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Dialogo dal film Il divo

[In confessionale con Don Mario]

Don Mario: Da troppi anni c'erano questi sospetti su Lima come uomo legato alla Mafia; era troppo chiaccerato. E anche gli altri esponenti della tua corrente sono chiacchierati. Tutto questo non è bene.

Andreotti: Anch'io sono chiacchierato.

Don Mario: Ma tu sei Giulio Andreotti, loro no.

Andreotti: Almeno questo non è colpa mia.

Don Mario: Giulio, perché ti circondi di certa gente?

Andreotti: La guerra si fa con i soldati che si hanno.

Don Mario: I migliori possono scegliere i soldati migliori.

Andreotti: Ma gli alberi per crescere hanno bisogno del concime.

Don Mario: La tua ironia è atroce.

Andreotti: L'ironia è la migliore cura per non morire e le cure per non morire sono sempre atroci.

Don Mario: Soffri per Lima?

Andreotti: Soffro per Moro. Tutto mi è sempre passato addosso senza lasciare segni ma Moro no. Non riesco a togliermelo dalla testa; è come una seconda emicrania, ancora più lancinante. Perché non presero me? Io sono forte, Moro no, Moro era un uomo debole.

Don Mario: Non devi parlare così, questi sono sterili rimorsi.

Andreotti: Volevano i segreti, le Brigate rosse. Con me potevano stare a parlare un anno, Moro certe cose non solo non le sapeva, non poteva neanche immaginare che esistessero. Sai, Mario, una volta [le BR] mi hanno chiamato a casa. Nessuno ha il mio numero di casa. Mi dissero che mi avrebbero ammazzato il 26 dicembre. Io gli risposi: "Grazie, cosi passerò il santo Natale in pace." Sono ancora qui. Si fecero scoraggiare da una battuta: queste erano le brigate rosse, gente troppo seriosa.

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Breve trama del film

[da Wikipedia]
Il film narra una parte della vita di Giulio Andreotti, protagonista della storia politica italiana per decenni, raccontata nel periodo tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del suo VII governo e l'inizio del processo di Palermo per collusioni con la mafia. La pellicola inizia con una lunga serie di omicidi e presunti suicidi di personalità di spicco (Moro, Dalla Chiesa, Pecorelli, Falcone, Calvi, Sindona, Ambrosoli). Seguono le parole delle lettere di Moro che dalla sua prigionia per mano delle Brigate Rosse si rivolgeva...Leggi di più

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