Frase di Theodor W. Adorno
[Attribuita]
Benché Adorno sia noto, insieme a Horkheimer, anche per aver dato un «contributo ineludibile» al «tema dell'oppressione animale e del suo ruolo nelle strutture del dominio sociale» (cfr. Annamaria Rivera), la frase sopra riportata - citata per la prima volta nel libro Un'eterna Treblinka (Eternal Treblinka, 2002) di C. Patterson e ripresa dall'organizzazione animalista PETA in apertura del proprio sito - risulta errata, dato che l'unico passaggio simile negli scritti di Adorno esprime un concetto più ampio. La citazione corretta è la seguente:
Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono "more", "sudice", dago. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli antisemiti è fatto in modo che essi non vedono gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del pogrom. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un animale ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo - "non è che un animale" - si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il "non è che un animale", a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale.
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Sociologo, musicologo e filosofo tedesco, Theodor Wiesengrund Adorno nasce l'11 settembre del 1903 a Francoforte sul Meno. Figlio unico di un mercante di vini ebreo, firma i suoi primi scritti con il cognome della madre, Maria Adorno, una cantante cattolica di origini còrse e, prima ancora, genovesi. Il nome ebraico del padre viene così...
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