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Dialogo dal film Il Gladiatore

Folla: Vattene via! Sei da disprezzare! Via! Via!

Gracco: Entra in Roma come un eroe conquistatore. Ma cos'ha conquistato?

Falco: Dagli tempo, Gracco. È giovane. Io credo che possa fare molto bene.

Gracco: Per Roma o per te? Va' da tua madre, Lucio, ne sarà contenta.

Lucilla: Lucio.

Lucio: Madre.

Bambino: Ave, Cesare.

Commodo: Senatori.

Falco: Roma saluta il suo nuovo imperatore. I tuoi leali sudditi ti danno il benvenuto, Cesare.

Commodo: Ti ringrazio, Falco. E quanto ai leali sudditi... confido che non siano costati troppo.

Gracco: Cesare.

Commodo: Gracco.

Gracco: Tutta Roma gioisce del tuo ritorno, Cesare. Ci sono molte questioni che richiedono la tua attenzione.

Commodo: Senatori.

Gracco: Perché ti sia di guida, Cesare, il Senato ha preparato una serie di disposizioni per iniziare ad affrontare i molti problemi della città, a cominciare dal risanamento del quartiere greco, per combattere la peste che là si sta già diffondendo. Quindi se l'imperatore...

Commodo: Sh! Ma non capisci, Gracco? È appunto questo il grande problema, no? Mio padre passava tutto il suo tempo a studiare, sui libri, a imparare, a filosofeggiare... Trascorreva le ore del crepuscolo a leggere gli scritti del Senato. E nel frattempo dimenticava il popolo.

Gracco: Ma il Senato è il popolo, Cesare, scelto proprio dal popolo per parlare per il popolo.

Commodo: Dubito che la maggior parte del popolo mangi bene come te, Gracco, o abbia le tue splendide amanti, Gaio. Io credo di capire il mio popolo.

Gracco: Allora forse Cesare sarà tanto buono da spiegare anche a noi, data la sua vasta esperienza sul campo.

Senatori: Ah, ah, ah, ah!

Commodo: Io lo chiamo amore. Io sono il padre, il popolo i figli, e li stringerò al mio petto, e li abbraccerò stretti.

Gracco: Hai mai abbracciato un uomo che muore di peste, Cesare?

Commodo: No. Ma se mi interromperai ancora, ti assicuro che lo farai tu.

Lucilla: Senatore, mio fratello è molto stanco. Lascia il tuo rotolo a me. Cesare farà ciò che Roma richiede.

Gracco: Augusta Lucilla, come sempre le tue maniere gentili impongono obbedienza

Commodo: Chi sono loro per ammonire me?

Lucilla: Commodo, il Senato ha la sua utilità.

Commodo: Quale utilità? Non fanno altro che parlare. Dovremmo essere... soltanto tu e io, e Roma.

Lucilla: Non pensarci neanche! C'è sempre stato un Senato.

Commodo: Roma è cambiata. Ci vuole un imperatore per governare un impero.

Lucilla: Certo, ma... lascia al popolo le sue...

Commodo: Illusioni?

Lucilla: Tradizioni.

Commodo: La guerra di mio padre contro i barbari, lo ha detto lui stesso, non ha portato niente, ma il popolo lo amava.

Lucilla: Il popolo ama sempre le vittorie.

Commodo: Perché? Non assistono alle battaglie. Cosa gliene importa della Germania?

Lucilla: Il popolo tiene alla grandezza di Roma.

Commodo: La grandezza di Roma? E che cos'è la grandezza?

Lucilla: È un'idea, la grandezza. La grandezza è una visione.

Commodo: Esatto. Una visione. Non lo capisci, Lucilla? Io darò al popolo una visione di Roma e il popolo mi amerà per questo. E presto dimenticherà quei vecchi uomini rinsecchiti e le loro tediose parole. Io darò loro al popolo la visione più grande che abbia mai avuto.

Gaio: Giochi! 150 giorni di giochi!

Gracco: È più intelligente di quanto pensassi

Gaio: Intelligente! A Roma riderebbero tutti di lui, se non avessero paura dei suoi pretoriani.

Gracco: Paura e meraviglia. Una potente combinazione

Gaio: Credi davvero che il popolo si lascerà sedurre da questo?

Gracco: Credo che lui sappia cos'è Roma. Roma è il popolo. Farà qualche magia per loro, per distrarli. Toglierà loro la libertà e la folla ruggirà lo stesso. Il cuore pulsante di Roma non

è certo il marmo del Senato, ma è la sabbia del Colosseo. Lui porterà loro la morte, e in cambio lo ameranno.

Pubblico: Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!

I Gladiatore: Ispanico.

