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Mario Rigoni Stern
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Frasi di Mario Rigoni Stern
Mario Rigoni Stern
Scrittore italiano
1 novembre 1921 - 16 giugno 2008
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I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia.
Questi i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, di tutti gli uomini; non uccidere, distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il lavoro per la fratellanza e l'aiuto reciproco.
Un giorno ricevetti una lettera da San Pietroburgo (allora si chiamava Leningrado): di un uomo che, avendo letto il mio libro tradotto in russo, mi scriveva, so chi mi ha sparato la notte del 26 gennaio. Quando gli Alpini ruppero l'accerchiamento a Nikolajewka. "In quella notte ci siamo sparati, ma per fortuna siamo tutti e due vivi".
Chi lo avrebbe mai detto che lo sarei diventato anch'io, un autore? Ma forse, in fondo in fondo, quando scrivevo in segreto il mio diario lo speravo.
Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò addosso le sue settantadue bombarde.
Non ho mai ucciso per uccidere. Ho ucciso per tornare a casa, e per salvare i miei compagni.
Attraversò Thiene. Non pensò di fermarsi alla stazione per chiedere se il trenino a cremagliera funzionasse ancora. Ma poi come avrebbe potuto pagare il biglietto? Era anche convinto, chissà perché, che solamente a piedi, con le sue gambe, poteva arrivare. E andava.
Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un'alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall'uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.
La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare: è il testamento che ci ha lasciato Primo Levi.
Mai come oggi l'uomo che vive in Paesi industrializzati sente la mancanza di «natura» e la necessità di luoghi: montagne, pianure, fiumi, laghi, mari dove ritrovare serenità ed equilibrio; al punto che viene da pensare che la violenza, l'angoscia, il malvivere, l'apatia e la solitudine, siano da imputare in buona parte all'ambiente generato dalla nostra civiltà.
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