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Antonio Stoppani
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Antonio Stoppani
Geologo, paleontologo e patriota...
15 agosto 1824 - 2 gennaio 1891
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8
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frasi di Antonio Stoppani
anche in questi temi:
Italia
Vulcani
Applausi
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Il mondo fisico della Svizzera, si riduce, possiam dire, alle Alpi; mentre il nostro mondo è assai più vasto e infinitamente più ricco di fenomeni e di naturali bellezze. Alle bellezze ed alle ricchezze scientifiche delle Alpi, noi aggiungiamo quelle così diverse dell'Appennino; e quando avremmo descritto i nostri ghiacciai, le nostre rupi e le gole delle Alpi e delle Prealpi, troveremo altri nuovi mondi da descrivere: le emanazioni gassose, le fontane ardenti, le salse, i vulcani di fango, i veri vulcani o vivi o spenti, il Vesuvio, l''Etna, poi ancora il mare e le sue isole, i climi diversi, le diverse zone di vegetazione, dalla subtropicale alla glaciale e così via discorrendo, ché l'Italia è quasi (non balbetto nel dirlo) la sintesi del mondo fisico.
L'Italia è quasi
[...]
la sintesi del mondo fisico.
La scienza non si contenta di dire: -Dio ha fatto, ha voluto così; vuol anche sapere come ha fatto, ed anche, se può, perché ha voluto così. E Dio non vieta questa nobile curiosità che è tutta consentanea a quel lume di ragione, che Dio stesso ha dato all'uomo, perché fosse l'immagine sua.
[Serata VI, Il passo del Sobretta, La scienza]
Se queste pagine avranno la fortuna, pur troppo rara, di uscir dalle mura delle scuole di città, per diffondersi nelle campagne, in seno alle Alpi, nelle montagne dell'Appennino, al piede del Vesuvio e dell'Etna, insegneranno agli abitanti di quelle contrade ad apprezzare un po' meglio sé stessi e le bellezze e i favori d'ogni genere di cui la natura, ministra di Dio, non fu avara alle diverse province d'Italia. (Prefazione, Agli istitutori, p. 8)
«Così pensando mi riconciliavo colla scienza, pur troppo talvolta compromessa da tali che del vero scienziato avranno l'intelligenza, ma non il cuore; mi riconciliavo con me stesso, sembrandomi che avrei potuto anch'io far qualche cosa di buono, e mi sentivo diventar migliore; più umile nella coscienza del mio nulla, più docile nella contemplazione dell'ordine a cui è soggetta ogni creatura, più confidente nella cognizione della divina bontà, più grato nel riconoscimento di quella providenza amorosa di cui la storia del globo è una splendida rivelazione, più desideroso d'esser perfetto come è perfetto il Padre che è ne' cieli, più amante degli uomini nel riflesso del posto sublime che occupano nella gerarchia del creato e dei loro eterni destini. E via di speculazione in speculazione, mi pareva che l'unità di Dio fosse così bene espressa nel coordinamento perfetto di tutti gli esseri creati nel tempo e nello spazio, e di tutte le forme che li muovono in un armoniosissimo tutto; che gli attributi delle Persone suonassero chiari in quella triplice nota di potenza, di sapienza, d'amore, che è la favella dell'universo: mi pareva insomma che al mondo non ci fosse più bisogno d'altro libro, che del libro della natura. Oh! Lo studio della natura!... Potessi innamorarvene!»
«Tu ce ne hai innamorati», sclamò Giannina con entusiasmo.
«Fosse vero!» risposi. «Allora non avrei che da augurarvi la serenità della mente e l'innocenza del cuore, perché anche la parola della natura è buon seme che può essere mangiato sull'aperta via dagli uccelli, inaridire tra i sassi, morir sotto le spine... Ma addio! A ben rivederci a S. Martino!»
[Serata XXIX, La valle del Bove, Il linguaggio della natura]
[Explicit]
L'invisibile luna si è accostata furtiva a baciare quell'astro che l'indora di notturni splendori. Ecco, il suo nero labbro sfiora il labbro lucentissimo del sole.
[Serata IX, Loreto e la levata del sole, L'eclisse totale del 1842]
Gli uomini andrebbero applauditi e rimeritati con quel criterio che si suole adoperare cogli attori di scena, mentre non si applaude già a chi fa le parti di re o di regina, ma a chi fa bene la parte sua, ancorché sia di Figaro o di servetta. Se la stima prendesse misura dal merito, il bravo operajo e la buona massaja ne avrebbero quanto il poeta, lo scienziato e l'artista. Quando si comincierà a fare un po' di giustizia in questo senso, Giovanni Comino avrà acquistato un doppio titolo di figurare a lato di Alessandro Manzoni. Questi disimpegnò benissimo la sua parte di letterato e di poeta; quello la parte di servo fedele.
L'Ognissanti, il dì dei morti, s. Carlo, s. Martino, sono tutti sinonimi per que' cittadini che hanno la buona fortuna di rifarsi in campagna delle fatiche sostenute, o che dovevano sostenere, in città. Tutti insieme quei nomi descrivono un breve periodo di tempo, oltre il quale i villeggianti, vogliano o non vogliano, debbono aver lasciato la vita eccezionale per la normale, la poetica per la prosastica, la varia per la uniforme, insomma la vita libera e lieta della campagna per la vita schiava e melanconica della città.
[Serata I, Da Belluno ad Agordo, Il ritorno dalla campagna]
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