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Beatrice Venezi
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Beatrice Venezi
Direttrice d'orchestra italiana
5 marzo 1990
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L'educazione musicale nelle nostre scuole non è mai stata sufficiente: è deleterio pensare di innamorarsi della musica con un flauto di plastica, che tra l'altro è finto. E poi perché bisogna necessariamente insegnare a suonare uno strumento? Si dovrebbe insegnare ad apprezzare la musica, prima ancora che ad eseguirla. La cosa più logica è cominciare dal canto: la voce è il nostro primo strumento, quello che tutti possediamo.
L'orchestra è uno strumento difficile, a volte spietato ma sempre meritocratico: il direttore viene giudicato continuamente, fin da come entra e cammina verso il podio.
[Ti sei affermata in un mondo prettamente maschile, per arrivare dove sei ora hai dovuto affrontare molti pregiudizi?]
Sì, sia perché sono donna sia perché sono giovane. Ma soprattutto perché non ho voluto nascondere la mia femminilità, a partire da come mi presento sul palco. E poi c'è il fatto di aver voluto popolarizzare la musica classica mentre è sempre stata appannaggio di pochi, di un'élite.
Il direttore non può modificare nemmeno una nota di quelle scritte in partitura, il rispetto del testo è assoluto. Però, la sua visione del brano può restituire a quel testo una luce nuova. Ho lavorato sui dettagli che fanno la differenza tra una interpretazione e l'altra: l'equilibrio fra le sezioni dell'orchestra, la velocità di esecuzione, la tensione fra i vari elementi.
La nostra cultura è tutta esterofila, perfino quando scegliamo le vallette.
[Un'educazione all'ascolto, quindi?]
Esatto. Anche perché suonare in un'orchestra – così come cantare in un coro – è una grande lezione di educazione civica. Ti insegna ad ascoltare la persona che hai accanto, ad aspettare il tuo turno, a respirare insieme.
[Perché hai scelto proprio Puccini per il tuo primo album, My journey – Puccini's Symphonic Works?]
Direi che è stata quasi una scelta obbligata. Innanzitutto condividiamo le origini, perché siamo entrambi di Lucca. Puccini è poi la figura che ha segnato certi momenti fondamentali del mio percorso artistico.
Devo dire che di artisti giovani e giovanissimi se ne vedono sempre di più sui palcoscenici internazionali. Diciamo che la mia è una condizione particolare perché alla giovane età si aggiunge anche il genere femminile, oltre alla mia volontà di non nascondere la mia femminilità. Inoltre parlo di avvicinare un pubblico più ampio ad un genere che a lungo è stato volutamente appannaggio di una élite culturale, mentre io sostengo che la classica fosse il pop (nel senso di "popolare") dell'epoca e che dovremmo recuperare questa dimensione. Insomma, tutti questi elementi sommati creano sicuramente un certo scompiglio.
L'educazione musicale in Italia è imbarazzante.
Il benessere per una donna, a qualsiasi età, è un tema da trattare proprio come un appuntamento in agenda, o un argomento da curriculum: fondamentale e imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi migliori.
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