Commenti alla frase di Martin Heidegger
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Per entrare nella casa del mio essere devo prima aprire la porta del pensiero con un codice mio e quando mi adagio sul letto del mio linguaggio non dimentico ancora di quando ero un senza tetto in questa terra straniera italiana dopo che distrusse la mia piccola dimora perché ancora in tenera età avevo un particolare linguaggio di libertà che non si adeguava al loro stile ma la realtà è che non rispettavano i diritti umani e civili e a casa degli italiani non si scherza neppure oggi se non cambieranno mai e odieranno sempre un linguaggio diverso dal loro per mancanza di una giusta educazione.
Da: GianniData: martedì 1 febbraio 2022 alle ore 20:28 -
Condivido pienamente l'affermazione!
Da: Roberto ChiccaData: martedì 1 febbraio 2022 alle ore 11:48 -
L' uomo però non sempre è capace di esprimere col linguaggio ciò che l' essere sente, lo fa in altri modi, con i propri gesti e le proprie azioni che vanno interpretate come lo si farebbe col linguaggio. Nonostante ciò, esiste sempre la possibilitá di venir fraintesi, che uno usi l' uno, o l' altro modo di esprimersi perché errare è umano.
Da: Gladys BozanicData: martedì 1 febbraio 2022 alle ore 10:54 -
Quando alcuni parlano, si sente tra le parole il respiro dei secoli. Quando lo fanno altri, le parole si sentono ma il linguaggio sembra arrivare da galassie senza vita e lontane.
Da: Luca LipperaData: martedì 1 febbraio 2022 alle ore 7:59 -
Condivido, Maestro... nulla di più vero...
Da: GiusyData: martedì 1 febbraio 2022 alle ore 7:25 -
come commentare una stringa così densa di tutto il pensiero Heideggeriano senza rischiare di parcellizzare e tralasciare? decido allora di tuffarmi nel mio vivere Heidegger, nella mia presunzione di continuare, attraverso le mie interpretazioni quotidiane, alcuni sentieri interrotti.
E uno di questi sentieri trae fondamento dall uomo che ABITA; un sentiero che poi sceglie ulteriormente ad ogni incrocio e che qui, in questo commento, tralascio nei suoi spazi noti per privilegiare scelte di rivelazione(aletheia)forse più impellenti nel rapporto (Da)Sein dell'oggi.
Abita, l'Uomo, il Da-Sein appunto, abita. Non possiede, non crea, non determina. Semplicemente,in verità, abita. Abita ciò che,in un sempre più complicato rapporto quasi generazionale di adolescente eppur avanzata protervia,si è ormai convinto di possedere.Ma la sua convinzione è appunto quasi rivalsa, tant'è che non si limita più solo a pensare di possedere(il che già tralascia il suo proprio compito di rivelazione della propria casa), ora il suo possedere è sfruttare e l'aver sfruttato, è il meccanico tecnologico divorare ciò che si possiede, ma è anche il rapportarsi con indifferenza e tracotante superiorità, come se il binomio Casa/abitante potesse addirittura concludersi a favore di uno, e per giunta uno solo, dei componenti. Come se il rapporto fondamentale e fondante potesse ridursi infine al classico iter comportamentale ormai sintomatico dell'uomo:quando l’altro dall’uomo nn serve più, si butta via senza troppe conseguenze. Così l'oggetto,l'animale,il rapporto interpersonale..e via via sempre più grave si palesa la patologia umana dell’indifferente considerazione di ciò che è Altro da Sè. Tralascio qui di considerare il percorso attraverso cui, nonchè le implicazioni etico-sociali di questo scandaloso percorso umano scelto e ricercato: ricordo che intendo focalizzare il dramma a partire dal verbo “Abitare”. L’uomo Abita l’Essere, il Dasein è nel Sein, l’uomo è Ospite della Terra. Di fatto l’uomo ha dimenticato l’Essere, il Dasein si è allontanato dal suo precipuo compito di custode del Sein. L’uomo sfrutta, calpesta, stravolge sempre più pesantemente la Terra a suo uso e consumo materiale, quasi a non rendersi conto e quasi potesse permettersi di considerare la propria casa fondante, la propria aria, la propria madre e nutrice, alla pari di tutto ciò che da tempo, dopo aver consumato e logorato e maltrattato, si è abituato ormai senza rimorsi a cestinare e subito dimenticare. Ma è l'Essere, il Sein, la Terra, la Casa, il Grund, il Fondamento, la Vita stessa . Come non rendersi conto almeno, tralasciando qui ogni implicazione morale riguardo comportamenti ignobili e deviati verso un generico Altro, che senza ossigeno, senza acqua, senza un terreno solido e fertile, senza una dimora, l’Uomo non è nulla ed è destinato alla distruzione? Come una sorta di Nemesi greca, la stupida sciatteria di cui l'uomo si è contornato percorrendo una strada erronea a corsie sempre più agevoli e di veloce percorribilità e al tempo stesso di angusto respiro, quella protervia superficiale e indisponente è un biglietto di sola andata verso la distruzione della casa e dell'abitante.Da: Barbara BrunoData: domenica 14 novembre 2010 alle ore 15:21