Il nostro momento imperfetto
Riassunto e trama
MostraLa vita non rispetta mai i piani che decidi tu.
E Alessandra lo ha scoperto a sue spese e nel peggiore dei modi.
Credeva di avere tutto sotto controllo: il suo amato lavoro come professoressa di fisica all'università, una famiglia impegnativa ma sempre presente, e un uomo solido accanto con cui pensare al futuro.
Una esistenza senza troppi scossoni che, varcata la soglia dei quarant'anni, ti regala quella stabilità agognata a lungo.
Stabilità che credi di meritarti.
Fino al giorno in cui il suo castello di carte crolla a causa di un colpo di vento inaspettato.
Un colpo di vento che spalanca la finestra, gonfia la tenda e butta giù tutti gli oggetti rigorosamente ordinati sulle mensole.
Un colpo di vento che abbatte la sua relazione d'amore e una buona dose delle sue certezze di donna, insieme alla fiducia, la stima e l'illusoria certezza di conoscere l'altro.
E allora meglio tirare i remi in barca, meglio smettere di provare, ricominciare, mettersi in gioco, quando il dolore è tanto forte da paralizzarti.
Invece è proprio fra quei dettagli ormai stonati della sua vita che le cose succedono, e l'improvvisa custodia dei nipoti, deliziosi e impacciatissimi nerd, le regala una maternità che arriva quando ormai il desiderio era stato da tempo riposto in soffitta.
Porta con sé anche una rivoluzione imprevista fatta di domande, richieste d'affetto e rassicurazione e lezioni in piscina osservate con orgoglio dagli spalti.
Ed è proprio tra quegli spalti che incontra Lorenzo con i suoi modi gentili e il suo ottimismo senza freni.
Lorenzo e il suo divorzio ancora fresco, una ex moglie malvagia come una strega e una figlia adolescente capricciosa e viziata.
Tante cose li accomunano, ma tante li dividono.
Perché è poco per loro il tempo da dedicare all'amore.
Perché ci vuole coraggio per ricalcolare il percorso e azzardare un cammino alternativo e sconosciuto, che rischia di portarti fuori strada, ma anche a vedere panorami inaspettati e bellissimi.
Perché a volte la felicità risiede nella magia di un momento imperfetto.
Perché non c'è un tempo giusto o uno sbagliato per amare, perdonare, cambiare, vivere.
C'è il tempo dettato da ognuno di noi con il suo personale e magico rintocco.
Perché non è mai troppo tardi per ricominciare.
"Un'autrice dalla grazia commovente e dal linguaggio delicato."
La Stampa - Chiara Moscardelli
"Una narratrice senza tempo. Una immensa freschezza muove sempre i protagonisti delle sue storie."
La Lettura - Roberta Scorranese
"Esiste, per fortuna, Federica Bosco, capace come poche di ritrarre l'anima delle donne in momenti di passaggio, di difficoltà e di gioia."
La Stampa - Alessia Gazzola
"Federica Bosco è una delle autrici italiane più amate dai lettori con un milione di copie vendute."
TuStyle - Eleonora Molisani
"Una immensa freschezza muove sempre i protagonisti delle sue storie."
La Lettura - Roberta Scorranese
"Una penna leggera e ironica che scava con sensibilità nei sentimenti dei personaggi."
IoDonna
Frasi del libro
Veniamo al mondo con un carico più o meno pesante da smaltire, gli orientali lo chiamano karma, gli occidentali lo chiamano destino, gli scienziati legge della probabilità. Una combinazione casuale di eventi che generano le nostre esistenze. Con gli stessi ingredienti alcuni sono in grado di creare piatti eccezionali, altri solo spazzatura.
Non esiste una sofferenza che non meriti rispetto, meno degna, o risibile; ognuno ha il suo punto di rottura e, una volta raggiunto quello, non si torna indietro, si azzera e si prova a fare qualcosa di diverso, di nuovo.
Si chiama fiducia e la si dona incondizionatamente, come quando fai una donazione per beneficenza: non ti chiedi dove andranno a finire quei soldi, non sospetti che qualcuno se li prenda, li offri sicura che verranno usati nel migliore dei modi. Se decidi di fidarti dell'uomo che ami, ti fidi dell'uomo che ami e basta. E il momento in cui decidi di fidarti è tangibile, precisissimo, palpabile, lo senti fisicamente, ha una data e un'ora, è un fenomeno irreversibile e, da quel momento in poi, non metti più in discussione la decisione.
