio sugli occhi tutti i mezzani, la mia passività giace ai piedi di tutti gli assassini, e il mio mantello nasconde la fuga di tutti i ladri. Tutto è la ragione di essere della mia vita. Ho commesso tutti i crimini ho vissuto dentro tutti i crimini Mi sono moltiplicato per sentirmi, per sentirmi ho dovuto sentir tutto, sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi, mi sono spogliato, mi sono dato, e in ogni angolo della mia anima c'è un altare a un dio differente. Furono dati sulla mia bocca i baci di tutti gli appuntamenti sventolarono nel mio cuore i fazzoletti di tutti gli addii.
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È come se dovessimo pagare la fortuna di essere nati nel più bel Paese del mondo con un destino di incomprensioni, di odi, di conflitti. Dante tornerà a dirlo nel Purgatorio: «E l'un l'altro si rode/ di quei ch'un muro e una fossa serra». E lo ripeterà nel Paradiso, quando dall'alto dell'Empireo contemplerà «l'aiuola che ci fa tanto feroci»; perché le guerre tra italiani diventano figura della contesa che percorre tutto il mondo, e l'intera storia dell'umanità.
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«Così s'osserva in me lo contrapasso». Per la prima e ultima volta Dante cita la parola che regola l'Inferno: ognuno è punito nello stesso modo in cui ha peccato. È la legge del taglione, immediatamente comprensibile all'uomo del Medioevo. Ed è così che la Divina Commedia riesce a parlare al popolo come ai sapienti.
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Il lettore sarebbe già sazio di sangue; ma Dante ha ancora in serbo per lui una scena da romanzo di Stephen King. All'Inferno ha visto una cosa che avrebbe paura di raccontare, per non passare da bugiardo, non avendo testimoni; ma lo rassicura la sua coscienza, «la buona compagnia che l'uom francheggia/ sotto l'asbergo del sentirsi pura»: armata della purezza come di una corazza, la coscienza rende l'uomo franco, libero e sicuro. Dante non mente al lettore. Le cose che narra sono inventate; non false. Insomma il poeta ha visto, e ancora gli pare di v
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e, un corpo che reggeva in mano la propria testa, tenendola per i capelli, penzoloni come una lanterna. «Di sé facea a sé stesso lucerna,/ ed eran due in uno e uno in due»; la testa, con gli occhi, fa da lucerna al busto che cammina. Per parlare, il dannato stringe più forte i suoi stessi capelli e solleva il capo all'altezza di Dante: «Or vedi la pena molesta,/ tu che,
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spirando, vai veggendo i morti:/ vedi s'alcuna è grande come questa».
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«Semper nocuit differre paratis»; chi è pronto fu sempre danneggiato dall'indugiare. Dante traduce così: «'l fornito/ sempre con danno l'attender sofferse».
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E' impossibile giudicare la Divina Commedia con la sensibilità moderna.
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Non c'è nulla come una guerra che dia spessore a una biografia.
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Il miracolo di Urbino, questo borgo di pietra e mattoni sospeso tra il mare e le colline, percorso da vicoli che si chiamano via Volta della Morte e via Balcone della Vita. Qui nella primavera del 1483 nacque il più grande pittore del suo tempo, Raffaello, nove anni prima della morte di Piero della Francesca, spirato il 12 ottobre 1492: il giorno in cui Cristoforo Colombo sbarcava nel Nuovo Mondo.
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Il rapporto con Dio non si gioca in un confessionale o in una chiesa, ma dentro di noi.
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Dopo aver demolito i Pontefici del suo tempo, il poeta demolisce anche una parte del loro potere. Non mette in discussione l'autorità della Chiesa. Ma il sacramento da solo non basta: non è il rito che salva; è il pentimento, è il cuore. Neppure il Papa può garantire la salvezza, dare un'assoluzione non meritata.
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Il diavolo conosce il bene e il male; sa quando deve c
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e il passo a Dio; ma sa anche quando può rivendicare il proprio diritto. E tiene una lezione di teologia e di logica: «Assolver non si può chi non si pente»; non ci si può pentire e insieme voler peccare, per il principio di non contraddizione.
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Torna in mente una deliziosa scena del Cyrano de Bergerac: De Guiche, il nemico di Cyrano, l'aristocratico prepotente che voleva portargli via Rossana, ormai anziano chiede perdono a lei, e vorrebbe stringere la mano a lui; perché quando la vita suona l'ora della raccolta si sentono, senza aver fatto troppo di male, mille piccoli disgusti di sé stesso, il cui totale non fa un rimorso pieno, ma un disagio oscuro.
