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[In confessionale con Don Mario]

Don Mario: Da troppi anni c'erano questi sospetti su Lima come uomo legato alla Mafia; era troppo chiaccerato. E anche gli altri esponenti della tua corrente sono chiacchierati. Tutto questo non è bene.

Andreotti: Anch'io sono chiacchierato.

Don Mario: Ma tu sei Giulio Andreotti, loro no.

Andreotti: Almeno questo non è colpa mia.

Don Mario: Giulio, perché ti circondi di certa gente?

Andreotti: La guerra si fa con i soldati che si hanno.

Don Mario: I migliori possono scegliere i soldati migliori.

Andreotti: Ma gli alberi per crescere hanno bisogno del concime.

Don Mario: La tua ironia è atroce.

Andreotti: L'ironia è la migliore cura per non morire e le cure per non morire sono sempre atroci.

Don Mario: Soffri per Lima?

Andreotti: Soffro per Moro. Tutto mi è sempre passato addosso senza lasciare segni ma Moro no. Non riesco a togliermelo dalla testa; è come una seconda emicrania, ancora più lancinante. Perché non presero me? Io sono forte, Moro no, Moro era un uomo debole.

Don Mario: Non devi parlare così, questi sono sterili rimorsi.

Andreotti: Volevano i segreti, le Brigate rosse. Con me potevano stare a parlare un anno, Moro certe cose non solo non le sapeva, non poteva neanche immaginare che esistessero. Sai, Mario, una volta [le BR] mi hanno chiamato a casa. Nessuno ha il mio numero di casa. Mi dissero che mi avrebbero ammazzato il 26 dicembre. Io gli risposi: "Grazie, cosi passerò il santo Natale in pace." Sono ancora qui. Si fecero scoraggiare da una battuta: queste erano le brigate rosse, gente troppo seriosa.

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