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Frasi di Knut Hamsun - pagina 2
Knut Hamsun
Scrittore norvegese, premio Nobel
4 agosto 1859 - 19 febbraio 1952
Frasi in elenco
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30
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3
Puoi trovare le
frasi di Knut Hamsun
anche in questi temi:
Destino
Caso
Fame
Ostacoli
Incapaci
Oscurità
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Ah, quella voce, gli occhi, la femminile tenerezza della mano che mi porgeva il bicchiere...
La mia macchina è nella mia stanza. Non posso più montarla, ormai, perché le parti in legno più grosse sono rimaste in una canonica di campagna. Non importa, il mio amore per lei si è raffreddato. Signori nevrastenici, come esseri umani valiamo poco, e anche come specie animale non siamo granché. Così, un giorno, mi verrà a noia l'essere privo di coscienza e ripartirò di nuovo, verso un'isola.
L'unica cosa che mi torturava un poco, nonostante il disgusto del cibo, era la fame. Avevo di nuovo un appetito formidabile, una voglia di divorare avidamente che diventava sempre più acuta e cattiva. Mi sentivo rodere lo stomaco senza misericordia: pareva vi si svolgesse un lavorio strano e silenzioso, che ci fossero alcune dozzine di animaletti graziosi: essi posavano la testina da una parte e rosicchiavano un poco, la posavano dall'altra e rosicchiavano un altro poco, poi stavano fermi un momento e ricominciavano, mordevano senza rumore e senza fretta e, dove arrivavano, lasciavano il vuoto e il deserto.
Verso la metà della scorsa estate una piccola città del litorale norvegese fu teatro di parecchi avvenimenti affatto straordinari. Apparve nella città uno straniero, un certo Nagel, un vero meraviglioso ciarlatano, il quale fece una quantità di cose straordinarie e poi così improvvisamente come era venuto scomparve di nuovo. Questo uomo ricevette perfino la visita di una giovane signora, piena di mistero, la quale venne Dio sa per qual motivo, e non si trattenne più di un paio d'ore. Ma questo non è il principio... Il principio è che, quando il battello a vapore verso le sei pomeridiane si accostò al Quai, si vedevano sulla coperta due o tre viaggiatori: fra questi un uomo in uno strano costume con un berretto di velluto bianco.
Nei giorni di vendita all'asta andavo volentieri a vedere ed ero contento quando mi pareva che i miei libri capitassero in buone mani. L'attore Magelson aveva il mio orologio e ne ero quasi orgoglioso. Un annuario che conteneva i miei saggi poetici era stato acquistato da un conoscente e il mio soprabito era andato a finire da un fotografo.
Non che fosse questa gran bellezza, ma aveva labbra rosse e uno sguardo azzurro di ragazza che la rendevano graziosa. Elischeba, Elisabeth, sei proprio adesso nella tua aurora e i tuoi occhi si sono posati sul mondo.
Il mare si stendeva scintillante come uno specchio ieri e si stende scintillante come uno specchio oggi. È l'estate di San Martino e sull'isola fa caldo – e che dolcezza, che tepore! – ma non c'è sole. Sono passati tanti anni da quando ho provato una pace simile, forse venti, o trenta, o forse è stato in una vita precedente. Ma una volta, penso, questa pace devo averla già assaporata, visto che ora sono qui a passeggiare canticchiando estasiato, e ogni sasso, ogni filo d'erba attira la mia attenzione e sembra ricambiarmi con uguale interesse. Siamo vecchi amici.
E il capitano mi assegnò il mio compito. Quando fummo al largo mi rizzai in piedi, sudato e abbattuto dalla febbre, e dissi addio per questa volta alla città, a Christiania, dove tutte le finestre, ora illuminate, scintillavano.
Quando parlo con un uomo, non ho bisogno di guardarlo per seguire esattamente quello che dice; sento subito se egli mi dà a bere qualche cosa o me ne nasconde qualche altra; la voce, credetemi, è un apparecchio pericoloso. Mi capite bene? Intendo non il suono materiale della voce, che può essere alto o basso, limpido o roco; non intendo la materialità della voce, la essenza del tono, no; io mi occupo del mistero che sta dietro di esso, del mondo dal quale esce.
Poi incontriamo il fringuello, il passero dei boschi. Ha già fatto un giro nella foresta e ora torna dagli uomini, tra cui gli piace tanto stare e esplora da tutti i lati. Piccolo, strano fringuello! In realtà è un uccello migratore, ma i suoi genitori gli hanno insegnato che è possibile svernare nel Nord. E lui insegnerà ai suoi piccoli che è solo nel Nord che può svernare. Però gli scorre ancora dentro il sangue del viaggiatore, non ha smesso di essere un vagabondo. Un giorno si raduna con tutti i suoi, e insieme volano al di là di molte parrocchie, da gente tanto diversa, che vuole imparare a conoscere altrettanto bene. Allora il boschetto di tremoli rimane senza fringuelli, e può passare un'intera, lunga settimana prima che un nuovo stormo di queste creature alate torni a posarvisi... Mio Dio, quante volte mi sono divertito a osservare un fringuello!
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