Complotto di famiglia
Frasi del film
Frasi di Complotto di famiglia
Riassunto e trama del film Complotto di famiglia
Una cittadina della California. Vite parallele di due giovani coppie: Blanche Tyler e George Lumley (Bruce Dern) da una parte, Fran (Karen Black) e Arthur Adamson (William Devane), dall'altra.
Blanche millanta qualità di medium e, con le sue sedute medianiche, nella saletta accanto alla cucina, racimola qualche decina di dollari cercando di mettere in contatto con lo spirito del marito defunto delle vedove in lutto. L'amico George, un attore in attesa di un'improbabile scrittura, si arrangia facendo il tassista e collabora con Blanche. Raccogliendo qua e là informazioni sulle famiglie delle clienti, le fornisce dettagli sulla loro vita privata che lei poi ostenta, a riprova dei suoi poteri paranormali.
Arthur Adamson è il titolare di un'avviata gioielleria in città e ha un passatempo: la raccolta di grossi diamanti. Con la complicità attiva dell'amante Fran, rapisce ricchi personaggi, che vengono nascosti in una stanza segreta attigua al garage di casa e rilasciati solo previo riscatto in pietre preziose. Come suggerisce Edgar Allan Poe in una sua famosa novella, Arthur nasconde i frutti dei riscatti "... dove tutti possono vederli" e cioè fra le gocce di cristallo del grosso lampadario della sala di casa.
Edgar Allan Poe, La lettera rubata (1842)
Ed ecco che alla falsa veggente si presenta l'occasione che può cambiarle la vita: un'anziana e straricca zitella, Julia Rainbird, è ossessionata dal pensiero di non poter lasciare i suoi beni in eredità a un qualche parente; l'unico erede potrebbe essere il figlio illegittimo di una sorella che, per evitare lo scandalo, fu dato in adozione appena nato e del quale, da allora, non si ebbero più notizie. Blanche, grazie ai suoi presunti poteri medianici, potrebbe rintracciare il nipote con un compenso, in caso di successo, di diecimila dollari.
La coppia si mette al lavoro e, tra un litigio e l'altro, riesce a trovare alcuni indizi. Pare che il piccolo sia stato adottato da una coppia di coniugi, certi Shoebridge, residenti in un paesino di campagna. Essi morirono nell'incendio della loro casa, nel 1950, quando il figlio adottivo era diciassettenne. Le malelingue del paese sostengono che sia fuggito dopo aver appiccato lui stesso il fuoco alla casa per sbarazzarsi dei genitori, mentre altri, più benevoli, lo danno vittima dell'incendio. Le autorità comunali tuttavia non lo annoverano fra i deceduti, tanto che il tentativo di un forestiero, il benzinaio Joe Maloney (Ed Lauter), di ottenere un certificato di morte non ha avuto buon esito. Stranamente, a distanza di parecchi anni dal rogo, nel 1965, lo stesso Maloney ha fatto collocare nel cimitero una lapide, con le generalità del giovane, accanto a quelle dei genitori adottivi.
Le vite parallele delle due coppie si stanno intrecciando. È proprio Arthur Adamson il figlio adottivo scomparso: con l'aiuto di Maloney, appiccò il fuoco alla casa, 25 anni prima. Medita perciò di eliminare Blanche e George, che sono sulle sue tracce: invia Maloney ad occuparsi dei due ficcanasi, essendo lui impegnato, con la compagna, nel rapimento di un vescovo.
Il benzinaio dà appuntamento ai due in uno sperduto ristorantino-bar, in montagna. Non si fa trovare e manomette furtivamente acceleratore e freni della loro automobile: la coppia finisce fuori strada e resta appiedata, dopo una lunga, estenuante corsa fra tornanti e burroni, con l'auto impazzita a tutta velocità. Maloney tenta allora di investirli, ma sbanda per evitare un veicolo sull'opposta corsia e perisce precipitando in una scarpata.
George, al funerale del benzinaio, apprende dalla vedova straziata che Shoebridge si chiama attualmente Arthur Adamson, e lo comunica a Blanche. Impaziente di trovarlo per annunciargli la buona novella dell'eredità e incassare la lauta ricompensa, si mette da sola, mentre George è impegnato nel suo lavoro di tassista, alla ricerca dell'indirizzo; lo trova e vi si reca a tarda sera, comunicando però prima lo stesso indirizzo a un collega di George, al quale raccomanda di farlo sapere a George alla fine del suo turno di lavoro. Giunge quindi nella casa di Adamson nel momento meno opportuno: il gioielliere e la complice stanno uscendo dal garage con il vescovo rapito, narcotizzato e nascosto nel portabagagli dell'auto, da riconsegnare in cambio del solito diamante. Nel corso di un concitato colloquio Adamson viene a conoscenza del motivo delle indagini di Blanche e del suo amico, ma al contempo Blanche, a causa di un maldestro movimento di Fran, scorge il vescovo narcotizzato.
Per Arthur è giocoforza narcotizzare anche Blanche, nasconderla nella stanza ove cela i rapiti e, in attesa di sistemare definitivamente la medium impicciona, recarsi a riscuotere il riscatto.
