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Mia Ceran
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Mia Ceran
Giornalista e conduttrice tv italiana
15 novembre 1986
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6
Puoi trovare le
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anche in questi temi:
Televisione
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Ho deciso io, a un certo punto, di non rimanere dentro il racconto politico perché quando sono diventata conduttrice
[...]
ho capito che l'approfondimento politico richiedeva una serie di talenti, competenze e conoscenze dei meccanismi televisivi. A 27 anni forse non ero pronta. Quando Giancarlo Leone mi propose di andare a condurre l'edizione estiva di Unomattina, Andrea Vianello, che mi aveva fatto esordire alla conduzione e si sentiva un po' il mio padre professionale, mi sconsigliò di accettare. Io invece, quella a Unomattina Estate, la trovai un'esperienza rassicurante e da quel momento per me virare è stato abbastanza naturale, anche se in quel momento non avrei mai pensato di arrivare all'intrattenimento.
La televisione è il regno dell'abitudine. Abbiamo visto diventare star delle persone di cui, il giorno in cui sono comparse in televisione, sia i critici che il pubblico pensavano "ma con quella voce" o "con quella faccia" non ce la faranno mai. Ma poi cos'è successo? L'abitudine ha vinto su tutto. Perché una faccia familiare diventa credibile in quel che fa. La televisione è questo processo. Nel bene e nel male.
[«Rai dire Niùs è stato il vero momento di svolta»]
[...]
La Gialappa's mi aveva contattato perché cercava un giornalista che facesse la foglia di fico rispetto alle loro intenzioni. Io non ero sicura di potermi confrontare con una prova di questo tipo e soprattutto di compiere una tale svolta. Alla fine ho accettato perché per me la Gialappa's e il Mago Forest sono dei miti televisivi: in questo rivendico un amore per la televisione che è abbastanza trasversale. Mi ha convinto la fiducia che hanno riposto in me. Poi sono seguiti cinque anni di Quelli che il calcio con Luca e Paolo, che sono stati una palestra fantastica: era una macchina composita e in alcuni tratti quasi circense. Mi ha dato una conoscenza dei meccanismi televisivi strepitosa. È come se fossi stata per tantissimi anni una studentessa. Televisivamente non rinnego niente: è stato tutto bello e necessario. Forse non tutto – cinicamente parlando – è stato la mossa di carriera azzeccata, ma poco mi importa.
I programmi si possono anche difendere con le unghie e con i denti, dimostrando con tanto di numeri la crescita che si ha avuto. Farlo vuol dire difendere qualcosa in cui sai che ci puoi spendere anima e corpo tutti i giorni.
Anche se sono classe '86, ci sono tante cose in me che sono invecchiate. Ho iniziato a fare questo mestiere a 20 anni con uno stage e non ho mai smesso di lavorare. Ho fatto l'inviata, la conduttrice, l'autrice, tante cose diverse tra loro, ma le ho sempre fatto nell'ancien regime, i miei modelli di riferimento erano sempre persone molto più grandi di me o persone che si muovevano a loro agio in un mondo che aveva tutto il sapore della fine dell'impero.
Sono arrivata a fare il praticantato al Tg5 nel 2010 e c'era già forte – e c'era ovunque, a prescindere dalle testate – una sensazione costante: quella che un tempo fosse tutto meglio. Che fosse meglio il modo in cui si lavorava, che le trasferte durassero di più, che c'era più tempo per preparare un prodotto, che si lavorasse con una squadra più ampia. E forse è perfino vero. Ma è come se la nostalgia per qualcosa di straordinario e di eccezionale che le persone hanno conosciuto, li avesse resi incapaci di adattarsi a quello che è il nuovo mondo. E non voglio dire che il nuovo mondo sia meglio del vecchio. Ma semplicemente è il nuovo mondo.
Altri autori di aforismi
Centinaio, Gian Marco
Cerasa, Claudio
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