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Matteo Berrettini
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Frasi di Matteo Berrettini - pagina 2
Matteo Berrettini
Tennista italiano
12 aprile 1996
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Puoi trovare le
frasi di Matteo Berrettini
anche in questi temi:
Tennis
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Sono impietoso con me stesso. Ma tanto, tanto, tanto. Faccio tutto io: mi rompo le palle da morire.
[...]
Tenersi sotto pressione aiuta a migliorarsi però sono capace di non perdonarmi il minimo errore.
[...]
lo scorso aprile, rientravo da un lungo stop per uno strappo agli addominali. Ho giocato e perso, senza lottare come mi ero ripromesso. Per quattro giorni mi sono insultato a morte per non essere stato quello che avrei voluto. Vincenzo, il coach, mi diceva: tranquillo, Matteo, è normale. E io a darmi del coglione senza pietà. Però da questo atteggiamento è nata una stagione super: le vittorie, i quarti di finale a Parigi e New York, la finale a Wimbledon, le ATP Finals. La cosa bella è che, quando prendo una batosta, per quanto sia forte, reagisco positivamente. Rimbalzo quasi sempre all'insù.
Quando le mie armi funzionano, quando la testa mi accompagna, posso fare male, sono davvero pericoloso.
Con Sinner c'è una sana rivalità. Il mio colpo migliore? Non è il dritto, ma scavarmi dentro.
[Su Ajla Tomljanovic]
Io ho la capoccia dura, ma Ajla più di me, pazzesco... A un certo punto la relazione è diventata un testa a testa. Lì ti scontri, oppure molli qualcosa. Ecco, l'amore mi ha fatto diventare più paziente: correvo a perdifiato con il rischio di non godermi niente e ho rallentato, ho visto le cose con una prospettiva più ampia, ho lasciato evaporare un po' della mia impulsività. Prima era tutto bianco o nero. Ho scoperto il grigio, e mi piace
Ci sono stati dei momenti, in passato, in cui non mi sono piaciuto: uscivo troppo, ero single e mi divertivo, trascurando il tennis. In generale ho una buona considerazione di me stesso, certo potrei essere migliore. Una stupidaggine, che poi non lo è: mio fratello chiama tutti i giorni i miei genitori, io non lo faccio. Penso a mia madre e so quanto ci tiene. Non mi forzo, perché ne uscirebbe una telefonata innaturale. Però sono i miei, cazzarola, mi hanno dato tutto e io li amo immensamente. E falla, una telefonata in più, Mattè, mi dico. C'è stato un tempo in cui ho chiesto e preteso il mio spazio e a volte quello spazio diventa una distanza troppo larga. Colpa mia.
Se fossi numero due del mondo, l'unico tennista che vorrei davanti a me è Jacopo
[il fratello]
, una delle persone migliori che abbiano mai calpestato questo pianeta. Siamo cresciuti insieme, mi dispiaccio quando in questo ambiente c'è mancanza di sensibilità, quando la sua storia viene messa da parte, quando passano da lui per arrivare a me. Io sono fumino, impulsivo; lui è più morbido e riflessivo.
Da vecchio non credo che sarò il tipo nostalgico che passa le giornate a contare coppe e trofei. Lungo il percorso vedo una moglie, un figlio, una famiglia, una casa. Oggi lo sport ha il potere di rendere felici tante persone che mi circondano e io, spesso, sono felice se gli altri sono felici. Però poi mi ricordo il senso di pace che provo davanti al mare. E allora penso che la felicità sia un tramonto con Ajla e una birra in mano.
Sono cresciuto guardando la Coppa Davis, e quindi essere e rappresentare l'Italia così e portare in campo tutti noi è qualcosa che va al di là della vittoria e della sconfitta. È qualcosa che potrò raccontare, speriamo, ai miei figli e ai miei nipoti, e alle persone che mi vogliono bene e quindi, sicuramente orgoglio.
Io ero veramente piccolo. Avrò avuto sette, otto anni. Io ero veramente piccolo e giocavano la Serie B al tempo e c'erano questi giocatori che erano arrivati da un'altra squadra, da fuori, che mi sembravano fortissimi. Mi ricordo che guardavo loro come se fossero degli dei, nel senso che mai avrei pensato, immaginato e sognato di poter diventare così forte. Quindi al piccolo Matteo gli direi di godersi ogni singolo passaggio del cammino. Non gli direi niente di... "Aspettati questo... Aspettati quest'altro... Sii pronto a questo". Gli direi solo: quando ci sono delle cose belle fermati un secondo in più a godertele, perché va tutto così veloce che è difficile accorgersi di quando si è felici e di quando le cose vanno bene.
Non mi preoccupa, mi stimola. E mi dà forza. Con Jannik
[Sinner]
c'è un buon rapporto e una sana rivalità, che farà bene ad entrambi.
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