Ho sempre creduto di essere una brava persona, e che alle brave persone non accadessero le cose brutte. Con cose brutte non intendo malattie e lutti, quelli vengono distribuiti come semi di segale nel campo della vita. Ma il tradimento, la menzogna, il bieco doppio gioco, quelli, credevo di essermeli risparmiati. Quelli credevo capitassero solo a chi corre il rischio di giocare d'azzardo. Credevo che, dentro i cassetti chiusi a chiave, le certezze rimanessero intatte, avvolte in candida e delicata carta velina. Credevo che le promesse fossero incise nella roccia. Credevo che «per sempre» fosse più di «oggi e domani». Credevo che gli amici dicessero la verità vera. Credevo.
La percezione della realtà come la viviamo è del tutto illusoria. L'universo, e tutto ciò che è intorno a noi, è solo una sorta di miraggio. Un immenso ologramma di cui facciamo parte, dove percepiamo la realtà come solida, ma il nostro corpo e tutti gli oggetti che ci circondano sono di fatto un insieme di onde e vibrazioni che si respingono impedendoci di passarci attraverso. Ci respingiamo solo perché è l'unico modo che abbiamo per stare uniti, questo ci insegna la fisica.
L'ambizione degli esseri umani è quella di conoscere tutto. In realtà non siamo ancora stati in grado di calcolare l'età dell'universo, né la natura della materia di cui è composto e tantomeno la distanza che ci separa dalle stelle. Ma, nonostante queste clamorose lacune, pensiamo ingenuamente di conoscere gli altri, di saper prevedere reazioni e gesti e che, se diciamo una cosa a qualcuno, questa sarà accettata senza batter ciglio. Naturalmente non è mai così e nessuno scienziato è ancora stato in grado di determinare una tale formula.
Quando ti affacci alla finestra ogni mattina, non ti accorgi di come il paesaggio cambi, non noti gli alberi crescere, o i colori mutare attraverso le stagioni, noti l'insieme, noti il verde l'estate e il rosso l'autunno, le foglie che cadono e i nuovi germogli. Così quando ti svegli accanto a qualcuno ogni mattina, non vivi le rughe e i capelli bianchi come una sorpresa improvvisa, ma come i cambiamenti naturali di quel paesaggio che tanto ami e che per te avrà sempre l'aspetto che aveva il primo giorno.
La nostra intera vita è basata sull'immagine di ciò che il mondo si aspetta da noi: un certo numero di successi da raggiungere, matrimonio, famiglia, figli, pensione, nipoti. Ma secondo la teoria del cervello quantico, tendiamo a prevedere il futuro attingendo da quelle informazioni che ci sembrano plausibili in un continuo calcolo delle probabilità. Il nostro cervello scommette incessantemente sul futuro basandosi su dati acquisiti, e ricalcolandoli ogni volta si presenti un cambiamento, convinto di essere un veggente. Quindi tutta la nostra esistenza, in fin dei conti, è solo un'illusione ottica.
Ridevamo come scemi con le lacrime agli occhi perché la vita è questo, un susseguirsi di colpi di scena, alcuni orrendi, alcuni stupidissimi, ma altri assolutamente magici.
Era successo nella maniera più stupida e banale. Avevo preso in mano il telefonino di Nicola per controllare un'app che non funzionava. Quella del noleggio biciclette. Niente di più, niente di meno. Nessuno dei due portava il cellulare con sé in bagno, nessuno dei due lo appoggiava capovolto sul tavolo, nessuno dei due lo usava a tavola. Lo avevo preso per controllare l'app del noleggio biciclette ed era apparso un messaggio di WhatsApp con la foto di una ragazza bionda e sorridente.
Se ami forte qualcuno, vivi sempre in un impercettibile stato di allerta, sempre sintonizzato sulla lunghezza d'onda del suo cuore, e a ogni interferenza o perdita di segnale ti preoccupi a morte.
«Ma se lo sanno tutti che l'amore finisce, perché allora continuate a provarci?» Vacillai nel cercare una risposta. «Perché gli esseri umani non possono fare a meno di amare, e ogni volta speriamo da capo che funzioni e per questo ci riproviamo. E ci riproviamo perché a volte funziona.
