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Andrea Purgatori
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Frasi di Andrea Purgatori
Andrea Purgatori
Giornalista, sceneggiatore, saggista e...
1 febbraio 1953 - 19 luglio 2023
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Incontrai Fiorenzo Angelini. Allora solo vescovo, ma già eminenza grigia della sanità cattolica con le mani in pasta in cinque ospedali di Roma, quattrocento immobili e ottomila ettari di tenute agricole intorno alla capitale. Il Giulio Andreotti del Vaticano, di cui era amico fraterno. Lo incontrai a Kisima o Baragoi, non ricordo bene. Comunque, sulla strada (si fa per dire) che conduceva a Loiyangalani, sulle sponde del Lago Rodolfo. Sbucò tra le bouganville di un lodge con una camicia, un paio di bermuda color kaki e una cinepresa in mano. Fate conto Alberto Sordi in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa. Preciso. E dopo essersi presentato, chiese due informazioni: dove convenisse fare un buon cambio al mercato nero e se l'avorio di contrabbando a trentamila lire al chilo fosse un prezzo accettabile. Sembrava uno scherzo.
Ho sempre fatto inchieste o scritto sceneggiature. Nelle inchieste parlano i fatti, nelle sceneggiature i dialoghi e le espressioni dell'attore. Questa volta volevo portare il lettore nella mente dei personaggi e puoi farlo solo con la scrittura di un romanzo.
31 ottobre 2019
Berlino
Markus Graf era stato una spia. E da spia aveva tradito.
In quel mondo di donne e uomini la cui vita è spesso doppia o tripla e che qualcuno chiama Circo, nessuno si è
mai scandalizzato per questo. Tradire è uno degli eventi possibili. Come ingannare e uccidere. O essere uccisi. E chiunque abbia frequentato quel mondo sa quanto sia ininfluente che il tradimento venga consumato in nome di un ideale o per denaro, quanto lontano ci si nasconda o il tempo trascorso. Ciò che conta sono solo tre cose.
La scelta compiuta.
Il danno arrecato.
Le sue conseguenze.
Ma poi arriva sempre anche un conto da pagare.
Alberto
[Angela]
è un amico che stimo, non lo considero un concorrente.
[...]
Ci accomuna la scelta di andare nei luoghi dove le cose sono accadute, ci accomuna la voglia di far vivere una storia con una scrittura cinematografica, ci accomuna il fatto che non siamo a caccia della lite televisiva, che non dobbiamo rincorrere l'intervista al personaggio politico del momento. Oltre ad Ulisse e ad Atlantide non mi pare ci sia qualcosa di simile nella tv italiana, gli ascolti suoi sono straordinari, quelli miei sono molto buoni. Questo significa che il pubblico c'è.
[Purgatori risponde di aver scritto un romanzo di spionaggio per molti motivi, il primo:]
perché avendo conosciuto, nell'arco di tanti anni di lavoro, molte spie dell'Est, dell'Ovest e di tanti Paesi, volevo raccontare anche la loro dimensione umana che è molto diversa da quella del nostro immaginario. Sono donne e uomini fatti come noi e come noi provano emozioni, sentimenti, gioie e dolori ed è curioso, diciamo, che li debbano vivere, in qualche modo, nell'ombra. Anche se a volte poi il sentimento fa saltare questi progetti studiati a tavolino che dovrebbero cambiare gli assetti del mondo.
Il mio impegno sarà portare Greenpeace dentro i problemi nazionali. Declinare le nostra campagne globali sulle emergenze che abbiamo sul territorio. Per cui al primo posto ci saranno le bonifiche. Poi l'agricoltura, per continuare le nostre vittorie contro gli Ogm e ora sensibilizzare sui pesticidi che stanno sterminando le api. E terzo il carbone. Non è accettabile che sia ancora una delle nostre prime fonti di energia.
Nel corso della mia carriera giornalistica ho conosciuto troppe spie perché mi divertisse una narrazione irrealistica, nessuna di quelle che ho conosciuto aveva l'aria di James Bond. Piuttosto mi ha sempre affascinato la sede della Stasi che ho visitato e quella parte dell'archivio segreto che è andato distrutto. C'è un buco nero della memoria collettiva che non è stato mai indagato a fondo.
[...]
Continuiamo a esserci
[negli strascichi della Guerra fredda]
dentro sino al collo, basta pensare al Russiagate...O al sommergibile in cui sono da poco morti 14 marinai russi. È molto probabilmente un mezzo utilizzato per operazioni speciali di intelligence.
Ci sarà ancora molto da scoprire e raccontare sul comportamento degli apparati di sicurezza del Belgio, che fin dall'attentato a Charlie Hebdo (gennaio 2015) avevano in mano più che un sospetto per sradicare la rete operativa jihadista che in successione ha tentato la strage sul treno Amsterdam-Parigi (agosto 2015), ha compiuto il massacro di Parigi (novembre 2015) e quelli di Bruxelles.
Oliviero era più colto di me, più svelto a capire, più bravo a collegare i dettagli ed i sintomi del malessere che ci ha mangiato il futuro, se non tutto almeno in gran parte. Ma aveva un qualità: non ne voleva sapere di arrendersi. E fin qui, il giornalista, lo scrittore. Poi c'era l'uomo. Anzi, prima. Generoso e accogliente. A modo suo, che era un bel modo. La sua famiglia sa di cosa sto parlando, i suoi figli sanno di cosa sto parlando. Lo saprà anche il suo nipotino.
Incontrai Fiorenzo Angelini. Allora solo vescovo, ma già eminenza grigia della sanità cattolica con le mani in pasta in cinque ospedali di Roma, quattrocento immobili e ottomila ettari di tenute agricole intorno alla capitale. Il Giulio Andreotti del Vaticano, di cui era amico fraterno.
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