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Phil Knight
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Frasi di Phil Knight - pagina 2
Phil Knight
Imprenditore statunitense, fondatore...
24 febbraio 1938
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M'interrogavo sul mio improvviso successo come venditore. Ero stato incapace di vendere enciclopedie e per giunta avevo disprezzato quel lavoro. Ero stato un po' più bravo a vendere fondi comuni d'investimento, ma mi ero sentito morto dentro. Perché vendere scarpe era tanto diverso? Perché, mi resi conto, non era vendere. Io credevo nella corsa. Ero convinto che se tutti fossero usciti a correre un po' ogni giorno, il mondo sarebbe stato un posto migliore, e credevo che quelle scarpe fossero le migliori per correrci. La gente, sentendo la mia convinzione, ne voleva un po' per sé. La convinzione, decisi. La convinzione è irresistibile.
Direi a quelli che non hanno ancora trent'anni di non accontentarsi di un lavoro, una professione, e neppure di una carriera. Di cercare una vocazione. Anche se non sanno cosa significa, la devono cercare. Seguendo la propria vocazione, la fatica sarà più facile da sopportare, le delusioni fungeranno da carburante, e proveranno soddisfazioni mai provate prima. Vorrei avvisare i migliori fra loro, gli anticonformisti, gli innovatori, i ribelli, che avranno sempre un bersaglio dipinto sulla schiena. E più saranno bravi, più grande sarà il bersaglio. Non sono io a dirlo: è una legge di natura.
Volevo quello che tutti vogliono. Essere me stesso, a tempo pieno.
Che ci piaccia o meno, la vita è un gioco. Chi nega questa verità, chi si rifiuta di giocare, rimane a bordo campo, e non era quello che volevo. Più di tutto, era proprio quello che non volevo.
Dalla crisi delle fabbriche sfruttatrici è nato anche il Girl Effect, un enorme sforzo della Nike per spezzare i cicli generazionali della povertà negli angoli più miseri del mondo. Insieme alle Nazioni Unite e ad altri partner aziendali e governativi, il Girl Effect stanzia decine di milioni di dollari per una brillante e dura campagna globale tesa a istruire, supportare e dare una vita migliore alle ragazze. Economisti e sociologi, per non parlare del nostro stesso cuore, ci dicono che in molte società le ragazze sono le più vulnerabili dal punto di vista economico, oltre che da quello vitale e demografico. Aiutare loro significa quindi aiutare tutti. Che si tratti di porre fine ai matrimoni delle bambine in Etiopia, o di costruire luoghi sicuri per le ragazzine in Nigeria, o di lanciare un periodico e uno spettacolo radiofonico che comunichino messaggi forti e ispiratori alle giovani ruandesi, Girl Effect sta cambiando milioni di vite, e le mie giornate migliori sono quelle in cui ricevo gli splendidi rapporti da quel fronte.
In campo pubblicitario il nostro approccio era primitivo e fatto alla meno peggio. Aggiustavamo il tiro procedendo, imparando sul campo, e si vedeva. In un annuncio – mi pare per la Tiger Marathon a suola piatta – definivamo il nuovo tessuto «swooshfiber». Ancora oggi nessuno ricorda chi coniò quella parola, né il suo significato. Ma suonava bene.
Ogni costruzione può essere un tempio, se lo è per te.
Penso alle innumerevoli sedi Nike intorno al mondo. Tutti, indipendentemente dalla nazione, hanno il numero di telefono che finisce con 6453, gli stessi tasti con cui si scrive Nike con il T9. Ma, per pura coincidenza, letto da destra a sinistra è anche il miglior tempo di Pre sul miglio, esatto al decimo di secondo: 3'54"6. Dico per pura coincidenza, ma sarà vero? Posso permettermi di pensare che alcune coincidenze siano qualcosa di più? Mi si perdonerà se penso, o spero, che l'universo, o un genio ispiratore che lo guida, abbia richiamato la mia attenzione, mi abbia sussurrato qualcosa? Oppure si stava solo prendendo gioco di me? Può essere solo un colpo gobbo della geografia che le scarpe più antiche mai ritrovate siano un paio di sandali vecchi di novemila anni... recuperati in una grotta nell'Oregon? E non vi dice nulla il fatto che siano stati scoperti nel 1938, l'anno della mia nascita?
Mi rivedo come fosse ieri a presiedere il tavolo della riunione, a urlare e farmi urlare dietro, e a ridere fino a non avere più voce. I problemi che avevamo di fronte erano seri, complessi, apparentemente insormontabili, e ingigantiti ulteriormente dal fatto che eravamo divisi gli uni dagli altri da 5000 chilometri in un'epoca in cui le comunicazioni non erano né facili né istantanee. Eppure continuavamo a ridere. A volte, dopo una sghignazzata veramente catartica, mi guardavo intorno e mi sentivo sopraffare dall'emozione. Cameratismo, lealtà, gratitudine. Persino amore. Sicuramente amore. Ma ricordo anche lo choc nel vedere quali uomini avevo messo insieme. Erano quelli i padri fondatori di un'azienda multimilionaria che vendeva scarpe da atletica? Un paralitico, due ciccioni e uno che fumava come un turco?
Aveva cercato di convincere la Adidas e anche loro si erano mostrati scettici. Abracadabra. Non avevo bisogno di sentire altro. Chiesi se potevo infilare le suole ad aria nelle mie scarpe da corsa e fare una prova. «Non hanno uno stabilizzatore» disse lui. «Non sono fissate, si muoveranno.» «Non ha importanza» dissi. Infilai le suole nelle scarpe, me le rimisi ai piedi, allacciai le stringhe. Non male, dissi, rimbalzando su e giù. Mi feci una corsa di una decina di chilometri. In effetti erano instabili. Ma erano anche un gran bel correre. Tornai subito in ufficio. Ancora coperto di sudore, andai dritto da Strasser e gli dissi: «Potremmo aver trovato qualcosa di interessante».
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