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Gabriele Oriali
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Gabriele Oriali
Ex calciatore italiano
25 novembre 1952
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Un'estate mi telefonarono al penultimo giorno di mercato per dirmi che ero stato ceduto
[dall'Inter]
all'Ascoli. Io andai a Milano e dissi a Mazzola che ad Ascoli poteva andarci lui. Tu non puoi rifiutare, disse. Io risposi: no, infatti smetto con il calcio. Della cosa venne a sapere il mister Bersellini, che s'impuntò e disse che lui mi voleva nell'Inter a tutti i costi. Alla fine rimasi. Quell'anno giocai così bene che debuttai in Nazionale.
Come è giusto ricevere applausi quando le cose vanno bene, è giusto accettare le critiche quando le cose vanno male.
L'avversario più difficile è stato Cruijff. Avevo 19 anni, e lui era al massimo della sua carriera. Era la finale di Coppa dei Campioni: fece due gol e noi perdemmo due a zero.
Al Bologna comprammo Roberto Baggio. Il presidente mi mandò a dare la notizia all'allenatore. Parlai con Renzo Ulivieri, gli dissi che avevamo preso Baggio e lui inizialmente non fu d'accordo. Gli spiegai cosa significava Baggio per un club e una città come Bologna. Alla fine si convinse.
Quando Mourinho arrivò in sostituzione di Mancini, all'Inter cercarono di tenermelo nascosto. Fecero di tutto per non farmelo incontrare. Mi vietarono persino di andare alla Pinetina dicendo che era per via della nuova filosofia portata dall'allenatore. Un giorno ci incrociammo e potemmo parlare. Nemmeno un mese dopo Josè mi disse: da domani ti voglio tutti i giorni alla Pinetina e la domenica verrai con me in panchina.
Quando è arrivata l'offerta della Fiorentina, il discorso con l'Inter era già chiuso. Era già arrivato il momento di dire basta. E ancora non ho capito perché. La mia parola si era persa nel vento.
Una società ha sempre il dovere di documentarsi, di seguire, di scandagliare, di andare a vedere giocatori per essere pronta ad intervenire dove ce ne fosse il bisogno.
Il mio modo di giocare mi porta in buona posizione per segnare, ma qualche volta mi ci porta stremato e quindi in condizioni tali da poter sbagliare anche le cose più facili.
Questa professione ci porta lontano dalla famiglia. Il poco tempo che mi resta devo dedicarlo alle figlie e alla moglie.
Quando parlo dell'Inter, parlo di tredici anni di vita. Non posso dimenticare tante cose piacevoli. Mi fa dispiacere invece quel distacco e non aver ancora capito il perché. Loro hanno dato delle giustificazioni futili, da autodifesa. Ma non hanno convinto nessuno. Non ho mai voluto replicare, non mi sembra il caso.
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