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Sant'Alfonso
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Sant'Alfonso
Santo cattolico italiano
27 settembre 1696 - 1 agosto 1787
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Puoi trovare le
frasi di Sant'Alfonso
anche in questi temi:
Anima
Eternità
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Grande fu la speranza di S. Francesco di Sales. Stava egli certo che sempre Dio veglia a nostro bene, e perciò si vedea sempre sereno ed intrepido in mezzo 'a maggiori pericoli.
Maometto credea esservi un Dio, e dalla Sura 4. vers. 17. si ricava che credesse anche la Trinità delle persone nella natura divina: Neque dicant tres (Deos), Deus enim unus est.
Credeva esser di fede esservi gli angeli, ma dicea che essi hanno corpo, e sono anche di diverso sesso; Sura 2. e 7.Diceva ancora essere assegnati due angeli custodi a ciascun uomo, e questi mutarsi ogni giorno. Dicea di più che vi sono angeli e demonj di diverse specie, chiamati genj, i quali mangiano e bevono, ed anche si propagano e muoiono, ed anche son capaci della futura salute e dannazione.
Vi sono poi nell'Alcorano molte cose indegne di Dio. Ivi si dice (come bestemmiano ancora gli ebrei talmudisti) che Dio fu costretto a dire una bugia, per metter pace tra Sara ed Abramo. Ivi s'induce Dio che giura per li venti, per gli angeli ed anche pei demonj; quando che Dio solo per sé può giurare, non già per le creature. Di più nella Sura 43 s'induce Dio che prega per Maometto: Cum Deus et angeli propter prophetam exorent.
Ogni cosa finisce, l'eternità non finisce mai.
Ravviviamo la fede che vi è inferno e paradiso eterno; o l'uno o l'altro ci ha da toccare.
Chi medita spesso i novissimi, cioè la morte, il giudizio e l'eternità dell'inferno e del paradiso, non cadrà in peccato; ma queste verità non si vedono con gli occhi, solamente si vedono colla mente.
Dicono
[...]
i Luterani, che il Corpo di Cristo sta nel pane localiter, come in un vaso; onde siccome dimostrandosi la botte, ove sta il vino, si dice: Questo è il vino; così Cristo, dimostrando il pane, disse, Hoc est corpus meum; e quindi dicono esservi nell'Eucaristia il Corpo di Cristo, ed insieme il pane. Si risponde, che secondo l'uso di parlare la botte è atta a dimostrare il vino, perché ordinariamente il vino si conserva nelle botti; ma il pane non è per sé atto a dimostrare un corpo umano, poiché non può avverarsi se non per un miracolo, che nel pane si contenga un corpo umano.
E per confusione de' Luterani vagliaci qui quel, che diceano i Zuingliàni
[...]
contra questa Impanazione, o sia Consustanziazione del pane col Corpo di Cristo inventata da Lutero; diceano che dovendosi tenere il senso letterale delle parole, Hoc est corpus meum, come volea Lutero, dovea tenersi necessariamente ancora la Transustanziazione de'Cattolici. E giustamente la discorreano così: Gesù Cristo non disse, Hic panis o pure Hic est corpus meum, ma Hoc est corpus meum, (come di sopra dicemmo doversi intendere) questa cosa è il Corpo mio. Onde diceano, che ributtando Lutero la figura, o la significazione del Corpo com'essi teneano, e spiegando a modo suo, Hoc est corpus meum, cioè questo pane è il Corpo mio realmente, senza figura, veniva a distruggere da se stesso la sua dotrina; poiché se dicendo il Signore, Hoc est corpus meum, avesse voluto intendere: questo pane è il mio Corpo, e poi avesse voluto, che restasse la sostanza del pane, sarebbe stata la sua una proposizione inetta, e sconnessa. Ma il vero senso è, che dicendo il Signore, Hoc est corpus meum, il pronome hoc s'intende neutralmente: ciò che tengo nelle mani, è il mio corpo. Pertanto concludeano i Zuingliani, che la conversione della sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, deve intendersi o totalmente in figura, o totalmente in sostanza; e lo stesso disse Beza nella Conferenza avuta in Mombeliard co'Luterani. Ecco dunque secondo il vero Dogma la conclusione contra Lutero: Dicendo il Signore, Hoc est corpus meum, volle che di quel pane si formasse o la sostanza o la figura del suo Corpo; se dunque la sostanza di quel pane non divenne sola e semplice figura, come sostenne Lutero, dunque divenne tutta sostanza del Corpo di Gesù Cristo.
A che serve guadagnarsi tutto il mondo, e perdere l'anima?
Aspetto, fra giorni, il canonico Roberto che mi porti soccorso; e V. R. mi avvisi quando vuole soccorso, perché il cuore mio sta a Frosinone.
Chi non vuole altro che Dio, sta sempre contento in ogni cosa che accade.
Quanno nascette Ninno a Bettalemme
era nott' e pareva miezojuorno.
Mai le stelle – lustre e belle
se vedetteno accossì;
e 'a cchiù lucente
jett' a chiammà li Magge all'Uriente.
De pressa se scetajeno l'aucielle
cantanno de 'na forma tutta nova;
pe 'nsi agrille – co li strille
e zompanno 'a cca e da llà:
È nato, è nato,
dicevano, lo Dio che 'nce ha creato.
Co tutto ch'era vierno, Ninno bello,
nascetteno a migliara rose e sciure.
Pe 'nsi 'o ffieno sicco e tuosto
che fuje puosto – sotto a te,
se 'nfigliulette
e de frunnelle e sciure se vestette.
A no paese che se chiamma Ngadde
sciuretteno le bigne e ascette l'uva.
Ninno mio sapuritiello,
rappusciello – d'uva si tu
ca tutt'ammore,
faje doce 'a vocca, e po' 'mbriache 'o core.
No nc'erano nemmice per la terra,
la pecora pasceva c' 'o lione;
co 'a crapette – se vedette
'o liupardo pazzeà;
l'urzo e 'o vitiello,
e co lo lupo 'n pace 'o pecoriello. ...
[...]
Viene, Suonno, da lo cielo,
viene e adduorme sto Nennillo;
pe pietà, ca è peccerillo;
viene, Suonno, e non tardà.
Gioia bella de sto core
vorria suonno arreventare,
doce doce pe te fare
st'uocchie belle addormentà.
Ma si tu p'essere amato
te si fatto bammeniello,
sulo ammore è 'o sunnariello
che dormire te po' fa.
Ment'è chesto può fa nonna,
Pe te st'arma è arza e bona;
t'amo, t'a... Uh! Sta canzona
già l'ha fatto addobbeà
T'amo, Dio – Bello mio;
t'amo, Gioia, t'a...
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