George, finito il turno di lavoro, corre al luogo indicato nell'indirizzo. Prevedendo che la sua donna sia in pericolo, entra in garage da un lucernario e scorge la borsa di Blanche macchiata di sangue; attende quindi il rientro di Adamson. Nascosto nell'ombra scorge la stanza segreta dove è segregata Blanche, che finge di essere ancora sotto l'effetto narcotico. Con astuzia i due riescono a capovolgere la situazione, rinchiudendo la coppia diabolica nella stessa stanza segreta. George si affretta allora a chiamare la polizia per far arrestare Adamson e la complice; manca solo il ritrovamento del diamante per intascare la lauta ricompensa: e qui Blanche, che ha sentito Adamson e la complice parlare del lampadario, fingendo di ricorrere alle sue doti di medium sbalordisce George, indicando il diamante appeso tra i cristalli del lampadario stesso. Nella scena finale, Blanche guarda nell'obbiettivo della macchina da presa e ammicca con complicità allo spettatore.
Finale del film
Hitchcock si congeda spiritosamente, con leggerezza ed eleganza, dal suo pubblico: l'ultima inquadratura è il primo piano di Blanche che fa l'occhiolino allo spettatore.
"Di schiacciate d'occhio metaforicamente complici con lo spettatore il cinema di Hitchcock è pieno, ma mai la cosa era stata esplicita a livello gestuale di immagine. Si è dovuto attendere quella che è l'ultima inquadratura di una filmografia cinquantennale per arrivare a questa sorta di dichiarazione di intenti, di pubblica confessione".
[Giorgio Simonelli, Invito al cinema di Hitchcok, Mursia, Milano, 1996, p. 158.]
Curiosità sul film
- Il soggetto è tratto da un romanzo dello scrittore inglese Victor Canning dal titolo The Rainbird Pattern.
- La scelta del titolo fu complicata. Qualche giorno prima delle ultime riprese, nel luglio 1975, fu proposto ad Hitchcock un gioco di parole fondato sul doppio significato di family plot; ovvero: complotto di famiglia (una trama drammatica che coinvolge vari membri di una famiglia) e zona in un cimitero (acquistato da una famiglia per la sepoltura dei propri parenti). Il regista lo ritenne sufficientemente ambiguo.
- Hitchcock fa la sua ultima comparsa in un cameo: appare in una silhouette immobile, intravista attraverso la porta a vetri dell'ufficio anagrafe della contea. La porta reca la scritta: Ufficio delle Nascite e delle Morti.
Riferimenti ad altri film di Hitchcock
- Fran non è bionda: la caduta della parrucca mostra la bruna capigliatura. Maliziosamente e nostalgicamente Hitchcock cita il suo primo film Il giardino del piacere: Patsy, la ballerina dalla bionda parrucca, la toglie per mostrare i riccioli neri al corteggiatore indesiderato.
- L'appuntamento fissato da una persona che poi non si presenta è una chiara citazione da Intrigo internazionale.
- La sequenza della corsa in discesa della macchina senza freni di Blanche e George, in bilico perfetto fra suspense e umorismo, ricorda altre celebri corse in macchina dei film di Hitchcock in Giovane e innocente, Il prigioniero di Amsterdam, Sabotatori e Intrigo internazionale, per citarne solo alcuni.
- Blanche nella stessa sequenza sta per strangolare George appendendosi alla sua cravatta: è un'ironica citazione di Frenzy.
- L'inseguimento al cimitero ricorda il pedinamento di Madeleine da parte di Scottie in La donna che visse due volte.
- Il garage di Adamson si trova in Via Norman Bates: evidente l'ironico richiamo a Psycho.
- Scena finale: lo studio da cui George telefona alla polizia è lo stesso in cui avvengono la telefonata e l'omicidio in Il delitto perfetto.
Data di uscita
venerdì 9 aprile 1976
Poster e locandina
Attori del film Complotto di famiglia
Karen Black | nel ruolo di Fran |
Bruce Dern | nel ruolo di George Lumley |
Barbara Harris | nel ruolo di madame Blanche Tyler |
William Devane | nel ruolo di Arthur Adamson |
Ed Lauter | nel ruolo di Joe Maloney |
Cathleen Nesbitt | nel ruolo di miss Julia Rainbird |
Katherine Helmond | nel ruolo di signora Maloney |
Warren J. Kemmerling | nel ruolo di Grandison |
Edith Atwater | nel ruolo di signora Clay |
William Prince | nel ruolo di vescovo Wood |
Nicholas Colasanto | nel ruolo di Constantine |
Marge Redmond | nel ruolo di Vera Hannagan |
John Lehne | nel ruolo di Andy Bush |
Charles Tyner | nel ruolo di Wheeler |
Alexander Lockwood | nel ruolo di Parson |
Martin West | nel ruolo di uomo del FBI |
Doppiatori italiani |
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Ada Maria Serra Zanetti | nel ruolo di Fran |
Renato Cortesi | nel ruolo di George Lumley |
Livia Giampalmo | nel ruolo di madame Blanche Tyler |
Luigi Vannucchi | nel ruolo di Arthur Adamson |
Marcello Tusco | nel ruolo di Joe Maloney |
Angiolina Quinterno | nel ruolo di signora Maloney |
Renato Turi | nel ruolo di Grandison |
Roberto Bertea | nel ruolo di vescovo Wood |
Alberto Lionello | nel ruolo di Constantine |
Gianni Bonagura | nel ruolo di Andy Bush |
Paolo Ferrari | nel ruolo di Martin West |
Biografie correlate al film Complotto di famiglia
Sceneggiatura
Ernest Lehman
Soggetto
The Rainbird Pattern, romanzo di Victor Canning