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H. G. Wells
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Aforismi di H. G. Wells - pagina 2
H. G. Wells
Scrittore inglese, fantascienza
21 settembre 1866 - 13 agosto 1946
Frasi in elenco
:
21
‐
Pagina:
2
di
3
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Non c'è rimorso così forte come quello provocato dagli scacchi.
Lionel Wallace mi raccontò la storia della porta nel muro durante una serata a quattr'occhi, nemmeno tre mesi fa. Sul momento pensai che per quanto lo riguardava fosse una storia vera. Ne aveva parlato con tale schietta convinzione che non avevo potuto fare a meno di credergli. La mattina dopo però, a casa mia, considerai la cosa con altri occhi; e mentre, a letto, rammentavo le cose che mi aveva detto senza più la seduzione della sua voce pacata e sincera, lontano dal cerchio di luce della lampada da tavolo schermata e da tutta l'atmosfera soffusa d'ombre che lo avvolgeva in una con gli arredi brillanti, i cristalli, la tovaglia e le posate della cena che avevamo consumato insieme, e che avevano composto un piccolo mondo effimero e splendente del tutto remoto dalla realtà di ogni giorno, le giudicai francamente incredibili.
Il cinismo è la comicità in cattiva salute.
Lo straniero arrivò ai primi di febbraio, in una giornata gelida, sferzata da un vento tagliente e battuta da una fitta nevicata, l'ultima della stagione. Veniva a piedi dalla stazione di Brumblehurstm, e teneva in mano, una mano pesantemente guantata, una valigetta nera. Era imbacuccato dalla testa ai piedi, e la tesa del suo morbido cappello di feltro gli scendeva sul viso, nascondendolo quasi interamente alla vista, L'unica cosa visibile era la punta lucida del suo naso. La neve gli si era ammucchiata contro il petto e sulle spalle e aveva ricamato una cresta bianca sul bagaglio. Più morto che vivo, entrò nell'albergo "Carrozza e cavalli" e lasciò cadere in terra la valigia.
Il Viaggiatore nel Tempo (sarà opportuno chiamarlo così) era intento a illustrarci un argomento molto oscuro. Gli occhi grigi brillavano vivaci; il volto, generalmente pallido, era acceso e animato. Il fuoco brillava allegro; il tranquillo riverbero delle luci incandescenti nei gigli d'argento colpiva le bollicine che apparivano e scomparivano nei nostri bicchieri. Le poltrone, brevettate da lui, ci abbracciavano e accarezzavano, senza cedere al peso del corpo; dominava quella piacevole atmosfera postprandiale, quando il pensiero vaga amabilmente libero dalle pastoie della precisione. E mentre ce ne stavamo lì seduti, in pigra ammirazione davanti all'ardore con cui illustrava il nuovo paradosso (tale lo consideravamo) e davanti alla sua eloquenza, così lui parlò sottolineando i punti principali con l'indice magro.
Il primo febbraio 1887 la Lady Vain naufragò a seguito di una collisione con un relitto a circa 1' di latitudine sud e 107' di longitudine ovest. Il 5 gennaio 1888, ossia undici mesi e quattro giorni dopo, a 5' e 3'' di latitudine sud e 101' di longitudine ovest, fu trovato mio zio, Edward Prendick, certamente imbarcatosi sul Lady Vain a Callao e ritenuto morto per annegamento. Era in una piccola imbarcazione aperta, dal nome illeggibile, ma probabilmente appartenuta alla goletta dispersa Ipecacuanha. Fornì un resoconto così strano di come fosse finito lì che si concluse fosse fosse impazzito. In seguito disse di aver avuto un vuoto di memoria dal momento in cui era fuggito dalla Lady Vain.
Suppongo che il suicida mentre appoggia alla tempia la canna della pistola provi per ciò che succederà l'attimo seguente quello che in quel momento provai io: un sentimento di curiosità.
Questo è sempre stato il destino dell'energia nei tempi di pace: avvicinarsi all'arte e all'erotismo per poi languire e spegnersi.
Mediante il tributo di milioni di morti, l'uomo ha conquistato il suo diritto di vita sulla terra, ed essa è sua contro chiunque venga per conquistarla.
Ogni dogma prima o poi deve morire.
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