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Incipit di "Zona rossa", di Gino Strada

La scorsa estate i quarantacinque gradi del Sudan mi erano sembrati più tollerabili del solito, preludevano finalmente a una vacanza. Una occasione rara, attesa a lungo, ero stanco e ne sentivo il bisogno. All'arrivo in Italia mi aspetta una settimana di riunioni: in Afghanistan gli attentati (e i feriti) si moltiplicano, in Iraq dobbiamo aprire un nuovo campo per i rifugiati in fuga dalle zone del paese sotto attacco dell'Isis, in Sierra Leone il ministero della Sanità chiede a Emergency di allestire un centro di isolamento per i casi sospetti di Ebola, in Repubblica Centrafricana riprendono i combattimenti nei pressi del nostro ospedale.

Ma i giorni scorrono veloci, e la Sicilia e la splendida Salina sono sempre più vicine. Giorni (pochi) di sole e di pace, tra le coccole di Carla e della zia Maria, tra fiori di zucca e caponi alla brace, erbe selvatiche, marmellate e malvasia, tra qualche libro e tanto sonno.

Poi, la telefonata di Luca, che coordina il nostro progetto in Sierra Leone, mentre cammino lento sul molo di Rinella fissando gli scogli come facevo da bambino, cercando invano di scorgere grandi pesci o tesori di antichi pirati.

"Gino, uno dei nostri ha avuto febbre alta nella notte, gli abbiamo fatto un prelievo di sangue per la per, tra qualche ora avremo il risultato."

Poi la sentenza: "Positivo, ha l'Ebola".

Organizziamo una teleconferenza con la Sierra Leone: come è potuto succedere? Che cosa facciamo? Come possiamo proteggerci? Dobbiamo andarcene? Nel team c'è molta preoccupazione, un misto di paura, scoramento e impotenza. Sacrosanto, inevitabile, umano.
Vacanza finita, si va in Sierra Leone.

Vi sono cadaveri per le strade, la radio invita a non toccare i morti. Emergency si trova, per la prima volta, a confrontarsi con una epidemia. Il piccolo centro di isolamento, aperto da poco a Lakka, è sempre stracolmo di pazienti, fuori dai cancelli persone accasciate a terra, in attesa di un letto libero, o di morire durante la notte.

Lakka è un inferno di caldo e polvere, un intreccio di tende e recinzioni metalliche squassato dai temporali della stagione delle piogge. In questi primi giorni i pazienti muoiono spesso, troppo spesso, senza che riusciamo a capire il perché. Frustrazione, rassegnazione, impotenza: è una sorta di incubo che rischia di diventare paralizzante. Che cosa possiamo fare per queste persone, perlopiù giovani, spesso bambini, che ci muoiono davanti agli occhi in pochissimi giorni?

Breve biografia di Gino Strada

Luigi Strada - noto come Gino - nasce a Sesto San Giovanni (Milano) il giorno 21 aprile 1948. Conseguita nel 1978 la laurea in Medicina presso l'Università Statale di Milano, successivamente si specializza in chirurgia d'urgenza. Durante gli anni della contestazione è uno degli attivisti del "Movimento Studentesco", anche come...
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