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Marcell Jacobs
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Frasi di Marcell Jacobs - pagina 2
Marcell Jacobs
Atleta italiano
26 settembre 1994
Frasi in elenco
:
21
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Pagina:
2
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anche in questi temi:
Olimpiadi
Limiti
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Sono nato a El Paso, ma del Texas non mi è rimasto niente. Mi ricordo l'asilo dalle suore, e le prime vacanze in camper con i nonni, Rosanna e Osvaldo. Gli zii correvano in motocross e in mountain-bike: partivamo il giovedì, venerdì le prove, sabato le qualifiche, domenica la gara. Mio zio Giancarlo correva nel campionato mondiale. Poi ebbe un incidente. Si era ritirato per un malanno ai tendini della mano. Lo invitarono a un revival di beneficenza. Per gareggiare si legò le dita con lo scotch, ma non riuscì a staccare l'acceleratore. Cadde. Lo portarono via in elicottero. Vertebra spezzata, gambe paralizzate. Però riusciva ancora a muovere su e giù i quadricipiti: così ha ricominciato ad andare in bici. A Rio 2016 ha vinto la medaglia di bronzo alle Paralimpiadi. Il primo olimpionico in famiglia è stato lui.
[Sulle accuse di doping]
Non mi hanno toccato per nulla. Sono state messe in giro da persone che non conoscono l'atletica, e non conoscono me. Gente che non sa nulla degli anni bui, delle sofferenze, di tutte le cose che le ho raccontato. Per loro un italiano non poteva vincere l'oro nei 100. Ma io lo so quanto ci ho messo.
[Sulla prima gara, in cui perse una scarpa]
Avevo otto anni, ed ero già pigro: non avevo allacciato le scarpe, tanto erano strette... Vinsi lo stesso, con un piede scalzo. Un'altra volta, a Salò, ero l'unico con la corsia bagnata: in partenza sono scivolato e sono caduto rovinosamente. Mi sono rialzato, e ho vinto.
[A quale record può arrivare?]
Se glielo dicessi, mi porrei un limite. Se avessi detto che potevo scendere a 9''85, non avrei fatto 9''80. Mai porsi limiti.
Non saprei raccontare un solo episodio negativo legato al colore della mia pelle. Semmai, quando mi facevano disegnare la mia famiglia, ero l'unico che disegnava solo la mamma.
[Sul rapporto con Filippo Tortu]
È un avversario. Tortu mi ha insegnato a perdere; perché non è facile saper perdere. All'inizio mi batteva. Io sapevo di poter essere più veloce di lui; ma non riuscivo a dimostrarlo.
All'inizio sì, mi è mancato il padre. Lo subivo. Poi mi sono abituato, e non ci ho pensato più. Dal restarci male sono passato alla mancanza di sentimento: papà non c'è, e basta. Mia madre Viviana ha trovato un nuovo compagno, e nel giro di due anni sono nati i miei fratelli, Niccolò e Jacopo.
[Sull'oro olimpico nei 100m del 2021]
Mi sono visto arrivare addosso Gimbo Tamberi che saltava. E non si trovava una bandiera per il giro d'onore. Forse nessuno pensava che avrei vinto. Paolo sì; ma non era nello stadio, tipo l'allenatore del film Momenti di Gloria, che scopre che il suo atleta ha vinto solo quando sente l'inno e vede da fuori la Union Jack salire sul pennone. Il mio invece mi ha visto sul maxischermo. Fatto sta che resto senza bandiera, fino a quando un tifoso sconosciuto mi passa un tricolore.
Dopo la semifinale
[olimpica dei 100m, nel 2021]
Ronnie Baker ha detto a voce alta, perché sentissi: non ce n'è per nessuno! Poi durante il riscaldamento è venuto nel mio rettilineo per disturbarmi, e io sono andato a salutarlo sorridendo. L'ho spiazzato. Prima dello sparo ho augurato a tutti "good luck", buona fortuna: mi guardavano come un matto.
Ogni anno provo a saltare la stagione indoor, perché sono pigro, ma poi il mio allenatore mi costringe.
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