Non potevamo certo lasciare Torino, ma avremmo potuto trascorrere la nostra prima notte insieme. Cosa che mi emozionò moltissimo. Non riuscivo a pensare ad altro, con impazienza e imbarazzo. Avrei voluto essere giovane per lui, donargli la migliore versione di me, poter avere tutta la vita davanti, quella incosciente e pazza, senza pianificazioni e scadenze. Quella che dormi fino a mezzogiorno di un lunedì mattina, che esci senza l'ombrello in una giornata di pioggia, e ti alzi a vedere l'alba per sentire che sei viva. Il destino ci aveva fatti incontrare nella seconda parte della nostra vita, dopo averci prosciugato della fede e dell'incanto. Quando ormai ci eravamo rassegnati a un'idea di relazione senza infamia né lode, per non stare soli o per stare soli in due. Invece era capitato un fulmine che ci aveva trafitti, lasciandoci stupefatti e spaventati da qualcosa di mai provato prima. Qualcosa di unico, inspiegabile che non aveva un termine di paragone nemmeno tornando indietro con la mente. Avevamo scoperto l'amore quando i nostri corpi e i nostri cuori si erano già arresi. Quando il mal di schiena del mattino ti ricorda la tua età, quando lo specchio non ti regala più niente e la mammografia diventa obbligatoria. Eppure dentro avevamo vent'anni e tutta la vita davanti.
Ci lambicchiamo dall'inizio dei tempi per capire di cosa è composto l'universo, quando dovremmo impegnare le nostre energie per capire il mistero dell'amore e i suoi snodi che è di gran lunga più incomprensibile e complicato.
Ogni giorno in cui non sapevo cosa faceva diventava più sconosciuto, più estraneo, più lontano.
Credo fermamente nelle seconde chance e che la vita, o l'universo come mi piace pensare, ti offra sempre nuove occasioni adatte alle tue possibilità. A te decidere se saltare o meno.
La nostra capacità di farci del male è direttamente proporzionale ai buoni consigli che siamo capaci di dare agli altri.
Maggiore l'amore, maggiore la perdita di peso dice la legge della fisica dei lasciati.
Non siamo responsabili di come gli altri accoglieranno le nostre notizie, siamo responsabili solo del nostro territorio. Ma solo quando ci fa comodo. Quando gli altri ci feriscono, allora sono dei mostri senza cuore e ne parliamo a tutti in cerca di supporto, per sentirci dare ragione, sì è vero che stronzo. Ma quando gli stronzi siamo noi, cambia tutto, quando siamo noi a ferire gli altri è stata solo legittima difesa.
Me la ricordavo la sua età, quella in cui scopri il tuo effetto sull'altro sesso, che si conferma a seconda del numero di sguardi che attiri. Ti senti adulta e hai voglia di vestirti carina e di piacere. È l'inizio della tua consapevolezza femminile, quando svesti per sempre i panni della bambina anonima e indossi quel corpo di donna, così difficile da gestire, ma così straordinario e magico, con cui esprimi tutta te stessa. Finché arriva un giorno, dall'oggi al domani, in cui diventi invisibile. Con lo stesso schioccare di dita con cui la luce si era accesa su di te, questa si spegne. E noi due che camminavamo una di fianco all'altra, eravamo l'esatta dimostrazione di quel principio: lei sotto il riflettore dell'alba, io nell'ombra del tramonto.
La verità era che la figlia era solo una bulletta capricciosa e maleducata, che lo teneva in scacco con il solito giochetto del senso di colpa che impariamo tutte a quell'età, ma che, per alcune, diventa uno stile di vita con cui riescono, una volta adulte, a comandare a bacchetta gli uomini, grazie a un lungo tirocinio con i loro padri.
Eravamo stati due pessimi giocatori che ora univano le forze per tentare la fortuna insieme. Non riuscivo a capire se fosse una buona idea, ma volevo non pensarci, non finché eravamo nella nostra bolla. Là dentro poteva succedere tutto, era la nostra realtà virtuale, potevamo essere chi volevamo, quando volevamo, senza sensi di colpa e paure. Senza un passato, né un futuro. Io e lui. Erano le nostre briciole di per sempre.
La sensibilità è sempre un handicap.
Non la giudicavo, avevo capito che siamo semplicemente tarati su livelli di sensibilità diversa, e siamo frangibili, molto, e quello che per me è livello uno per un altro è dieci, e tutti e due abbiamo ragione.
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