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Guido Gozzano
Guido Gozzano
Frasi di Guido Gozzano - pagina 5
Guido Gozzano
Poeta e scrittore italiano
19 dicembre 1883 - 9 agosto 1916
Frasi in elenco
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53
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Pagina:
5
di
6
Puoi trovare le
frasi di Guido Gozzano
anche in questi temi:
Torino
Neve
Primavera
Vita
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Piumadoro era orfana e viveva col nonno nella capanna del bosco. Il nonno era carbonaio ed essa lo aiutava nel raccattar fascine e nel far carbone. La bimba cresceva buona, amata dalle amiche e dalle vecchiette degli altri casolari, e bella, bella come una regina.
Un giorno di primavera vide sui garofani della sua finestra una farfalla candida e la chiuse tra le dita.
Garapuri: «città degli antri o Deva Devi, isola degli Dei»: è forse la più bella gita che offra Bombay, certo quella che unisce in minimo spazio i motivi esotici più interessanti pel forestiero. Ma difficilmente un inglese, un nativo tanto meno, la propone al suo ospite; trova di miglior gusto condurvi alla spettacolosa sala di skating (sì, hanno il coraggio di darsi a questo sport, con una temperatura minima di trenta gradi), o all'unica matinée che dà la Cleo De Merode, di passaggio per Bombay alla volta del Siam, con un plutocrate innominato, o al gigantesco teatro cinematografico dell'Esplanade, dove al soffio - ohimè! vano - di trenta ventilatori la vostra nostalgia d'italiano sussulta vedendo apparire a sfondo di qualche film poliziesco il Canal Grande, il Pincio, il Valentino.
La Regina Maria, Re Vittorio Amedeo,
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la Corte, il Clero, i Nobili aprivano il corteo.
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Le carrozze di gala avanzavano lente
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per Torino infiorata, tra la folla piangente
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– La Bela Carôlin (la folla la chiamava
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così, familiarmente, la folla che l'amava!)
Nutrirsi.... non fare più versi... nessuna notte più insonne....
non più sigarette.... non donne.... tentare bei cieli più tersi:
Nervi.... Rapallo.... San Remo.... cacciare la malinconia;
e se permette faremo qualche radioscopia....
(vv. 11-14)
Mi piacquero leggiadre bocche, ma non ho pianto
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mai, mai per altro pianto che il pianto di mia Madre.
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(p. 34)
Nulla s'acquista e nulla va distrutto:
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o eternità dei secoli futuri!
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(p. 45)
Tre giorni ancora e il Reuccio Sansonetto compiva diciott'anni, età che, secondo le leggi del regno, gli permetteva di togliere moglie. Egli stava ad una loggia del palazzo reale, raggiante ed impaziente di sposare Biancabella reginetta di Pameria, con la quale era fidanzato fin dall'infanzia. Ingannava il tempo mangiando ciliege e scagliando i noccioli sui passanti, con una piccola fionda. I beffati alzavano il volto incolleriti, ma l'inchinavano tosto, ossequiosi, appena riconoscevano il reale schernitore.
Mentre Mamma pensa a Dio,
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c'è il buon Dio che pensa a te!
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Quando tu nascesti venne
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la Madonna a contemplare,
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si fermarono le penne
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dei Cherùbi ad adorare!
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E nel cielo fu la Stella s'udirono parole
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e più fulgido fu il Sole
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e la Terra fu più bella! (da La culla vuota, ediz. 1993)
Quando (il tempo non ricordo!)
cani, gatti, topi a schiera
ben si misero d'accordo
c'era, allora, c'era... c'era...
... un orfano detto Prataiolo, tardo e trasognato, tenuto da tutti per un mentecatto. Prataiolo mendicava di porta in porta ed era accolto benevolmente dalle massaie e dalle fantesche, perché tagliava il legno, attingeva al pozzo; e quelle lo compensavano con una ciotola di minestra. Ma quando Prataiolo compì i diciott'anni, il vicinato cominciò ad accoglierlo meno bene ed a rimproverargli il suo ozioso vagabondare.
Un Re aveva tre figliuole belle come il sole e ch'egli amava più degli occhi suoi.
Avvenne che il Re, rimasto vedovo, riprese moglie e cominciò per le tre fanciulle una ben triste esistenza. La matrigna era gelosa dell'affetto immenso che il Re portava alle figlie e le odiava in segreto. Con mille arti aveva cercato di farle cadere in disgrazia del padre, ma visto che le calunnie non servivano che a farle amare di più, deliberò di consigliarsi con una fattucchiera.
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