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Sarà forse un caso; ma in due versi Dante cita il Mastino e la Montagna: nomi che saranno ripresi da George R.R. Martin, lo scrittore che ha ispirato Il Trono di Spade, per indicare due fratelli, due giganteschi e brutali guerrieri. Non sappiamo se Martin abbia letto Dante (di sicuro lo conosce, come vedremo), o se sia una bizzarra coincidenza; in ogni caso è una conferma della vitalità delle parole della Commedia, che dopo settecento anni ancora suonano, suggeriscono, evocano.
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«Ravenna sta come stata è molt' anni»: sarebbe un attacco formidabile per un grande reportage, tipo quello di Giorgio Bocca da Vigevano: «Fare soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, chiedo scusa, non le ho viste».
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L'Ulisse dantesco però rappresenta il culmine del coraggio non solo dell'uomo dell'antichità classica, ma di chiunque si metta alla ricerca di qualcosa che vada oltre se stesso.
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Frasi di Aldo Cazzullo
Siccome la Divina Commedia parla anche di noi, Dante si sta rivolgendo alle nostre coscienze individuali, e alla nostra comunità nazionale, di cui può ritenersi il fondatore. La storia italiana destinata a venire dopo di lui non sarà fatta di grandi vittorie militari, o di leader politici capaci di disegni strategici (tranne rare eccezioni). La storia italiana sarà fatta dalla genialità e dall'umanità della nostra gente. Una genialità che si è espressa nella letteratura e nell'arte, e un'umanità che si è tradotta in capacità di sacrificio e di resistenza. Per questo saremo sempre in grado di ripartire: dopo le guerre, dopo i lunghi periodi di povertà, dopo l'esilio e la prigionia.
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Nel Purgatorio, Dante dirà che «il mondan romore», il rumore del mondo, è solo «un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi»: la gloria è passeggera, il favore del popolo e dei critici va e viene. Questo però non ci esime dall'impegnarci, dall'esercitare ognuno il proprio talento, dal migliorare noi stessi e la società. Più che incitarlo a scalare la montagna, o a procurarsi fama e gloria, Virgilio vuole preparare Dante alle difficoltà che lo attendono: la disgrazia, la cacciata dalla patria, l'esilio, forse la morte in terra straniera.
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Dante evoca i frati di Francesco, un santo che lo affascina. Nel Paradiso gli dedicherà un intero canto, presentandolo come la salvezza della Chiesa, per la quale Cristo versò il suo sangue benedetto e lanciò grida di dolore sulla croce. Come il sole nasce dal Gange, così da Assisi viene Francesco; e la povertà, per più di mille anni ignorata e disprezzata, trovò in lui un secondo marito, dopo Gesù, che l'aveva amata con «dolce sguardo». Dante ricorda che Francesco si scontrò con il padre, convinse il Papa ad approvare la sua dura regola, accolse i confratelli decisi come lui a mendicare scalzi, predicò il Vangelo davanti al sultano, ricevette le stimmate, lasciò ai successori l'ordine di restare sempre poveri. Giunto alla fine, chiese di essere sepolto nella nuda terra: «E del suo grembo l'anima preclara/ mover si volle, tornando al suo regno, e al suo corpo non volle altra bara». Oggi i versi del Paradiso sono scolpiti all'ingresso del sacro convento di Assisi, tornato luogo di incontro e dialogo da quando Giovanni Paolo II invitò nella città del santo tutti i leader religiosi, per pregare insieme. Accanto alla citazione della Divina Commedia, una scritta ricorda: «Il tempo che passa è Dio che viene». Francesco è il santo di Dante, perché è animato da una fede disinteressata, perché disprezza il potere e il denaro.
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L'uomo può essere un angelo, ma può anche rivelarsi un demone per i suoi simili. Talvolta i diavoli siamo noi; e l'Inferno può essere sulla Terra.
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Ungaretti ammirava moltissimo Dante, scrisse un commento alla Commedia, e fu ispirato da alcuni tra i versi più celebri dell'Inferno. «Si sta come/ d'autunno/ sugli alberi/ le foglie» ricorda la scena in cui Caronte batte i dannati con il remo: «Come d'autunno si levan le foglie/ l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo/ vede a la terra tutte le sue spoglie,/ similemente il mal seme d'Adamo...». E quando Ungaretti nelle trincee scrive «Ora mordo/ come un bambino la mammella/ lo spazio./ Ora sono ubriaco/ d'universo» evoca l'ultimo canto del Paradiso, dove Dante si paragona a «un fante/ che bagni ancor la lingua a la mammella».
