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Rosa Parks
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Rosa Parks
Attivista statunitense
4 febbraio 1913 - 24 ottobre 2005
Frasi in elenco
:
10
Puoi trovare le
frasi di Rosa Parks
anche in questi temi:
Progresso
Razzismo
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Non devi mai avere paura di quello che stai facendo quando sei nel giusto.
Nella mia vita c'erano state alcune, poche occasioni in cui i bianchi mi avevano trattato come una persona qualsiasi, quindi sapevo come ci si sentiva. Era tempo che altri bianchi cominciassero a trattarmi allo stesso modo.
Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro
[...]
. No, l'unica cosa di cui ero stanca era subire.
Credo che siamo qui sul pianeta Terra per vivere, crescere e fare il possibile per rendere questo mondo un posto migliore in cui tutte le persone possano godere della libertà.
Trovo che se sto pensando troppo ai miei problemi, e al fatto che a volte le cose non sono come desidero che siano, non faccio alcun progresso. Ma se mi guardo attorno e vedo cosa posso fare, e lo faccio, io progredisco.
Quando mi rifiutai di cedere il posto sull'autobus, a Montgomery, non avevo idea che quel piccolo gesto avrebbe contribuito a mettere fine alle leggi segregazioniste del Sud.
Sapevo soltanto che ero stanca di essere maltrattata. Ero una persona come le altre, valevo quanto chiunque altro.
Sono cresciuta a casa dei miei nonni a Pine Level, nella contea di Montgomery, vicino alla città di Montgomery. Tutta la famiglia di mia madre, Leona Edwards, era originaria di Pine Level, mentre mio padre, James McCauley, veniva da Abbeville, sempre in Alabama. Era un carpentiere e un operaio edile, specializzato nelle costruzioni di mattoni e pietra. Andava in giro a costruire case. Il cognato di mio padre, il reverendo Dominick, marito di zia Addie, era un pastore della Mount Zion African Methodist Episcopal Church a Pine Level, e lì mio padre conobbe mia madre, che era una maestra. Si sposarono in quella stessa chiesa il 12 aprile 1912. Avevano entrambi ventiquattro anni. Dopo le nozze andarono a vivere a Tuskegee, in Alabama. Era la sede del Tuskegee Institute, una scuola per i neri che Booker T. Washington aveva fondato nel 1881. I miei genitori abitavano non lontano dall'istituto. Leader bianchi e neri definivano la città di Tuskegee un modello di buone relazioni interrazziali, e forse per questo motivo i miei genitori avevano scelto di trasferirsi lì. Inoltre nella contea di Macon, in Alabama, c'era una grande attività edilizia. Mia madre ottenne un posto come insegnante. Non molto tempo dopo misero su famiglia. Io nacqui il 4 febbraio 1913 a Tuskegee e mi chiamarono Rosa in onore della nonna materna, Rose. Mia madre aveva circa venticinque anni, ma diceva sempre che all'epoca non era pronta a diventare madre. Immagino che non fosse felice perché mio padre girava per la contea a costruire case in diverse località, lasciandola spesso sola. Dovette abbandonare l'insegnamento fino a dopo la mia nascita, e parlava spesso di quanto si era sentita infelice, in attesa di un figlio e senza molti amici in città. A quel tempo le donne incinte non uscivano e non socializzavano come si fa oggigiorno, restavano in casa senza dare confidenza. Mia madre passava il tempo a piangere, chiedendosi che cosa avrebbe fatto, come se la sarebbe cavata, perché non sapeva proprio come ci si prende cura di un neonato.
Per metà della mia vita, nel Sud ci sono state leggi e usanze che tenevano gli afroamericani separati dai bianchi e permettevano ai bianchi di trattare i neri senza il minimo rispetto. Non ho mai pensato che fosse giusto, e fin da bambina ho cercato di protestare contro questo trattamento irrispettoso. Ma era molto difficile fare qualcosa, qualsiasi cosa, contro la segregazione e il razzismo, dal momento che i bianchi avevano la legge dalla loro parte. Dovevamo cambiare le leggi, in qualche modo. E per riuscirci dovevamo avere dalla nostra parte un buon numero di bianchi.
Uno dei miei primi ricordi d'infanzia è quello dei miei familiari che parlano di quella straordinaria occasione in cui un uomo bianco mi aveva trattata come una bambina qualsiasi, non come una bambina nera. Accadde subito dopo la prima guerra mondiale, verso il 1919, io avevo cinque o sei anni. Moses Hudson, proprietario della piantagione che confinava con il nostro terreno a Pine Level, in Alabama, arrivando da Montgomery si fermò davanti a casa nostra per salutarci. Lo accompagnava il genero, un soldato del Nord. Il soldato yankee - a quei tempi noi del Sud chiamavamo yankee tutti quelli del Nord - mi accarezzò la testa e disse che ero proprio una bella bambina. Più tardi, quella sera, in famiglia si commentò il modo in cui il soldato yankee mi aveva trattato: per lui ero una bambina e basta, non una bambina nera. All'epoca, nel Sud, i bianchi non trattavano i bambini neri allo stesso modo dei bambini bianchi. E il comportamento del soldato yankee aveva messo profondamente a disagio il vecchio Moses Hudson: il nonno disse di aver visto la sua faccia diventare rossa come un tizzone. Il nonno non la smetteva più di ridere.
Una sera all'inizio del dicembre 1955 ero seduta in uno dei posti anteriori della sezione «Colored» di un autobus di Montgomery, in Alabama. I bianchi sedevano nella sezione riservata a loro. Salirono altri bianchi, occupando tutti i sedili nella loro sezione. A questo punto, noi neri avremmo dovuto cedere i nostri posti. Ma io non mi mossi. L'autista, un bianco, disse: «Liberatemi i posti davanti». Non mi alzai. Ero stanca di cedere ai bianchi.
«Ti faccio arrestare» disse l'autista.
«Ne ha facoltà» risposi.
Arrivarono due poliziotti bianchi. Chiesi a uno di loro: «Perché ci maltrattate in questo modo?».
Rispose: «Non lo so, ma la legge è legge e tu sei in arresto».
Altri autori di aforismi
Parkinson, James
Parmitano, Luca
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