II Gladiatore: Ispanico.

III Gladiatore: Ispanico.

IV Gladiatore: Ispanico.

V Gladiatore: Ispanico.

VI Gladiatore: Ispanico.

VII Gladiatore: Ispanico.

VIII Gladiatore: Ispanico.

Guardiano: Apri il cancello.

Massimo: Non vi siete divertiti? Non vi siete divertiti? Non siete qui per questo?

Pubblico: Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico! Ispanico!

Proximo: Che cosa vuoi? Hm? Una donna? Un ragazzo?

Massimo: Mi hai mandato a chiamare.

Proximo: Sì, è vero. Tu sei bravo, Ispanico, ma non così bravo. Potresti essere magnifico.

Massimo: Mi ordinano di uccidere, io uccido. Tanto basta.

Proximo: Tanto basta per le province, ma non per Roma. Il giovane imperatore ha proclamato una serie di spettacoli per commemorare suo padre, Marco Aurelio. Lo trovo divertente, visto che è stato Marco Aurelio, il saggio, il sapiente Marco Aurelio, a interrompere i giochi. Hm? E così, dopo cinque anni passati a guadagnarci faticosamente da vivere in villaggi infestati dalle pulci, finalmente torniamo al posto che ci spetta: il Colosseo. Oh! Dovresti vedere il Colosseo. Cinquantamila Romani che osservano ogni movimento della tua spada, aspettando che vibri il colpo ferale. Il silenzio prima del fendente, e il fragore dopo, cresce, cresce e si solleva come... come... come una tempesta, come se tu fossi Giove Tonante.

Massimo: Tu sei stato gladiatore.

Proximo: Sì, lo ero.

Massimo: Hai vinto la tua libertà?

Proximo: Tanto tempo fa l'imperatore mi fece dono del rudis. È solo una verga di legno, il simbolo della tua libertà. Egli... egli mi toccò la spalla e io fui libero.

Massimo: Ah, ah, ah! Tu conoscevi Marco Aurelio?

Proximo: Non ho detto che lo conoscevo! Ho detto che mi toccò la spalla!

Massimo: Mi chiedi quello che voglio. Voglio stare in piedi davanti all'imperatore, come hai fatto tu.

Proximo: Allora ascoltami. Impara da me. Io non sono stato il migliore perché uccidevo velocemente. Ero il migliore perché la folla mi amava. Conquista la folla, e conquisterai la libertà.

Massimo: Conquisterò la folla. Gi darò qualcosa che non ha mai visto prima.

Proximo: Ah, ah, ah, ah, ah! Allora, Ispanico, andremo a Roma insieme e vivremo avventure sanguinose, e la grande meretrice ci allatterà finché saremo grassi e felici e non potremo più succhiare. E allora, quando saranno morti tanti uomini, forse tu avrai la tua libertà. Ecco, usa questa.

Juba: È laggiù, da qualche parte, il mio paese, casa mia. Mia moglie prepara il cibo, mia figlia va a prendere l'acqua al fiume. Le potrò mai rivedere? Io non credo.

Massimo: Pensi di rivederle dopo la tua morte?

Juba: Penso di sì, però io morirò presto. Loro non moriranno per molti anni. Dovrò aspettare.

Massimo: Ma tu aspetteresti loro?

Juba: Certo.

Massimo: Vedi, mia moglie e mio figlio, loro mi stanno già aspettando.

Juba: Li rincontrerai un giorno. Ma non ancora. Non ancora. Sì.

Massimo: Non ancora. Non ancora.

Bambino: I gladiatori!

Gladiatori: Andiamo a vedere!

Guardia: Fuori! Scendete, muovetevi! Venite fuori!

Proximo: Sono felice di rivederti, amico mio. Portami fortuna.

Guardia: State fermi.

Juba: Hai mai visto niente del genere prima d'ora? Non sapevo che gli uomini potessero costruire cose simili.

Proximo: Conquista la folla.

Guardia: Dentro! Muovetevi, entrate, forza! Mettetevi tutti in fila!

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Breve trama del film

[da Cultura.biografieonline.it]
È l'anno 180 dopo Cristo quando Massimo Decimo Meridio, apprezzato e valoroso generale dell'esercito romano, guida i suoi uomini alla vittoria contro i Marcomanni nella guerra che si sta combattendo in Germania. Il successo in battaglia consente a Massimo di entrare nelle grazie di Marco Aurelio, imperatore romano gravemente ammalato che, sentendo ormai prossima la propria morte, sceglie proprio il generale come suo successore.

Preferito a Commodo, figlio di Marco Aurelio, ritenuto inadeguato rispetto al compito che gli spetta, il...Leggi di più

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