Frasi di Jonathan Kashanian

• La felicità è nascosta ovunque, basta cercarla.
• Arrivai a Milano a tre anni e mezzo. I miei si trasferirono da Ramat Gan, una cittadina vicino Tel Aviv. Mio padre aveva intrapreso l'attività di commerciante di tappeti. Prima aveva combattuto nella guerra dei Sei giorni in Israele. Io nacqui per sbaglio, nel senso che mia madre aveva la spirale e non pensava di restare incinta. Appena nato, mio padre mi prese in braccio e alzandomi al cielo disse: “Ti chiamerò Yehonatan, che in ebraico significa Dio ha dato”.
• Tra i miei primi ricordi milanesi c'è la neve. Mi faceva strano indossare sciarpa e guanti, perché in Israele eravamo abituati a vivere per strada, sotto il sole. Sono cresciuto a Bande Nere, nella zona del quartiere ebraico. Ricordo le prime esplorazioni di Milano: questa è una città che cambia a tutte le ore.
• Nei primi anni '90 frequentavo la fiera di Senigallia a Milano. Era il mio periodo hippie, avevo capelli lunghissimi stile rasta e prendevo d'assalto le bancarelle comprando vecchie pellicce sintetiche, cappelli, borse con le frange. Mi mescolavo tra fricchettoni, punkabbestia e modelle. Era la nostra Woodstock, mancava solo Joan Baez, ma in compenso c'era Alda Merini.
• Vorrei fare un format tv che chiamerei “La casa di Jonathan”, in cui tutto è improvvisato e gli ospiti sono i miei amici che mi vengono a trovare.
• L'aperitivo è una delle grandi invenzioni di Milano.
• Vorrei diventare padre, semmai anche ricorrendo alla pratica della “gestazione per altri” che purtroppo si può fare solo all'estero.
• Milano è una città che trasuda stile.
• Incontravo spesso Alda Merini e mi regalava le sue perle, come quando sbottava: “Sai perché le mosche non hanno mai un attimo di pace? Perché la merda è tanta”. Parlava sempre della morte e poi mi diceva: “Tu hai sbagliato epoca perché sei troppo elegante”.

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