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Nikita Kruscev
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Frasi di Nikita Kruscev - pagina 7
Nikita Kruscev
Politico sovietico
15 aprile 1894 - 11 settembre 1971
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[Sulla guerra di Corea]
Voglio sottolineare che l'idea della guerra non fu di Stalin, ma di Kim che ne fu appunto il promotore. Stalin certamente non tentò di dissuaderlo. A mio avviso nessun vero comunista avrebbe tentato di distogliere Kim Il-sung dal suo intento di liberare la Corea del Sud da Sygman Rhee e dall'influenza reazionaria dell'America. Fare una cosa del genere sarebbe stato contraddire i principi del mondo comunista.
L'incrinatura che si determinò tra l'Unione Sovietica e l'Albania fu causata soprattutto dalla paura che gli albanesi nutrono per la democrazia.
Consideravo Molotov un esperto di politica internazionale. Spesso trattava in mia presenza problemi di politica estera, dimostrando sempre competenza, logica e vigore.
Naturalmente fra i comunisti vi sono ancora persone di principio, ma vi sono anche molti individui privi di principi, funzionari leccapiedi e meschini attivisti. Al giorno d'oggi la tessera del partito non rappresenta per il suo possessore nient'altro che la speranza di assicurarsi una comoda nicchia nella nostra società socialista. Gente astuta di questi tempi riesce ad ottenere da questa nostra società socialista molto di più di quanto non dia.
Tutti noi intorno a Stalin vivevamo in un clima di provvisorietà. Fintanto ch'egli nutriva un certo grado di fiducia in noi ci lasciava vivere e lavorare. Ma, nel momento in cui avesse cessato di aver fiducia egli avrebbe cominciato a spiarci fin quando la coppa della sua sfiducia sarebbe traboccata. Allora sarebbe stato il nostro turno di seguire quelli che non erano più nel novero dei vivi.
Se dovessimo aprire i confini è mai possibile che la nostra fiducia negli individui sarebbe tradita? Forse sì. Su duecentoquaranta milioni di persone quasi sicuramente si possono trovare elementi impuri. E gli impuri verranno alla superficie. Perciò lasciamo che i rifiuti, la feccia venga a galla e lasciamo che le onde li portino lontano dalle nostre spiagge. Quello che dico coincide con la politica di Lenin nei primi anni della rivoluzione, quando mandavamo i nemici dell'Unione Sovietica all'estero in esilio. Tutti quelli che desiderano lasciarci non devono trovare ostacoli. «Vuoi andartene?» dicevamo. «Bene fai le valigie e vattene!» Ed essi partivano. Ora, dopo cinquant'anni, cerchiamo in ogni persona il potenziale disertore. Abbiamo dovuto inventare la politica dei confini per tenerci i rifiuti e la feccia. Dobbiamo cominciare a pensare alle persone che non meritano di essere chiamate feccia, persone che potrebbero avere temporanei vacillamenti nelle loro convinzioni o che potrebbero voler provare l'inferno capitalista, alcuni aspetti del quale possono attirare i nostri elementi meno decisi. Non dobbiamo trattenere queste persone. Dobbiamo dar loro la possibilità di scoprire da soli che cos'è il mondo.
Se non cambieremo a tale proposito la nostra politica, temo che screditeremo gli ideali del marxismo-leninismo sui quali è fondato il nostro modo di vita.
[Explicit]
Lenin non impose mai con la forza la sua opinione ai collaboratori. Egli cercava di convincerli e spiegava pazientemente le proprie opinioni agli altri.
Nadezhda Sergeyevna si preoccupava di non abusare del suo legame con Stalin, tanto che solo poche persone sapevano che era sua moglie. Era Allelujeva e basta.
[...]
Non sfruttò mai i privilegi che le derivavano dall'essere la moglie di Stalin; non si spostava mai in macchina dall'Accademia al Cremlino, ma andava e veniva sempre in tram. Niente la distingueva dalla massa degli studenti. Era molto saggio da parte sua non mostrarsi così vicina a colui che sia i suoi amici che i suoi nemici nel mondo politico consideravano un grande uomo.
[Sulle Grandi purghe]
Il nostro partito porta ancora i segni delle dannose conseguenze delle purghe. L'atteggiamento inculcato da Stalin nella mente di numerosi membri del partito ha lasciato una specie di incrostazione nella coscienza di molte persone, specialmente di persone ottuse e dalle vedute limitate. Ancora oggi si possono trovare degli individui che ritengono che i metodi di Stalin fossero i soli capaci di portare all'edificazione del socialismo e alla realizzazione degli scopi prefissi nel nostro paese. Per quanto mi riguarda, affermare che si può far lavorare la gente solo se qualcuno la sovrasta facendo schioccare una frusta sulla sua testa riflette una mentalità affatto primitiva e servile.
[Su Vjaceslav Michajlovic Molotov]
Era, tra noi, il ballerino più disinvolto. Era cresciuto in una famiglia intellettuale e quand'era studente universitario andava a molte feste; sapeva ballare come sapevano farlo gli studenti. Amava la musica e sapeva perfino suonare il violino. Nell'insieme possedeva il senso della musica. Io non me ne intendevo molto, ed in realtà non sono un buon giudice, ma ai miei occhi Molotov era un ballerino di prima classe.
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