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Dammi mille baci (dal Carme 5), poesia di Gaio Valerio Catullo

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero di baci così alto.

[traduzione di Salvatore Quasimodo]

[Versione originale in latino]

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum seueriorum
omnes unius aestimemus assis!
soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit breuis lux,
nox est perpetua una dormienda.
da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus inuidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

Breve biografia di Gaio Valerio Catullo

Gaio Valerio Catullo nasce a Verona nell'allora Gallia Cisalpina nell'84 A.C. in una famiglia molto agiata. Pare che nella splendida villa di famiglia a Sirmione, sul lago di Garda, sia stato ospite più di una volta persino Giulio Cesare. Catullo riceve un'educazione seria e rigorosa e, come è usanza per i giovani di buona famiglia, si trasferisce a Roma intorno al 60 A.C. per completare i suoi studi. Arriva a Roma in un momento molto particolare, quando la vecchia repubblica è ormai al tramonto e la città è dominata da lotte... continua su Biografieonline.it

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