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Attilio Bertolucci
Attilio Bertolucci
Poesie di Attilio Bertolucci - pagina 2
Attilio Bertolucci
Poeta italiano
18 novembre 1911 - 14 giugno 2000
Frasi in elenco
:
26
‐
Pagina:
2
di
3
Puoi trovare le
frasi di Attilio Bertolucci
anche in questi temi:
Fiato
Cantare
Cadute
Battaglia
Pallore
Castagne
Odori
Fischi
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E' giunta la notizia della tua morte
|
nei giorni delle bandiere spiegate,
|
nei caldi giorni di un maggio cittadino
|
in festa al suono d'antiche fanfare.
|
Non sapevamo più nulla di te...
|
Ora sei tornato nel pallore
|
della tua passione, la morte
|
non può vincere la tua giovinezza tenace
Io sono solo
|
il fiume è grande e canta
|
Chi c'è di là?
|
Pesto gramigne bruciacchiate.
|
Tutte le ore sono uguali
|
per chi cammina
|
senza perché
|
presso l'acqua che canta.
|
Non una barca
|
solca i flutti grigi
|
che come giganti placati
|
passano davanti ai miei occhi
|
cantando.
|
Nessuno.
Se tu torni fra noi
|
è un caldo e grigio
|
giorno di marzo, è l'ora del riposo
|
per noi rimasti nella casa, in pace.
|
|
Così lungamente
|
abbiamo aspettato nel silenzio
|
delle stanze assopite, ora i bambini
|
sono andati per viole.
|
|
Oh, poterli cercare con te
|
fra le gaggìe nude nel sole.
Lasciate che m'incammini per la strada in salita
|
e al primo batticuore mi volga,
|
già da stanchezza e gioia esaltato ed oppresso,
|
a guardare le valli azzurre per la lontananza,
|
azzurre le valli e gli anni
|
che spazio e tempo distanziano.
|
Così a una curva, vicina
|
tanto che la frescura dei fitti noccioli e d'un'acqua
|
pullulante perenne nel cavo gomito d'ombra
|
giunge sin qui dove sole e aria baciano la fronte le mani
|
di chi ha saputo vincere la tentazione al riposo,
|
io veda la compagnia sbucare e meravigliarsi di tutto
|
con l'inquieta speranza dei migratori e dei profughi
|
scoccando nel cielo il mezzogiorno montano
|
del 9 settembre '43. Oh, campane
|
di Montebello Belasola Villula Agna ignare,
|
stordite noi che camminiamo in fuga
|
mentre immobili guardano da destra e da sinistra
|
più in alto più in basso nel faticato appennino
|
dell'aratura quelli cui toccherà pagare
|
anche per noi insolventi,
|
ma ora pacificamente lasciano splendere il vomere
|
a solco incompiuto, asciugare il sudore, arrestarsi
|
il tempo per speculare sul fatto
|
che un padre e una madre giovani un bambino e una serva
|
s'arrampicano svelti, villeggianti fuori stagione
|
(o gentile inganno ottico del caldo mezzodì),
|
verso Casarola ricca d'asini di castagni e di sassi.
|
Potessero ascoltare, questi che non sanno ancora nulla,
|
noi che parliamo, rimasti un po' indietro,
|
perdutisi la ragazza e il bambino più sù in un trionfo
|
inviolato di more ritardatarie e dolcissime,
|
potessi io, separato da quel giovane
|
intrepido consiglio di famiglia in cammino,
|
tenuto dopo aver deciso già tutto, tutto gettato nel piatto
|
della bilancia con santo senso del giusto,
|
oggi che nell'orecchio invecchiato e smagrito mi romba
|
il vuoto di questi anni buttati via. Perché,
|
chi meglio di un uomo e di una donna in età
|
di amarsi e amare il frutto dell'amore,
|
avrebbe potuto scegliere, maturando quel caldo
|
e troppo calmo giorno di settembre, la strada
|
per la salvezza dell'anima e del corpo congiunti
|
strettamente come sposa e sposo nell'abbraccio?
|
Scende, o sale, verso casa dai campi
|
gente di Montebello prima, poi di Belasola, assorta
|
in un lento pensiero, e già la compagnia fotestiera
|
s'è ricomposta, appare impicciolita più in alto
|
finché l'inghiotte la bocca fresca d'un bosco
|
di cerri: là
|
c'è una fontana fresca nel ricordo
|
di chi guida e ha deciso
|
una sosta nell'ombra sino a quando i rondoni
|
irromperanno nel cielo che fu delle allodole. Allora
|
sarà tempo di caricare il figlio in cima alle spalle,
|
che all'uscita del folto veda con meraviglia
|
mischiarsi fumo e stelle su Casarola raggiunta.
Portami con te nel mattino vivace
|
le reni rotte l'occhio sveglio appoggiato
|
al tuo fianco di donna che cammina
|
come fa l'amore,
|
sono gli ultimi giorni dell'inverno
|
a bagnarci le mani e i camini
|
fumano più del necessario in una
|
stagione così tiepida,
|
ma lascia che vadano in malora
|
economia e sobrietà,
|
si consumino le scorte
|
della città e della nazione
|
se il cielo offuscandosi, e poi
|
schiarendo per un sole più forte,
|
ci saremo trovati
|
là dove vita e morte hanno una sosta,
|
sfavilla il mezzogiorno, lamiera
|
che è azzurra ormai
|
senza residui e sopra
|
calmi uccelli camminano non volano.
Un giorno amaro l'infinita cerchia
|
dei colli
|
veste di luce declinante,
|
e già trabocca sulla pianura
|
un autunno di foglie.
|
|
Più freddi ora dispiega i suoi vessilli
|
d'ombra il tramonto,
|
un chiaro lume nasce
|
dove tu dolce manchi
|
all'antica abitudine serale.
Un cielo così puro
|
un vento così leggero
|
non so più dove sono
|
dove ero.
|
|
O gaggìa nuda,
|
bruna violetta
|
che nel calore fugace
|
appassisci...
|
|
Giorno che te ne vai
|
e non sai nulla di me e della violetta
|
a che tanto amo
|
e del ramo
|
nudo della gaggìa,
|
|
giorno, non andar via.
Lasciami sanguinare sulla strada
|
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba,
|
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale
|
maschere verdi sulle case i rami
|
di castagno, i freschi rami, due uccelli
|
il maschio e la femmina volati via,
|
la pupilla duole se tenta
|
di seguirne la fuga l'amore
|
per le solitudini aria acqua del Bràtica,
|
non soccorrermi quando nel muovere
|
il braccio riapro la ferita il liquido
|
liquoroso m'inorridisce la vista,
|
attendi paziente oltre la curva via
|
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi
|
soltanto allora d'avermi udito chiamare,
|
entra nella mia visuale da un giorno
|
quieto di settembre, la tavola apparecchiata
|
i figli stanchi d'attendere, i figli
|
giovani col colore della gioventù
|
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono.
Dalle maremme con cavalli, giorno
e notte, li accompagnavano nuvole
da quando partirono lasciandosi
dietro una pianura
e dietro la pianura il mare e l'orizzonte
Con le guance di fuoco
|
e gli occhi ridenti
|
camminavi per una selva.
|
Il sole scherzava
|
con l'acqua
|
che fuggiva via.
|
C'erano il ginepro aromatico
|
e le grandi felci fiere
|
e i misteriosi licheni...
|
Sorse la luna chiara
|
fra i rami.
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