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All'epoca, l'Arsenale era la più grande fabbrica d'Europa. Non sappiamo se lui l'abbia mai visitata; di sicuro la descrive come se l'avesse vista. Oggi il luogo torna ad animarsi per la Biennale d'Arte: ci sono artisti e critici di tutto il mondo, due drag queen tedesche dal cranio rasato, il filosofo Bernard-Henri Lévy che passa in motoscafo salutando folle che lo ignorano – «ma quello chi è?» –, Marina Abramović con le sue performance da mistica medievale, la figura un po' luciferina di Roberto D'Agostino grande collezionista, Vittorio Sgarbi che inveisce contro tutti, magnati su yacht grandi come isole battenti bandiere di paradisi fiscali, e una schiera di splendide visitatrici che impressionò il gruppo folk Pitura Freska: «Quanta mona che ghe xè a la Bienal!».
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Considerato che anche oggi le maghe – e i maghi – non hanno perso mercato, su questo tema la Divina Commedia è fin troppo moderna: l'auspicio che la fede e la ragione prevalgano sulla superstizione non si è ancora realizzato.
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Nel Medioevo e anche nel Rinascimento ogni signore aveva il proprio indovino, che consultava prima di prendere le decisioni importanti; ma Dante disprezza quell'arte ingannevole, che ai suoi occhi contraddice sia il ruolo di Dio nella storia, sia il libero arbitrio dell'uomo; così gli astrologi, onorati e temuti in vita, sono puniti e scherniti nell'aldilà. Il poeta crede nell'astronomia e anche nell'astrologia: i segni zodiacali possono rivelare alcune caratteristiche degli uomini nati sotto il loro influsso; lui ad esempio è dei Gemelli, ha un temperamento creativo e artistico, sia pure soggetto ad alti e bassi, a commozione e a furia, a entusiasmo e a disperazione. Però non crede che le stelle possano cambiare i destini. Quella è responsabilità dell'uomo, e di Dio.
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Nostradamus non riuscì a trasmettere il proprio dono al figlio: per dimostrare di essere all'altezza del padre, il poveretto previde un incendio; e morì nel tentativo di appiccarlo.
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Prima di essere impiccato, nel 1831, Ciro scrisse alla moglie Cecchina l'ultima lettera: «Pensa ai figli e in loro sèguita a v
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vi il loro genitore; e quando l'età farà conoscere chi era, dirai loro ch'era uno che amò sempre il suo simile». La lettera però fu sequestrata dai carcerieri; la moglie di Ciro Menotti poté leggere quelle parole così nobili solo diciassette anni dopo, al tempo dell'insurrezione del 1848. E noi possiamo essere fieri di questo: i nostri eroi, i nostri patrioti – nel Risorgimento, nella Grande Guerra, nella Resistenza – non sono comandanti di eserciti, non hanno ordinato stragi, né soggiogato altri popoli; sono vittime che hanno saputo morire bene, senza piagnucolare, senza scrivere una sola parola di odio per i carnefici, esprimendo un profondo desiderio di pace e di amore per l'umanità.
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Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini. Quando nel 1978 il Papa bresciano morì, trovarono tra le sue carte un testamento di quattordici pagine scritte a mano, con cui si congedava dai compatrioti e dai concittadini: «Chiudo gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica, chiamando ancora una volta su di essa la divina Bontà. Ancora benedico tutti. Roma specialmente, Milano e Brescia... Ai cattolici fedeli e militanti, ai giovani, ai sofferenti, ai poveri, ai cercatori della verità e della giustizia, a tutti la benedizione del Papa che muore».
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L'imperatore Nerone andrà oltre: farà evirare il giovane liberto Sporo – scelto perché i suoi tratti gli ricordavano quelli della moglie Poppea, che secondo la tradizione aveva ucciso a calci – e lo sposerà. Sporo assumerà il titolo di Augusta (oggi diremmo first lady), accompagnerà Nerone nelle visite all'estero e gli rimarrà accanto sino alla fine: sarà lui a reggere la spada su cui l'imperatore si getterà per uccidersi. Prima però Nerone si era sposato, ma stavolta assumendo il ruolo della donna, con un uomo, Pitagora. Aveva così sposato due uomini; ma di uno era il marito, dell'altro era la moglie.
