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Sven-Göran Eriksson
Sven-Göran Eriksson
Frasi di Sven-Göran Eriksson - pagina 2
Sven-Göran Eriksson
Allenatore di calcio svedese
5 febbraio 1948 - 26 agosto 2024
Frasi in elenco
:
19
‐
Pagina:
2
di
2
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[Su Siniša Mihajlović]
Era un duro che aveva un'opinione su ogni aspetto del mondo, ma mi è piaciuto fin dal primo impatto. E aveva il miglior piede sinistro che io avessi mai visto.
[Su Roberto Baggio]
[...]
era un giocatore complesso da inserire in un sistema, ma ad alcuni calciatori devi lasciare libertà per consentirgli di dare il meglio: solo così riusciranno a farti vincere. Fino a quel momento avevo allenato grandi calciatori: Nilsson, Chalana, Falcão, Boniek, Pruzzo. Talenti speciali. Ma non avevo mai avuto a che fare con uno del calibro di Roberto.
[Su Roma – Lecce 2-3 del campionato di Serie A 1985-1986]
Entrai nello spogliatoio all'intervallo e chiesi alla squadra cosa stesse succedendo. Uno dei giocatori più importanti mi guardò e mi disse: «Relax, mister. La vinciamo nel secondo tempo». Non capivo. Relax? Stavamo per perdere il campionato.
[...]
Quella notte Riccardo Viola, il figlio del presidente, venne a casa mia. Mi disse che c'erano stati sospetti su cinque nostri giocatori: avrebbero scommesso sulla vittoria del Lecce al 45'. Gli dissi che non era possibile.
[...]
L'idea che i miei giocatori avessero scommesso sulla partita mi risultava totalmente impensabile.
[...]
Il giorno dopo, Dino Viola venne a parlarmi. Era convinto che ci fossero state scommesse illegali sulla partita al punto che le quote sul Lecce vincente al 45' erano crollate poco prima del calcio d'inizio. Viola voleva le prove della colpevolezza di questi cinque giocatori, ebbi incontri per giorni con gli avvocati del club, ma io non sapevo nulla. Non emersero prove di tutto questo.
Lo spirito di squadra per me è sempre stato al di sopra di tutto, ma so anche che devi fare spazio agli individualisti con un talento speciale: Alen
[Bokšić]
era speciale. Aveva tutto: velocità, visione di gioco, qualità tecniche divine. Ma aveva anche una sorta di blocco mentale: in allenamento segnava senza fatica, in partita gli succedeva qualcosa.
[Sul campionato mondiale di calcio 1958]
Hamrin era il nostro giocatore preferito, ma dopo quel Mondiale volevamo tutti essere Pelé.
[Su Roberto Mancini]
Era un giocatore di intelligenza impareggiabile, che vedeva cose sul campo che nessun altro vedeva. In allenamento era un leader aperto anche ad ascoltare nuove idee. Voleva essere coinvolto in tutto. Prima delle partite era capace di chiamare il magazziniere per appurare che i calzini di tutti fossero messi in maniera corretta sulle panchine. A volte mi faceva perdere la testa: appena mi vedeva arrabbiato, veniva a chiedermi scusa. Tutti lo amavano.
[Sulla finale della Coppa UEFA 1981-1982]
Penso non esista una mia foto con la Coppa UEFA in campo dopo la partita. Non volevo essere fotografato insieme a Gunnar Larsson, il nuovo presidente, in carica da poco prima della finale. Era un uomo forte della scena politica locale ma a malapena mi salutava e lo stesso faceva con i giocatori. E me lo sono ritrovato sul campo a fare le foto con la coppa, in posa. Bertil Westblad e gli altri membri del board avevano reso possibile tutto quello, alcuni di loro avevano messo l'ipoteca sulle loro case per farci comprare dei giocatori. Meritavano di festeggiare con noi.
[Su Zbigniew Boniek]
Veloce, tecnicamente brillante, vincente, con una personalità in campo che io non avevo mai visto.
Rompipalle è una delle parole italiane che preferisco. Un rompipalle è una persona estremamente esigente, ma viene detta in modo affettuoso. Alla Sampdoria, avevamo il più grande rompipalle che io abbia mai conosciuto. Roberto Mancini era un grandissimo rompipalle. E lo dico con tutto l'affetto del mondo.
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