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Cormac McCarthy
Cormac McCarthy
Frasi di Cormac McCarthy - pagina 7
Cormac McCarthy
Scrittore, drammaturgo e sceneggiatore...
20 luglio 1933 - 13 giugno 2023
Frasi in elenco
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119
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7
di
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Puoi trovare le
frasi di Cormac McCarthy
anche in questi temi:
Vita
Preghiere
Morale
Desiderio
Attesa
Satana
Svegliarsi
Miracoli
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[...]
In sogno gli erano apparse delle creature che non aveva mai visto prima. Non parlavano. Gli sembrava che fossero acquattate accanto alla brandina mentre dormiva e che al suo risveglio si fossero dileguate. Si voltò a guardare il bambino. Forse per la prima volta, capì che ai suoi occhi lui era un alieno. Un essere venuto da un pianeta che non esisteva più. Le storie che raccontava erano sospette. Non poteva ricostruire il mondo perduto per compiacerlo senza trasmettergli anche il dolore della perdita, e pensò che forse il bambino lo sapeva meglio di lui. Cercò di mettere a fuoco il sogno ma non ci riuscì. Ne conservava solo la sensazione. Su cosa? Sul fatto che non poteva riaccendere nel cuore del bambino ciò che era ormai cenere nel suo. Anche ora, una parte di lui rimpiangeva di aver trovato quel rifugio. Una parte di lui continuava a desiderare la fine.
Poiché sono stata ribelle, adesso riconosco i ribelli. Sono convinta che da giovane non volevo spaccare tutto, ma solo le cose che volevano spaccare me. I nomi delle cose che hanno il potere di piegarci cambiano col tempo. Le convenzioni sociali e l'autorità lasciano il posto alle malattie.
Quando si spostarono a sud della Grant County, Boyd era un bambino e la nuova contea chiamata Hidalgo aveva solo qualche anno più di lui. Nella terra che avevano lasciato erano sepolte le ossa di una sorella e della nonna materna. La nuova contea era fertile e selvaggia. Si poteva cavalcare fino al Messico senza mai incontrare una staccionata. Portava Boyd davanti a sé sull'arcione e gli diceva i nomi di tutto ciò che vedevano, terra e alberi e uccelli e animali, in spagnolo e in inglese. Nella casa nuova dormivano in una stanza accanto alla cucina e la notte a volte stava sveglio e al buio ascoltava il respiro del fratello addormentato e gli sussurrava i progetti che aveva per entrambi e la vita che avrebbero fatto.
Strinse la mano del prete nella propria e gli disse di guardare le loro mani unite e di osservare come si somigliavano. Questa carne non è che un memento, eppure dice il vero. Alla fine, la strada di ciascuno è la strada di tutti. Non vi sono viaggi isolati perché non vi sono viandanti isolati. Tutti gli uomini sono uno e non vi è un'altra storia da raccontare.
Da qualche parte nella notte vuota i rintocchi di una campana risuonarono e si spensero lontano dove campane non ce n'erano. Sulla superficie ricurva della terra buia e senza luce che sosteneva le loro figure e le innalzava contro il cielo stellato, i due giovani sembravano cavalcare non sotto ma in mezzo alle stelle, temerari e circospetti al contempo come ladri appena entrati in quel buio elettrico, come ladruncoli in un frutteto lucente, scarsamente protetti contro il freddo e i diecimila mondi da scegliere che avevano davanti a sé.
In lontananza fra i nuvoloni neri balenavano lampi silenziosi che sembravano saldature incandescenti tra fumi di metallo fuso. Pareva che riparassero un guasto nell'oscurità metallica del mondo.
I suoi capelli chiari sembravano bianchi. Sembrava avesse quattordici anni e che andasse per un'età che non era mai esistita. Sembrava che fosse sempre stato seduto in quel posto e che Dio gli avesse creato intorno gli alberi e le rocce. Assomigliava alla propria reincarnazione e poi alla reincarnazione della propria reincarnazione. Soprattutto sembrava preso da un'enorme tristezza. Come se si portasse dentro la notizia di una perdita orrenda di cui nessun altro aveva ancora sentito parlare. Un'enorme tragedia non relativa a un fatto, incidente o evento, ma alla natura stessa del mondo.
Presso quel fuoco c'erano uomini i cui occhi riflettevano la luce come carboni ardenti conficcati nel cranio e uomini i cui occhi rimanevano opachi, ma gli occhi del nero si aprivano come corridoi attraverso i quali una notte nuda e primordiale viaggiava da ciò che di essa già si era consumato a ciò che era di là da venire.
Sapeva quanto è fragile il ricordo delle persone amate. Certo, noi chiudiamo gli occhi e parliamo con loro. Certo, noi aneliamo a risentire le loro voci anche una volta sola, ma queste voci e questi ricordi si affievoliscono sempre più, finché ciò che un tempo era carne e sangue non è più che eco e ombra. E alla fine, forse, nemmeno questo.
L'ira di Dio è ancora assopita. È nascosta da un milione di anni prima che nascessero gli uomini e solo gli uomini hanno il potere di risvegliarla. L'inferno non è pieno neanche per metà. Datemi retta. Voi portate in una terra straniera la guerra concepita da un pazzo. Non sveglierete solo i cani.
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