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Un giorno Tiresia, passeggiando sul monte Citerone, aveva visto due serpenti accoppiarsi. Infastidito, aveva ucciso la femmina, e per punizione era stato trasformato per sette anni in una donna, provando tutti i piaceri che una donna può provare; fino a quando non si imbatté nella stessa scena, uccise il serpente maschio, e tornò uomo. Un giorno, Zeus ed Era litigarono su una questione di cui moltissime coppie hanno discusso: chi trae più piacere dall'atto dell'amore? L'uomo o la donna? Il re degli dei sosteneva che fosse la donna; la regina, l'uomo. C'era un solo modo per risolvere il dilemma: chi
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e all'unica persona che fosse stata nella vita sia maschio sia femmina: Tiresia. Interpellato da Zeus, rispose che l'estasi dei sensi si divide in dieci parti: all'uomo ne spetta una, alla donna nove; quindi la donna gode molto di più. Per la rabbia di aver perso la scommessa, Era accecò Tiresia; per ricompensarlo, Zeus gli diede il dono della profezia. Spesso nella cultura greca l'indovino è cieco: coglie con gli occhi della mente cose che agli altri uomini sfuggono, come accade anche ai poeti; Omero significa appunto «colui che non vede».
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Neppure gli indovini riescono a evitare la loro sorte; il dono di antev
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e il futuro li espone alle beffe degli altri mortali; e la più grande fortuna dell'uomo è non conoscere il proprio destino.
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La quarta bolgia: una valle tonda, percorsa da una processione silenziosa e piangente. I dannati hanno la testa voltata all'indietro: sono gli indovini, che credevano di v
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e il futuro, e ora sono costretti a guardare dietro di sé.
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le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia
Frasi di Aldo Cazzullo
I Pontefici del nostro tempo hanno rappresentato un punto di riferimento universale. Giovanni XXIII ha acceso la grande speranza del Concilio. Paolo VI è stato il primo Papa del mondo globale, il primo a tornare in Terrasanta e ad andare in America. Giovanni Paolo II sarà ricordato come il vincitore della lotta al comunismo. La finezza e la dolcezza intellettuale di Benedetto XVI resteranno con noi. Francesco – il primo Papa a portare il nome del santo di Assisi, il primo Papa non europeo – è la personalità mondiale cui guardano i poveri, gli sfruttati, gli ambientalisti, i volontari, e tutti coloro che non si rassegnano a un mondo disuguale e ingiusto. Oggi il Papa non porta spade ed è il leader spirituale più influente del pianeta. È diventato quel che Dante sognava che fosse.
Aldo Cazzullo
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Simone, mago di Samaria, offrì denaro a Pietro in cambio del potere di infondere lo Spirito Santo imponendo le mani, come facevano gli apostoli. Da lui prende il nome la simonia: il peccato – gravissimo per Dante – di vendere le cariche ecclesiastiche, di barattare «le cose di Dio» con oro e argento.
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Medea è una fata: la radice indoeuropea del suo nome, med, significa «colei che dà buoni consigli», e infatti è la stessa della parola medico.
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Fetonte, quando chiese al padre Elio, il Sole, di prestargli il suo carro
[...]
Man mano che scende, intravede fuochi e ascolta lamenti: sono i dannati dell'ottavo cerchio; segno che Gerione sta per posarsi su quella terra di dolore. Come un falcone stanco, che per la delusione del falconiere torna lentamente a terra senza una preda, e tutto crucciato resta lontano dal padrone, così il drago tocca il fondo e fa scendere Dante e Virgilio; per poi fuggire via con la velocità di una freccia scoccata dall'arco, come il frodatore che si dilegua senza lasciare al frodato il tempo della vendetta.
