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Franco Bechis
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Frasi di Franco Bechis
Franco Bechis
Giornalista italiano
25 luglio 1962
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Avevo scoperto che Tremonti aveva insieme alla moglie una società che aveva fatto il condono. Da almeno nove anni l'agenzia delle entrate inseguiva Tremonti con continue contestazioni. Per lui il condono non era una possibilità, era una necessità.
In genere sì, i giornalisti sono adulatori. Bisogna esserlo per diventare importanti. Ci sono giornalisti che scrivono libri con interviste molto gradevoli e che poi diventano giornalisti di riferimento per l'intervistato.
[...]
I libri-intervista puzzano sempre un po' di adulazione.
Un giorno andai al ministero delle Partecipazioni Statali. Entrai nell'ufficio di Castellari, direttore generale, quello che poi è morto in maniera un po' strana. Poggiai delle cartelle che avevo con me sopra alcune cartelle con su scritto Enimont e, alla fine, presi tutto e me ne andai. Facevo cose terribili.
Quando ero capo della redazione romana di Milano Finanza lo studio personale di Andreotti, primo ministro, era al piano di sotto. Il portiere mi avvisava se arrivavano personaggi importanti e io correvo ad aspettarli in ascensore. Avevo sempre dei registratori nascosti addosso. Praticamente vivevo in ascensore.
Ero vicino a Lotta Continua. Ma verso i sedici anni mi sono fidanzato con una ragazza di Cl
[Comunione e Liberazione]
e sono diventato ciellino. La ragazza l'ho anche sposata, alla fine.
Con Berlusconi ci parlavo spesso. Sempre con l'accordo: le dico queste cose ma non ci siamo mai parlati. Io le raccontavo a Minzolini e le scriveva lui. E quando ci parlava Minzolini le scrivevo io. Un giorno Berlusconi se n'è accorto. Alla solita raccomandazione, "noi non ci siamo mai parlati", aggiunse, "né con lei né con Minzolini".
Avevo 15 anni, sono scappato di casa e sono andato a Bologna. Andai a casa di Guccini. Non lo conoscevo. Ma mi sembrava del tutto normale che mi ospitasse. Era un compagno. Ed era il mio mito. Non mi fecero nemmeno entrare. Sono rimasto in mezzo alla strada, ci fu una terribile nevicata, un freddo fottuto, ho dormito alla stazione due notti, mi hanno beccato i poliziotti e se Dio vuole mi hanno rispedito a casa.
Le notizie che ti dà Carlo Rossella sono talmente innocenti che le puoi pubblicare sempre anche se non sono vere.
Ho cominciato in una radio dei salesiani. Poi scoprii gli scalabriniani... Un ordine religioso che aveva quasi tutti i giornali in lingua italiana che uscivano in Canada, Stati Uniti, America Latina e Australia. Ma articoli ne mandavo tanti e soldi ne vedevo pochi. Piantai lì e andai a fare l'alpino a Bressanone.
Ho imparato il mestiere da quelli come Augusto Minzolini e Guido Quaranta. Gente che cammina, gira, rubacchia. Io facevo pool con Minzolini. Per ascoltare le chiacchierate riservate ci nascondevamo nei gabinetti. Due bei figli di buonadonna.
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