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Valeria Fabrizi
Valeria Fabrizi
Frasi di Valeria Fabrizi
Valeria Fabrizi
Attrice italiana
20 ottobre 1936
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Se hai talento e sei anche bella, bene, è un punto in più, è un passaporto nella vita. Non serve solo quello, però, se uno vuole fare questo lavoro deve avere talento e questo talento va coltivato. Molte volte la bellezza penalizza, non credere che sia stato facile. Io ero bella e avevo dei vantaggi, ma ho lavorato non tanti anni.
Sono nata nello stesso palazzo di Walter Chiari a Verona, dove mio papà aveva uno studio dentistico e mio nonno faceva l'operaio delle ferrovie dello Stato. Ebbe un incidente a una gamba, mia mamma andò a trovarlo e io sono venuta al mondo lì, vicino a Giulietta e Romeo.
Ho cominciato nel teatro con Tognazzi. Dovevo fare "Giove in doppiopetto" e mi sono ammalata dieci giorni prima del debutto, dove poi è uscita Delia Scala con Carlo Dapporto, che mi chiamava "tormento in passerella". Mi vide Ugo: faceva le prove il pomeriggio con Vianello nello stesso teatro in cui lavoravamo noi, ha saputo che non avrei più fatto quella parte perché ero malata, ha aspettato e mi ha scritturata per fare compagnia con lui, con Raimondo Vianello e con Gino Bramieri. Ho cominciato la carriera in tono minore perché il ruolo di Giove era molto più importante, ma sono entrata come soubrettona, una parte abbastanza rilevante e, per farmi voler bene dalle altre ragazze, andavo alla stazione e portavo le loro valigie sul treno. C'era rivalità, e io soffrivo del fatto che mi tenessero lontana.
[Suor Costanza, il personaggio]
mi ha dato la possibilità di dimostrare che anche una donna della mia età può avere delle chance. Io sono uscita adesso col successo, perché sono anni che sto sulla breccia. Mi hanno dato qualche premio? Mai. Quando ero giovane e bella premi a iosa, non hai idea, non sapevo dove metterli. Quindi ho iniziato a dire: era la mia bellezza, non era quello che facevo.
Io appartengo alla generazione di Papaveri e papere, L'edera, Vola colomba (le canticchia, nda): ero piccola, conoscevo la Pizzi perché andavo a lavorare a cottimo da sua sorella, sentivo Nilla nella camera accanto che provava con il pianoforte e il maestro. Facevo le bomboniere con il panno lenci, mi arrangiavo per portare a casa i soldini e comperare le pastine la domenica per la mia nonna, che adoravo, avevo il pasticciere sotto casa a Bologna.
Quando sono andata a trovare la mia mamma che aveva un centro medico a Milano, c'era un dirigente della Mondadori che si era rotto un braccio, lo stavano ingessando. Mi ha visto e ha detto: "Bellina quella ragazza, le piacerebbe fare un fotoromanzo?". Mia mamma si commosse, abbiamo fatto il primo fotoromanzo con la Mondadori, poi sono passata a Cino Del Duca e a Grand Hotel.
Io ho perso un bimbo, il primo, e da lì ho smesso di lavorare, in un momento in cui già iniziavo ad avere popolarità. E sono rimasta tanto, quasi 16 anni, fuori da questo mondo quando è mancato mio marito ed è stata Giorgia che mi ha detto: "Devi assolutamente tornare", me lo chiedevano in tanti. Per cui ho perso quel treno e mi sono agganciata agli ultimi vagoni, diciamo così. Ma praticamente sono sempre rimasta nel cuore e negli occhi delle persone, perché se mi proponevano cose dignitose io ho sempre detto di sì. Solo una volta ho esagerato un po', ma ho avuto il permesso di mio marito: ho scattato 'sta foto per Playboy. Erano le ultime cartucce, l'hanno fatto attrici più importanti di me, e ho pensato: "Ma sì, facciamo vedere il fior fiore dei miei 40".
[Per recitare serve la vocazione?]
Sì. E io la "chiamata" l'ho sentita subito, fin da quando andavo a scuola dalle suore canossiane. Mio papà lo aveva capito: prima di essere fatto prigioniero in guerra mandò una lettera a mia mamma in cui scrisse: "Valeria da grande farà l'attrice".
[Sul concorso Miss Universo]
Non parlavo un tubo di inglese: yes, thank you e basta. Sono stata scelta dai giornalisti in Italia, non ho fatto il concorso, lo hanno fatto loro sotterraneo. Quando mi chiamò Ezio Radaelli, credevo fosse uno scherzo e invece... Mi hanno impacchettato e spedito via con pochi vestiti, non ero organizzata. Sono arrivata a Long Beach dove non mi aspettava nessuno all'aeroporto, allora mi sono messa la fascia con scritto Miss Italy e sono rimasta lì a camminare. Poi sono arrivati i poliziotti, poco dopo ero diventata una star. Là sono riuscita a cavarmela additando sul menù cosa volevo mangiare.
Io vengo dal teatro, dall'avanspettacolo, per cui vado a braccio, se mi dicono "vai a ruota libera", io lo faccio: sono intelligente, ho senso della misura e autostima, per cui so fin dove posso arrivare.
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