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Hotel Rwanda

Frasi del film

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Frasi di Hotel Rwanda

Riassunto e trama del film Hotel Rwanda

[da Wikipedia]

Il racconto del film Hotel Rwanda si svolge nel contesto del genocidio ruandese nel quale gli Hutu sterminarono brutalmente una parte rilevante della popolazione Tutsi. L'Hôtel des Mille Collines di Kigali, capitale del Ruanda, fu trasformato dal direttore Paul Rusesabagina (Don Cheadle) in un luogo di rifugio per oltre 1.200 Tutsi e Hutu. Il film vuole rendere lo spettatore partecipe del modello di vita di un paese africano, narrando la storia di Paul Rusesabagina, di etnia Hutu, e della moglie Tatiana, di etnia Tutsi.

Inizio del dramma

Durante la notte, delle strazianti urla provengono dal vicinato. Si vede un uomo per terra, bastonato dalla polizia. Tatiana vorrebbe aiutare l'uomo ma sarebbe troppo pericoloso. "È un poveraccio che ha denunciato un politico, cose frequenti di questi tempi" è l'unica giustificazione che Paul sembra voler dare all'accaduto.

Una sera arriva il cognato con la moglie, entrambi di etnia Tutsi. Inoltre il suo conoscente di etnia Hutu gli ha detto anche che il segnale per l'inizio dell'eccidio sarà trasmesso dalla radio con la frase "Tagliate gli alberi alti". A questo punto Paul riesce a tranquillizzare il cognato e a far sì che non cerchi rifugio in uno Stato estero.

Dopo qualche giorno la radio incita alla rivolta scandendo ripetutamente la frase "Tagliate gli alberi alti". Paul capisce che quello che gli aveva rivelato il cognato era vero.

L'Hotel come rifugio

I primi segni dell'imminente dramma sono gli spari lontani, nella notte, che si sentono dalla camera da letto di Paul; poi, una sera, tornato dal suo lavoro, trova tutto il suo quartiere al buio. Entra preoccupato nella casa e trova le stanze vuote, inizia a disperarsi, quando, alla luce della torcia appaiono volti di persone nascoste all'interno della sua casa. Sono i suoi vicini che la moglie ha fatto riunire nella speranza di poterli rifugiare nell'albergo di cui il marito è direttore, unica salvezza possibile. Il protagonista è perplesso, all'inizio non vorrebbe fare un simile gesto, vorrebbe concentrare tutte le sue forze solo sulla sua famiglia e chiede di aspettare il mattino successivo. Il mattino arriva insieme alla polizia che circonda la casa e arresta la sua famiglia e tutti i rifugiati; Paul cerca immediatamente il comandante, capisce che lo deve corrompere, ci riesce e si fa scortare all'albergo con il suo pulmino stipato. Arrivato all'albergo, anche sede delle forze ONU, decide di accomodare nelle camere i rifugiati e la sua famiglia. In questo momento capisce, che essendoci gli occidentali e le forze ONU, l'hotel è una sorta di zona franca dove è possibile tentare la carta dell'attesa.

La consapevolezza della solitudine nel dramma

Lentamente, dal cordone dei ribelli Hutu, filtrano profughi che cercano nell'hotel la speranza di salvezza. Paul, oramai travolto dagli eventi e dalla sua coscienza, si ingegna per raccoglierli e ospitarli all'interno della struttura. Il suo compito si fa sempre più arduo: deve stabilire con le maestranze, in maggioranza Hutu, un rispetto quasi tribale della sua figura di capo; deve definire con l'ONU, rappresentata da un coraggioso colonnello canadese, che sembra ricalcare la figura di Romeo Dallaire, un dialogo diplomatico che riesca a trovare la strada per la soluzione del dramma dei profughi sempre più numerosi; con la compagnia aerea belga Sabena, proprietaria dell'hotel, mantiene, anche grazie alle sue riconosciute doti personali, un drammatico rapporto di collaborazione per fare da ponte con il governo francese, che all'epoca, forniva le armi all'esercito dei ribelli Hutu.

Durante questi avvenimenti, due reporter, a cui era stato impedito di riprendere gli avvenimenti dal vivo, riescono a uscire dall'hotel, e a sole poche centinaia di metri, a filmare la realtà della carneficina che si sta vivendo nel paese. Il servizio viene passato alle televisioni, ma il dramma del Ruanda non fa breccia; al mondo, come amaramente racconteranno i reporter al protagonista, non interessa prendere coscienza del genocidio, anzi all'ONU, gli USA pongono il veto sulla questione. I tragici fatti della battaglia di Mogadiscio di pochi mesi prima avevano paralizzato la volontà americana di intervenire sullo scacchiere africano. Oramai era chiaro che erano soli e per sopravvivere dovevano trattare con i ribelli.