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Virgilio intanto è già salito sul drago e invita Dante a dimostrarsi «forte e ardito» e a montare «dinanzi», «ch'i' voglio esser mezzo,/ sì che la coda non possa far male». L'invenzione è meravigliosa. I due poeti salgono sul mostro con l'aria di due amici che vanno a fare una gita. Dante descrive un'esperienza che non può aver provato, il volo, con dettagli fantastici: il vento che lo investe, l'orrore che lo prende guardando in basso, quasi fosse su un deltaplano, la paura che lo induce a rannicchiarsi come su un ottovolante. Montagne russe al buio, perché il poeta non vede niente, tranne la fiera cui è aggrappato, che tende la coda, raccoglie a sé l'aria con le branche, e si spinge nel vuoto: come fa la barca quando indietreggia per uscire dal porto, poi si gira e affronta il mare aperto. Dante trema di paura, quasi fosse scosso da brividi di febbre; vorrebbe dire a Virgilio di abbracciarlo, ma non gli esce la voce; però lui capisce, lo avvince con le braccia, lo sostiene, e raccomanda al drago di scendere lentamente, a larghi giri.
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Avvicinandosi all'Inferno profondo, il linguaggio della Divina Commedia cambia. Lo stile si fa più realistico, grottesco, talora comico. I mostri, i diavoli, i dannati stessi hanno un aspetto animalesco.
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«Ecco la fiera con la coda aguzza» grida Virgilio come per evocare una bestia apocalittica, «ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!» E in effetti Gerione, «sozza imagine di froda», si avvicina, celando dietro il volto da uomo giusto un busto da serpente – la classica figura di Satana tentatore –, con due branche pelose sotto le ascelle e la pelle dipinta come un tappeto orientale; da ultima viene la coda guizzante, con la velenosa punta biforcuta. È la perfetta immagine della frode: all'inizio ispira fiducia; poi tesse i suoi inganni; infine vibra il colpo fatale. Gerione ricorda il drago dell'Apocalisse. Ma non è davvero vivo, è piuttosto un'allegoria, una creatura simbolica e misteriosa.
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Sempre l'uomo deve evitare – ammonisce Dante – di riferire quei fatti che, pur veri, possono apparire falsi, tanto sono incredibili; perché così si viene accusati di essere bugiardi, anche se si è sinceri.
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Nei secoli noi italiani non abbiamo maturato un rapporto sereno con il denaro. Fatichiamo a distinguere chi si è arricchito con il lavoro e il talento, e chi ha usato metodi illegali e criminali. Chi non paga le tasse non è oggetto di riprovazione sociale; è un furbo che ce l'ha fatta.
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Riconosciamolo: non siamo molto cambiati. Ancora oggi gli italiani non credono nella politica e non credono nello Stato, perché faticano a concepire che una persona possa fare qualcosa nell'interesse di qualcuno che non sia se stesso. E lo Stato a volte si comporta in modo da rafforzare i pregiudizi che abbiamo nei suoi confronti. In ogni occasione confermiamo di essere capaci di straordinari slanci individuali, e pure di grandi sacrifici; ma fatichiamo a organizzarci, a fare una cosa tutti insieme. E se il popolo dimostra tenuta e resistenza, le classi dirigenti danno pessima prova di sé; a volte anche per colpa del popolo che non ha saputo o potuto sceglierne di migliori.
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I versi con cui si congeda Pablo Neruda, prima di morire dodici giorni dopo il golpe di Pinochet in Cile, forse per un'iniezione letale ordinata dal dittatore: «Ma perché chiedo silenzio/ non crediate che io muoia./ Mi accade tutto il contrario:/ accade che sto per vivere».
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Brunetto aveva scritto che «la gloria dona all'uomo prode una seconda vita».
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L'uomo che ha la fierezza di Farinata senza averne la dignità è Capaneo, uno dei sette re che assediarono Tebe, e quindi uno dei protagonisti della Tebaide di Stazio, il poeta amato da Dante. La storia prende origine dal mito di Edipo, e dai suoi delitti. Senza saperlo, Edipo uccide il padre Laio e sposa la madre Giocasta, da cui ha due gemelli: Eteocle e Polinice. Essendo nati nello stesso momento, entrambi possono vantare il diritto al trono: così si accordano per regnare a turno, un anno ciascuno. Quando Eteocle rifiuta di c
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e il posto al fratello, Polinice guida una spedizione per riprendersi la città, alleato con altri sei re. E il primo a scalare le mura di Tebe è Capaneo. Stazio gli attribuisce parole coraggiose e sprezzanti: «La paura creò nel mondo gli dei»; «il mio dio è il coraggio». Capaneo sfida apertamente Dioniso ed Ercole, protettori dei Tebani. Ed esorta Zeus a mostrare il proprio volto, anziché limitarsi a spaventare le donnicciole con i tuoni; provocato, Zeus lo fulmina con la sua folgore.
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