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Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti
Frasi di Giuseppe Ungaretti - pagina 2
Giuseppe Ungaretti
Poeta italiano
8 febbraio 1888 - 1 giugno 1970
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Vi arriva il poeta
|
e poi torna alla luce con i suoi canti
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e li disperde
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Di questa poesia
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mi resta
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quel nulla
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d'inesauribile segreto
E il cuore quando d'un ultimo battito
|
avrà fatto cadere il muro d'ombra
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per condurmi, Madre, sino al Signore,
|
come una volta mi darai la mano.
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|
In ginocchio, decisa,
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Sarai una statua davanti all'eterno,
|
come già ti vedeva
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quando eri ancora in vita.
|
|
Alzerai tremante le vecchie braccia,
|
come quando spirasti
|
dicendo: Mio Dio, eccomi.
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|
E solo quando m'avrà perdonato,
|
ti verrà desiderio di guardarmi.
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|
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
|
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Non mi lasciare, resta, sofferenza!
Mi tengo a quest'albero mutilato
|
Abbandonato in questa dolina
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Che ha il languore
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Di un circo
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Prima o dopo lo spettacolo
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E guardo
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Il passaggio quieto
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Delle nuvole sulla luna
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Stamani mi sono disteso
|
In un'urna d'acqua
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E come una reliquia
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Ho riposato
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L'Isonzo scorrendo
|
Mi levigava
|
Come un suo sasso
|
Ho tirato su
|
Le mie quattro ossa
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E me ne sono andato
|
Come un acrobata
|
Sull'acqua
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|
Mi sono accoccolato
|
Vicino ai miei panni
|
Sudici di guerra
|
E come un beduino
|
Mi sono chinato a ricevere
|
Il sole
|
|
Questo è l'Isonzo
|
E qui meglio
|
Mi sono riconosciuto
|
Una docile fibra
|
Dell'universo
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|
Il mio supplizio
|
È quando
|
Non mi credo
|
In armonia
|
|
Ma quelle occulte
|
Mani
|
Che m'intridono
|
Mi regalano
|
La rara
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Felicità
|
|
Ho ripassato
|
Le epoche
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Della mia vita
|
|
Questi sono
|
I miei fiumi
|
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Questo è il Serchio
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Al quale hanno attinto
|
Duemil'anni forse
|
Di gente mia campagnola
|
E mio padre e mia madre.
|
|
Questo è il Nilo
|
Che mi ha visto
|
Nascere e crescere
|
E ardere d'inconsapevolezza
|
Nelle distese pianure
|
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Questa è la Senna
|
E in quel suo torbido
|
Mi sono rimescolato
|
E mi sono conosciuto
|
|
Questi sono i miei fiumi
|
Contati nell'Isonzo
|
|
Questa è la mia nostalgia
|
Che in ognuno
|
Mi traspare
|
Ora ch'è notte
|
Che la mia vita mi pare
|
Una corolla
|
Di tenebre.
La carità feroce del ricordo.
Sto
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addossato a un tumulo
|
di fieno bronzato
|
Un acre spasimo
|
scoppia e brulica
|
dai solchi grassi
|
Ben nato mi sento
|
di gente di terra
|
Mi sento negli occhi
|
attenti alle fasi
|
del cielo
|
dell'uomo rugato
|
come la scorza
|
dei gelsi che pota
|
Mi sento
|
nei visi infantili
|
come un frutto rosato
|
rovente
|
fra gli alberi spogli
|
Come una nuvola
|
mi filtro
|
nel sole
|
Mi sento diffuso
|
in un bacio
|
che mi consuma
|
e mi calma.
Mi sento diffuso in un bacio che mi consuma e mi calma.
Non mi rimane che rassegnarmi a morire. | Alleverò dunque tranquillamente una prole.
Come questa pietra
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del S. Michele
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così fredda
|
così dura
|
così prosciugata
|
così refrattaria
|
cos' totalmente
|
disanimata
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|
Come questa pietra
|
è il mio pianto
|
che non si vede
|
|
La morte
|
si sconta
|
vivendo
Cessate d'uccidere i morti,
|
Non gridate più, non gridate
|
Se li volete ancora udire,
|
Se sperate di non perire.
|
|
Hanno l'impercettibile sussurro,
|
Non fanno più rumore
|
Del crescere dell'erba,
|
Lieta dove non passa l'uomo.
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Umberto II di Savoia
Urbani, Carlo
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