Per non affondare nel sangue

Quando tutti gli europei lasciano l'albergo, Paul capisce che la possibilità di sopravvivenza diviene, di giorno in giorno, sempre più piccola. Il tenue filo che lo legava agli interessi occidentali si è oramai spezzato, adesso è solo di fronte alla violenza. La mattina dopo l'uscita degli occidentali, arriva l'esercito dei ribelli con il fine di portare via tutte le persone di etnia Tutsi e gli Hutu "traditori". A questo punto Paul ottiene il ritiro dei ribelli, e quindi una pseudo protezione della polizia, solo attraverso una mobilitazione della compagnia belga proprietaria dell'hotel, che chiede un intervento di protezione direttamente al ministro degli esteri francese. A un certo punto, l'ONU riesce ad approntare un aereo per portare via una parte selezionata dei rifugiati, tra cui Paul e la sua famiglia. Il convoglio parte, non prima che Paul, oramai moralmente troppo legato alla sua missione e consapevole che la sua fuga sarebbe la sicura morte per i più che rimangono, decide di non partire. Il distacco dalla moglie è breve, ovvero fino al tentativo di imboscata ai camion delle forze ONU. La radio, avvertita da un traditore, trasmette alla popolazione Hutu di attaccare i camion e sterminarne gli occupanti, anche in forza del fatto che l'ONU non è autorizzata a usare le armi in favore dei civili. Con un altro giro di telefonate e l'appoggio di qualche influente generale e una brigata dell'esercito, si riescono a fermare i ribelli che permettono ai camion dell'ONU di ritornare all'Hotel.

La speranza

La situazione diventa sempre più grave in quanto il capo della polizia, che da settimane protegge i rifugiati, vuole altri soldi. Paul decide di giocare l'ultima carta, si accorda con il capo della polizia per andare in un albergo dove vi è una cassaforte di cui conosce il contenuto e la combinazione, gli promette denaro e whisky. Si recano sul luogo, sembra tutto a posto, ma il capo della polizia non vuole più tornare all'albergo, ma scappare con lui in un altro paese africano. Paul sa di essere l'unica persona che può testimoniare che il capo della polizia è stato il protettore dei rifugiati e che se Paul muore, il capo non potrà godere di questa testimonianza. Tornano all'hotel dove nel frattempo sono già entrati i ribelli; lì vi è un conflitto a fuoco e per l'ennesima volta gli oltre 1.200 profughi sono salvi.

La salvezza

Il giorno seguente arriva la colonna dei camion dell'ONU per portare via tutti i profughi, la salvezza è oramai vicina. Al campo profughi i protagonisti cercano disperatamente le nipoti che finalmente vengono ritrovate, la famiglia, riunita, riprenderà il viaggio verso la definitiva salvezza.

Anno

2004 (20 anni fa)

Titolo originale

Hotel Rwanda

Genere

Guerra, Drammatico, Storico

Durata

121 minuti (2 ore e 1 minuto)

Regia

Terry George

Film di Terry George

Data di uscita

venerdì 11 marzo 2005

Poster e locandina

Attori del film Hotel Rwanda

Don Cheadle nel ruolo di Paul Rusesabagina
Sophie Okonedo nel ruolo di Tatiana Rusesabagina
Nick Nolte nel ruolo di Colonnello Peter Oliver
Joaquin Phoenix nel ruolo di Jack
Desmond Dube nel ruolo di Dube
David O'Hara nel ruolo di David
Cara Seymour nel ruolo di Pat Archer
Fana Mokoena nel ruolo di Generale Augustin Bizimungu
Hakeem Kae-Kazim nel ruolo di George Rutagunda
Tony Kgoroge nel ruolo di Gregoire
Mosa Kaiser nel ruolo di figlia di Paul
Mathabo Pieterson nel ruolo di figlia di Paul
Ofentse Modiselle nel ruolo di Roger Rusesabagina
Xolani Mali nel ruolo di poliziotto
Rosie Montene nel ruolo di receptionist
Roberto Citran nel ruolo di prete
Neil McCarthy nel ruolo di Jean-Jacques
Jean Reno nel ruolo di presidente della Sabena Airlines
Antonio David Lyons nel ruolo di Thomas Mirana
Leleti Khumalo nel ruolo di Fedens
Mothusi Magano nel ruolo di Benedict
Georges Ruggiu nel ruolo di Conduttore radiofonico della radio Hutu (RTLM)

Doppiatori italiani

Angelo Maggi nel ruolo di Paul Rusebagina
Alessandra Cassioli nel ruolo di Tatiana Rusebagina
Stefano De Sando nel ruolo di Colonnello Peter Oliver
Francesco Bulckaen nel ruolo di Jack
Roberto Certomà nel ruolo di Dube
Enzo Avolio nel ruolo di David
Roberta Pellini nel ruolo di Pat Archer
Alberto Angrisano nel ruolo di Generale Augustin Bizimungo
Enrico Di Troia nel ruolo di George Rutaganda
Giorgio Borghetti nel ruolo di Gregoire
Alex Polidori nel ruolo di Roger Rusebagina
Rodolfo Bianchi nel ruolo di Presidente della Sabena Airlines
Stefano Mondini nel ruolo di Thomas Mirana
Antonella Rinaldi nel ruolo di Fedens
Marco Vivio nel ruolo di Benedict
Pasquale Anselmo nel ruolo di Conduttore radiofonico della radio Hutu

Biografie correlate al film Hotel Rwanda

Soggetto e sceneggiatura

Keir Pearson, Terry George

Musiche

Jerry Duplessis, Rupert Gregson-Williams, Andrea Guerra

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